Perché non si può smettere di uccidere: la necessità di essere John Wick

John Wick è un brav’uomo ma due opposti determinismi non gli permettono di vivere la vita tranquilla che desidera e lo costringono a continuare ad uccidere in un’infinita spirale di violenza.

Fonte: Kung Fu Kingdom

John Wick è un franchise composto tra tre film diretti da Charles F. Stahelski e con protagonista Keanu Reeves, già protagonista di Point Break e Matrix e ultimamente uomo più memato e amato dell’internet. Se il primo film era un piccolo indie underground dal budget e incasso modesto, la serie è ora cresciuta in modo esponenziale tanto che il terzo capitolo è uno dei migliori titoli al botteghino di quest’anno. A cosa è dovuto tanto successo? Sicuramente alle spettacolari scene d’azione che alternano esplosivi scontri con armi da fuoco con combattimenti marziali degni (se non meglio) di Jackie Chan e comiche uccisioni nella loro assurdità (vogliamo parlare di quelle scene con la matita o il libro?). Un altro fattore importante è senza dubbia la ricca lore costituita da una società segreta a cui appartengono tutti i sicari del mondo con le proprie leggi, la propria economia, i propri luoghi sacri. Difficilmente si può attribuire il merito alla trama, per esempio il primo film si può riassumere così: John Wick, dopo che gli viene ucciso il cane regalatogli dalla moglie prima di morire, uccide un’intera gang mafiosa per vendicarsi. Eppure in queste trame semplicistiche (sì, perché le altre due pellicole non sono da meno) si cela il segreto del successo della serie: un alone di necessità, un determinismo che costringe John Wick a fare quello che sa fare meglio. Uccidere.

Fonte: Movies & Tv Stack Exchange

John Wick è un brav’uomo

Sembra difficile da credere dato che per tre film non fa altro che ammazzare gente ma sì: John Wick è un brav’uomo. Per capire questo dobbiamo rivolgersi ai primi minuti del primo capitolo della serie. Se noi dovessimo giudicare questo personaggio solo dalla prima impressione che ci lascia, diremmo che è un uomo tranquillo con una vita felice fino alla morte della moglie che lo ha lasciato triste e devastato. In seguito, scopriamo che è un ex-assassino noto come Baba Jaga (il corrispondente dell’uomo nero nel folklore russo) che si è ritirato. Ed è qui il fatto importante: John Wick si è ritirato. Quest’uomo ha rinunciato alla sua vecchia identità, è uscito dal giro, ha cambiato vita: il tutto per amore. Il fatto è anche simbolicamente espresso dal fatto che tutti i suoi “attrezzi del mestiere” sono sepolti in cantina sotto metri di cemento armato. Ma allora che cos’è che gli impedisce di continuare ad essere quest’uomo buono? Cos’è che lo spinge sulla vecchia strada fatta di sangue, precedentemente ripudiata? Due determinismi spinti da due necessità che insieme intrappolano il nostro protagonista in una spirale di violenza da cui può uscire solo uccidendo ancora: la necessità della vendetta di John Wick e la necessità del rispetto delle leggi della Gran Tavola.

Fonte: Cine Facts

La necessità della vendetta di John Wick

Il primo determinismo è quello dovuto alla necessità della vendetta. Fai un torto a John Wick? Devi morire. Gli uccidi il cane, ultimo ricordo della moglie? Devi morire. Gli rubi la macchina? Devi morire. Lo tradisci? Devi morire. È inevitabile. Questo meccanismo della vendetta, tipico del mondo criminale e mafioso, è originario delle società arcaiche. Per esempio, nella società arcaica greca (quella precedente le polis ed esemplificata dalle opere di Omero) la vendetta era considerata un dovere morale e sociale ed era un grave disonore non ripagare con il sangue la morte di un familiare o un amico. Ovviamente, la vendetta innesca altra vendetta in un ciclo che si auto-perpetua all’infinito: se io uccido tuo fratello, tu mi devi uccidere, ma se mi uccidi mio cugino ti deve uccidere e così via senza fine. Questo è quello che accade anche nel primo film di John Wick: Yosef uccide il cane di John Wick e gli ruba la macchina, il padre Viggo (nonché boss mafioso russo) sa che ormai non c’è scampo. O lui ucciderà il Baba Jaga o il Baba Jaga ucciderà lui e tutti i suoi tirapiedi, ma in verità Viggo sa benissimo che lui non ha speranze. La necessità della vendetta che guida il nostro protagonista è talmente forte, talmente inevitabile che John Wick diventa una forza della natura. È pervaso da una tale determinazione e forza di volontà che niente si può contrapporre al suo desiderio di vendetta, neanche lui stesso. Questo primo determinismo anima completamente il primo capitolo della serie, nei due successivi rimane ma si unisce ad un secondo determinismo ed insieme non permetteranno più al nostro eroe (o meglio anti-eroe) di tirarsi indietro.

