Due personalità apparentemente antitetiche spiegano il concetto dell’amore e la cura.
Pablo Picasso esprime nella sua opera “Maternidad” ciò che è il legame madre-figlio, così come Don Milani con la sua vita ha espresso il medesimo concetto dell’opera: Mi prendo cura di te, ti dono il mio ascolto, come solo l’amore materno può fare.
Apparentemente distanti, una personalità maggiormente legata al mondo Sacro e una al lato profano si intrecciano raccontando due modi di cura complementari.
La carezza infantile
La carezza sul viso, lo sguardo che si posa sull’immagine del suo bambino che ritrova appagato il suo struggente bisogno di tenerezza, porta a chi osserva il quadro, quella cura ormai sospesa nella tenera età dell’infanzia.
Picasso, con la sua mano, ferma per sempre quell’istante effimero, e lo porta a compimento tra l’unione dello stringersi al seno del bambino, e la devozione di una donna che, con appena un velo a coprirla, come un concedersi di anime, gli dona quel nutrimento in grado di tenerlo in vita.
Cosa starà pensando quella donna? Riuscirà per tutta la vita a dargli le cure delle quali il bambino necessita? E quali sono queste cure?
L’ I-care come inno alla vita
Questo ce lo spiega Don Milani, la quale vita ha trovato espressione dagli anni ’20 del novecento, fino agli anni ’70, un periodo apparentemente moderno, caratterizzato però dalla noncuranza, dall’indifferenza, che si fermerà solo dopo la morte del Priore di Barbiana, con la rivoluzione del ’68, il quale manifesto per la rivoluzione scolastica è stato proprio il suo libro più famoso: “Lettera a una professoressa“.
Le sue opere sono state di rilievo in quanto fu una delle prime personalità appartenenti alla Chiesa a ribellarsi alle sue regole strette pur di aiutare gli ultimi, i dimenticati, ciò che la società, il sistema educativo e la Chiesa stavano lasciando “morire”.
Si è preso in carico l’analfabetismo delle persone che frequentavano la messa a San Donato Calenzano, ideando per loro una scuola serale con la lettura di quotidiani che potessero aumentare nelle persone il senso critico, e di conseguenza la capacità di pensiero.
La sua opera però di maggiore impatto, è stata quella di Barbiana: un paesino sperduto nelle campagne toscane nel quale appena arrivato Don Milani compie un gesto simbolico e rivoluzionario: costruisce dal nulla e nel nulla la sua scuola popolare per giovani operai e contadini.
Nella scuola di Don Milani si studia dodici ore al giorno, 365 giorni all’anno, nessuno è ultimo, nessuno è “troppo poco preparato” o “troppo figlio del contadino”.
Il motto della personalità del priore è: “I-care”, ovvero mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura.
Una cura che non è poi solo scolastica, ma umana, critica, come l’amore materno trasposto in una cura educativa che dura tutta la vita, ciò che si osserva anche in Pestalozzi nel suo amor pensoso.
Trasformare le parole in azioni
Questa necessità sempre più crescente d’amore e di cura trova luogo tra le parole di Don Milani e i tratti evocativi di Pablo Picasso.
Dunque, di cosa necessita una persona per sentirsi amata?
Poche e semplici regole della pedagogia rendono la vita di tutti una vita più umanamente impegnata, che mira al richiamo dell’I–care:
- L’ascolto attivo, interessato, mirato, assumendo che la ragione non sta solo da una parte, ma che esistono più punti di vista da sondare e comprendere per come una persona vive e vede la vita diversamente da un’altra.
- L’effetto Pigmalione, che consente di riversare le proprie aspettative positive nei confronti della vita stessa, e delle persone delle quali ci si vuole prendere cura, notandone successivamente gli effetti positivi sulle medesime.
- Il contagio empatico, che consente di posarsi alla giusta distanza in modo da non mostrare nè invadenza, nè indifferenza, capace di accogliere il mondo dell’altro, ma di esserne lontani al punto giusto.
- La motivazione Intrinseca, quella che dev’essere trovata, lo scopo, la ragione di ognuno di noi che guida i nostri cuori.
Rievocando le parole di Pablo Picasso:
“Il senso della vita è quello di trovare il vostro dono, lo scopo della vita è quello di regalarlo”.