La Morte di Capitan America – L’elaborazione del lutto del simbolo di una Nazione

La morte è una costante della vita, è qualcosa che tutti affrontiamo e dovremo affrontare: come diceva Borges, “la morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare“, anche i supereroi.

Il mondo dei comics è pieno di morti illustri, siano esse desiderate o inattese, tragiche o naturali: pensiamo alla clamorosa morte di Jason Todd, il secondo Robin, pestato a sangue dal Joker e rimasto ucciso nella seguente esplosione, o alla scia di morti (tra cui spiccano Ant-Man, Occhio di Falco e Visione) che Scarlet lascia dietro di sé durante la sua follia.

La morte di Jason Todd, alias Robin (“Batman – A Death in the Family”, 1988)

La morte di Capitan America tuttavia è stata a dir poco un fulmine a ciel sereno: repentina, inaspettata, in alcun modo addolcita; la matita di Steve Epting tratteggia gli eventi in modo realistico, restituendo volti ed espressioni verosimili ed umani; Brubaker prima e Loeb poi compongono dialoghi credibili, direttamente provenienti dal cuore di quello che era inequivocabilmente il più grande eroe americano, leader rispettato tanto dagli eroi quanto dai supercriminali e simbolo riconosciuto degli Stati Uniti d’America, tanto all’interno dell’universo fumettistico quanto effettivamente nella vita reale.

Non sorprende allora che la morte di Steve Rogers abbia scosso così tante persone e suscitato tanto clamore, rendendo molto difficile accettare questo fatto sconvolgente.

LA STORIA SIN QUI

La Morte di Capitan America” ed il suo seguito/spin-off diretto “Capitan America – Morte di un Eroe” si collocano immediatamente dopo la fine di “Civil War“, cross-over ormai storico che racconta la guerra civile che si scatena tra i supereroi di tutto il mondo in seguito all’introduzione da parte del Governo di un Atto di Registrazione obbligatorio che trasformerebbe di fatto i supereroi in agenti del governo, rendendo così pubbliche le loro identità civili. I due schieramenti vedono battersi Iron Man, favorevole alla registrazione, contro Capitan America, che si batte per la libertà individuale contro l’Atto governativo, diventando così un fuorilegge.

La lotta termina con la resa di Cap, che si rende conto della futilità e degli effetti tragici del conflitto e si consegna alle autorità. Proprio da questo punto hanno inizio i due cicli presi in esame oggi: mentre viene condotto in tribunale per affrontare il processo contro di lui, viene colpito fatalmente da un proiettile sparato da un cecchino che si scoprirà poi essere Crossbones, letale sicario dalla mira infallibile, in un attentato ordito dalla nemesi di Capitan America: il Teschio Rosso.

Il momento in cui il proiettile sparato dall’attentatore colpisce Steve Rogers (“The Death of Captain America”, 2007)

Non c’è nulla da fare: Steve Rogers, Capitan America, muore sulle scale del tribunale, senza che nessuno sia in grado di fare nulla, in un momento ormai iconico nella storia dei comics.

La morte di Capitan America (“The Death of Captain America”, 2007)

Da qui, i due cicli prendono strade differenti: “La Morte di Capitan America” si concentra sulla cattura degli assassini di Rogers e sul risolvimento del complotto, con toni che vanno dal giallo al noir fino al thriller fantapolitico; “Morte di un Eroe” (la storia che prendiamo in esame oggi) affronta invece le conseguenze, sul piano psicologico e relazionale, che la morte del Simbolo della Nazione ha sulla comunità e sugli eroi che lo hanno conosciuto.

Copertina di “Fallen Son – The Death of Captain America”

IL FIGLIO CADUTO

Fallen Son” è una storia costruita in cinque capitoli, ciascuno disegnato da un artista diverso e ciascuno con un protagonista diverso; la scelta dei personaggi, il numero dei capitoli e il loro svolgimento richiamano esplicitamente al modello a cinque fasi di elaborazione del lutto della psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross, ideato nel 1970 e tutt’oggi paradigma di riferimento in materia.

Questo modello prevede l’esistenza di dinamiche psichiche comuni che ogni individuo affronta nell’elaborazione e poi nel superamento di un lutto; queste cinque fasi possono anche presentarsi in ordine diverso, in intensità mutevole e in modo reiterato, in virtù della natura fasica del modello e della natura imprevedibile e incontrollabile delle emozioni.

Il modello a cinque fasi

Fase I: Rifiuto

La prima fase, secondo la Kübler-Ross, è il rifiuto (o negazione), configurato come l’impossibilità e l’incapacità del soggetto di accettare la perdita, negandola, in un approccio alla realtà quasi psicotico.

