Recentemente è tornato sui nostri schermi TV il film d’animazione Inside Out (2015), targato Disney Pixar. Il film ha come protagonista l’undicenne Riley, che lascia la propria vita nel Midwest dato il trasferimento del padre per lavoro a San Francisco. La piccola sarà guidata dalle proprie emozioni: Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza. Vivendo nel Quartier Generale, il centro di controllo nella mente, le emozioni la aiuteranno a affrontare la vita di tutti i giorni. Gioia si batterà per tenere lontana Tristezza, guardandola come un’ostacolo da superare. In questo film il ruolo della tristezza viene rivendicato una volta e per tutte.
«Inside Out», il nuovo cartone animato della Pixar ambientato dentro il cervello di una ragazzina di undici anni, è un’opera geniale e coraggiosa. Ci vuole genio per trasformare le emozioni umane nei personaggi di una storia. E ci vuole coraggio per rivendicare, tra queste emozioni, il ruolo fondamentale della tristezza.
— Massimo Gramellini giornalista e scrittore italiano 1960.
Tristezza e Letteratura
Da sempre la tristezza ha ruolo fondamentale nelle vite di noi tutti. Spesso però la sua importanza non viene compresa e questa ci appare come sintomo di debolezza, o di inadeguatezza a ciò che ci circonda. Questa appare indispensabile alla nostra vita, dopotutto se non conoscessimo il buio non avremmo capacità di distinguere la luce. Dal mondo antico al contemporaneo, la tristezza ha generato opere di assoluta grandezza, diventando per lettori una stanza o un rifugio. La tristezza è forse la parte più intima della nostra mente, influisce su tutto (sogni, azioni quotidiane, pensieri, paure) e viene spesso associata ad un avvenimento negativo, che si oppone alla nostra Felicità. Per sfuggirne si da il via ad un circolo vizioso fatto di parole di conforto ed evasioni dalla negatività. Ma c’è davvero qualcosa di sbagliato nella tristezza? Questa ha reso noti i pensieri di Artisti e Letterati di ogni nazione, non di certo perché trasmettessero compassione. Quando ci si affaccia alla letteratura, un po’ come un hashtag, si fa subito riferimento ad autori che sembrano “tristissimi”. Primo fra tutti il tanto amato/odiato Leopardi ed il suo pessimismo che sembra anche troppo negativo, ma forse non è proprio così.
Leopardi è davvero così triste?
Per Leopardi il piacere a cui l’uomo aspira è infinito e inottenibile. Proprio nello Zibaldone spiegherà come il desiderio per ciò che non abbiamo sembra porti a quell’immenso piacere, ma una volta ottenuto rimane solo il vuoto. La felicità umana risiederebbe proprio nell‘immaginazione fanciullesca, quella che ignora qualunque limite e che genera speranza. Leopardi basa la sua poetica su temi decisamente universali, come : la fugacità del tempo , le illusioni, il dolore, la solitudine, la morte, la nostalgia della spensierata fanciullezza, il piacere dell’attesa, i primi amori. Ma la purezza con cui vengono raccontati questi li rende tutt’altro che amari nella sua poesia. Ogni dolore viene addolcito, raccolto e imprigionato nei suoi versi, permettendoci il raggiungimento dolce naufragio. Egli stesso si abbandonerà a quell’immensità, che lo accoglierà dolcemente proprio come nel suo componimento L’infinito afferma. Può ancora essere considerato pessimista chi gode di un dolce naufragio?
Ungaretti lo conferma
Successivamente fu lo stesso Giuseppe Ungaretti a guardare il pensiero Leopardiano sotto un punto di vista del tutto nuovo. La poesia L’infinito, lo ispirerà (come egli stesso affermò) per l’opera Allegria dei Naufragi. La parola Naufragio, che lo ha ispirato, è accostata ad allegria per un ben preciso motivo: Leopardi attraverso la siepe, naufragherà dolcemente in quell’infinito, come se fosse la reale forma di piacere. Ungaretti porrà la parola allegria proprio perché dopo un naufragio arriva la gioia d’essere scampati alla morte, proprio come il “lupo di mare” riemerso dall’abisso riprende il viaggio energicamente. Ecco il componimento poetico di Ugaretti ad apertura dell’opera che renderà chiaro il concetto, l’Allegria dei naufragi:
E subito riprende
il viaggio
come
Dopo il naufrago
Un superstite
Lupo di mare
Con “E subito” vuole trasmettere un’azione istantanea, come se rapiti da energica gioia si riprenda il viaggio che ha un senso solo con tutte le sue “soste”. Allora la tristezza generata da un momento o dal nulla, da un pensiero o un evento dovrebbe essere guardata per la sua grandezza, per la sua utilità nel ricordarci che non siamo automi, ma uomini attraversati da debolezze, da momenti di difficoltà che renderanno il viaggio pieno di senso. Quindi nella nostra vita, a cosa serve questa tristezza?
”È che la tristezza sa aprire squarci che permettono di guardarsi dentro da una prospettiva nuova. Rende consapevoli. Dunque umani.”
Massimo Gramellini giornalista e scrittore italiano 1960
Simona Lomasto