Il Reggente della Gran Tavola (Fonte: Funbook Pakistan)

La necessità del rispetto delle leggi della Gran Tavola

Per capire questo secondo determinismo dobbiamo addentrarci nella già menzionata lore del franchise. Abbiamo detto che nell’universo di John Wick esiste una società segreta di sicari con le proprie leggi, la propria economia e i propri luoghi sacri. Alcuni di questi luoghi sacri sono degli hotel dove gli assassini possono trovare servizi e rifugio. Infatti, una delle regole più importanti è che in questi luoghi sacri non si possono “condurre affari”, ovvero non è consentito uccidere. Altrimenti? Altrimenti se ne pagano le conseguenze. A capo di questa società segreta troviamo la Gran Tavola, una specie di organo di governo a cui siedono i rappresentanti dei principali gruppi criminali del globo. Questa si occupa di stabilire le leggi (“senza le quali saremmo come le bestie”, come viene spesso ripetuto nei film) e di far pagare il giusto prezzo a chi le infrange. Soprattutto nel terzo film della serie (intitolato “Parabellum”) diventa molto chiaro quanto sia inevitabile, necessario il rispetto delle regole della Gran Tavola. Hai un debito da ripagare? O fai quel che ti viene chiesto oppure muori. Uccidi Santino d’Antonio al Continental? Vieni immediatamente scomunicato e sulla tua testa pende una taglia di 14 milioni. Aiuti John Wick a fuggire? Le tue mani vengono trapassate da parte e parte. Gli dai a una pistola con sette pallottole? Ricevi sette sciabolate. Tutti sanno che non si può sfuggire alla Gran Tavola, perciò tutti le giurano fedeltà con la fatidica frase: “Ho servito e sarò al servizio“.

Fonte: Armi e Tiro

Lo scontro dei determinismi

Cosa succede quando questi due determinismi si incontrano e si scontrano? Inizia una guerra a cui il nostro protagonista non può sottrarsi, se vuole sopravvivere. A partire dal secondo film gli eventi si concatenano con una logica tanto necessaria che la trama avrebbe potuto scriverla chiunque e proprio qui sta la forza di questa serie. John Wick ha un debito con Santino d’Antonio e quest’ultimo desidera sedere alla Gran Tavola al posto di sua sorella, il resto è inevitabile. Per la necessità delle leggi John Wick deve uccidere la sorella di Santino d’Antonio, questi per la necessità della vendetta (che non è propria solo del nostro protagonista) deve uccidere l’assassino di sua sorella. John Wick per la necessità della vendetta deve ripagare questo tradimento, anche a costo di uccidere il boss mafioso in uno dei luoghi sacri della società segreta. Per la necessità delle leggi, John Wick e tutti coloro che lo hanno aiutato devono pagarne il prezzo e per il nostro eroe questo prezzo è la morte. Ma, ricordiamolo, John in fondo è un brav’uomo e altro non desidera che una vita tranquilla in cui possa ricordare la defunta moglie e per questo lotterà fino alla fine. “Si vis pacem, para bellum”. Se vuoi la pace, prepara la guerra. E questa guerra, questo scontro di determinismi non è ancora finito: aspettiamo il quarto capitolo della serie per scoprirlo.

Benjamin Cucchi

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