Il primo dialogo che incontriamo in “Fallen Son” è emblematico dell’atteggiamento del soggetto nella fase di rifiuto (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo I)

In “Fallen Son“, è Wolverine che incarna il rifiuto: il primo capitolo vede protagonista proprio Logan che, poco convinto della morte di Capitan America, cerca di venire a capo della verità, introducendosi nel luogo dove il presunto assassino, Crossbones, è detenuto per interrogarlo e per visionare con i propri occhi la salma di Steve Rogers, ubicata nello stesso luogo.

Ad accompagnare Wolverine è Devil, che cerca di aiutare l’X-Man nel processo di accettazione (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo I)

Wolverine, nonostante diversi personaggi nel corso del capitolo lo invitino ad accettare la perdita dell’amico, utilizza una serie di meccanismi di difesa che si attivano automaticamente quando fronteggiamo inizialmente una perdita: caratteristiche di questa fase sono incredulità, dubbio, sensazione di farsa, impermeabilità alla verità e produzione di prove contro-verificanti.

I dialoghi iniziali tra Logan e Soldato d’Inverno, amico d’infanzia e pupillo di Cap, rivelano i meccanismi di difesa sottostanti la fase di rifiuto (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo I)

Alla fine del capitolo, Logan è messo di fronte al cadavere di Steve Rogers: riluttante, è costretto ad accettare con tristezza la morte dell’eroe, superando la fase del rifiuto ma introducendo la sua conseguente successiva.

E’ Tony Stark alla fine che completa il processo di accettazione di Wolverine (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo I)

Fase II: Rabbia

La seconda fase, che succede in modo naturale quella del rifiuto, è la fase della rabbia: dopo aver accettato la perdita, il soggetto è pervaso da una forte rabbia che esplode in modo incontrollato e colpisce indistintamente altre persone, sé stessi e spesso anche il defunto stesso.

E’ l’emozione che pervade anche tutto il secondo capitolo della storia, i cui protagonisti sono i Vendicatori, scissi dalla Guerra Civile in Potenti Vendicatori, sotto gli ordini di Iron Man, e Nuovi Vendicatori, capitanati precedentemente da Steve Rogers e ora fuorilegge.

I due gruppi affrontano situazioni completamente opposte: i Nuovi si incontrano per una semplice partita a poker, mentre i Potenti sono chiamati in missione; comune alla due vicende è però la sensazione di rabbia latente, di tensione pronta a scoppiare da un momento all’altro.

Luke Cage è il personaggio che più tutti riflette la situazione di nervosismo e di agitazione che aleggia tra i Nuovi Vendicatori (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo II)

I personaggi sono nervosi, stizziti, e mentre i Potenti Vendicatori (Mrs. Marvel in particolare) scaricano la loro ira sul nemico, i Nuovi utilizzano ogni pretesto per sfogare la loro aggressività.

La vignetta mostra i parallelismi nella gestione della rabbia, ormai esplosa (“Fallen Son – The Death of Captain America” capitolo II)

Chi soffre più di tutti è Spider-Man, che a suo volta sta processando la perdita, non riuscendo a capacitarsi di come gli altri evitino di affrontare l’argomento o si mostrino già pronti a voltare pagina.

Peter si mostra desideroso e bisognoso di confronto, ma il suo messaggio viene ignorato (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo II)

Secondo la psichiatra svizzera, l’espressione della rabbia è fondamentale, poiché fungendo da “tappo” verso il processo di accettazione permette il recupero della dimensione della realtà; di contro, la sua repressione è dannosa e può portare a forte stress e patologie correlate.

Namor mette a nudo le motivazioni inconscie dei Potenti Vendicatori (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo II)

Valvola di sfogo per Spider-Man in questo senso è proprio Wolverine, che, superato il lutto, capisce come l’Uomo Ragno si trovi nella sua stessa precedente condizione.

Wolverine fa per sedersi sulla sedia che fu di Steve Rogers: è il fattore scatenante per la rabbia di Spider-Man (“Fallen Son – The Death of Captain America”)

Fase III: Negoziazione

La fase di negoziazione è la fase in cui il soggetto, recuperato il contatto con la realtà, esamina le possibilità e i mezzi per reagire o modificare la situazione, avviando una sorta di negoziato con sé stesso, con altre persone o persino con Dio; è una fase in cui il soggetto, razionalizzando e analizzando la situazione, “cerca di salvare il salvabile”.

Nel terzo capitolo di “Fallen Son”, la negoziazione è reale: Iron Man offre l’identità di Capitan America a Clive Barton, alias Occhio di Falco, amico (ma anche rivale) di lunga data di Steve Rogers.

Il confronto sull’etica dell’offerta di Iron Man (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo III)

L’incontro durante una missione con la nuova Hawkeye farà aprire al neo Capitan America gli occhi sull’etica di sostituire Steve Rogers e lo porterà al confronto con Iron Man.

“Le persone? O tu, Tony?” (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo III)

Ad affrontare il lutto nella fase di negoziazione è quindi Iron Man, che cerca di restare attaccato ai ricordi e alle esperienze vissute con l’ex amico facendolo rivivere attraverso un sostituto.

Il meccanismo di negoziazione operato da Stark è smascherato esplicitamente dall’ex Hawkeye (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo III)

Fase IV: Depressione

La depressione è la fase più comune e naturale del processo di elaborazione, ed è un emozione costante e sempre presente che tuttavia si acuizza in seguito ai falliti tentativi di negoziazione e compensazione per la perdita.

Come già visto, Spider-Man esperisce questo stato emotivo in modo particolarmente forte: colpito già da una serie di eventi negativi, la morte di Capitan America, amico, mentore e figura di riferimento, fa precipitare Peter in un profondo sconforto che accompagna un senso di inadeguatezza e di incapacità, intensificando il senso di colpa dell’Uomo Ragno.

Davanti alla tomba dell’amato Zio Ben, Peter non riesce a fermare il fiume di pensieri negativi (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo IV)

Un combattimento contro Rhino riaccende vecchie debolezze e vecchi ricordi di Cap, che aiutano il Ragno a sconfiggere l’avversario, ma anche ad aumentare la pena di Peter, che fugge via dal cimitero e dal sopraggiunto Wolverine, lì per consolarlo.

Il ricordo di una battaglia condivisa molto simile permette a Spidey di superare l’avversario (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo IV)

Spider-Man si crogiola nel suo dolore, rimugina sui pensieri negativi, sulle perdite importanti della sua vita e si colpevolezza per ciò: questa forma di ruminazione cognitiva è tanto comune quanto pericolosa, poiché il lutto spinge il soggetto all’isolamento e ad un autocritica eccessiva e dannosa, che può portare seriamente a pensieri suicidi.

Anche Peter si abbandona a formulazioni suicide (“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo IV)

Il supporto costante e una graduale accettazione della realtà sono importanti per elaborazione sana e naturale della perdita; per tale motivo, l’isolamento non è la soluzione migliore, ma il dialogo e la vicinanza di amici e cari: Wolverine svolge questa (inusuale) funzione supportiva per Spidey, offrendogli comprensione ed empatia.

“E va via il dolore?”
(“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo IV)

Fase V: Accettazione

Idealmente, la fase finale nell’elaborazione di un lutto è l’accettazione, intesa come presa di coscienza dell’irrimediabile perdita con conseguente stabilizzazione emotiva e ritorno nella dimensione della realtà in pianta stabile: l’esito del processo porta il soggetto ad una riconfigurazione della propria vita attraverso l’inclusione organica dell’esperienze vissute e processate legate al lutto.

La fase di accettazione è rappresentata dal quinto ed ultimo capitolo, che ha come protagonista Iron Man, il personaggio che più di tutti nel corso della storia è mostrato impermeabile al lutto, da cui non viene emotivamente toccato, nonostante Cap fosse stato il suo più grande amico.

“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo I

E’ nel giorno in cui si celebra il funerale di Stato che l’Uomo d’Acciaio crolla: incaricato del discorso in pubblico, Tony Stark farfuglia qualche parola, prima di scoppiare in lacrime e abbandonare il palco.

Il discorso di Tony Stark
(“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo V)

A proseguire il discorso è Sam Wilson alias Falcon, che in un discorso appassionato ricorda le gesta di Steve Rogers e come abbia toccato e influenzato le vite di molti, eroi e civili.

Durante il suo discorso, Sam invita ad alzarsi diversi gruppi che hanno condiviso momenti o avventure con Capitan America: il risultato è sbalorditivo
(“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo V)

L’atteggiamento e la reazione comportamentale di Iron Man sono tipici della fase di accettazione: il soggetto può esperire emozioni di rabbia o di tristezza e momenti di depressione, che sono però mitigate rispetto alle fasi specifiche precedenti.

Davanti al corpo di Cap, Tony riesce ad esprimere davvero quello che sente
(“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo V)

Arrivare alla fase di accettazione può essere un processo lungo, che richiede tempo ed energie, e non è impermeabile a regressioni o ricadute in fasi precedenti; la fase di accettazione permette tuttavia un ritorno alla vita, alla realtà, alleggeriti dal peso della rabbia, della colpa o della tristezza, proseguendo il percorso di crescita che ogni individuo affronta quotidianamente.

Nell’ultima scena, mentre osserva la bara di Cap che si inabissa, Iron Man impara a convivere con la perdita dell’amico
(“Fallen Son – The Death of Captain America”, capitolo V)

 

Marco Funaro

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