Stephen King, autore di fama mondiale, nel 2011 pubblica un romanzo piuttosto atipico per la sua produzione letteraria: 22/11/’63. Rivelatosi un successo, King ci trasporta nelle pieghe del tempo, nei retroscena di quel palco chiamato ‘storia’, mostrandoci da vicino la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta dell’America di Kennedy, del comunismo e del Vietnam, sullo sfondo di un omicidio che segna un momento spartiacque nel corso del tempo.
Un po’ di storia: Guerra Fredda ed elezioni presidenziali
All’opera di King è stata riconosciuta la perizia per i dettagli nel raccontare l’America del passato. Egli, infatti, è un maestro nel ricreare l’atmosfera di fine anni Cinquanta e inizio anni Sessanta. In quell’epoca, sempre memore del Secondo Conflitto Mondiale, l’America si apprestava ad affrontare il lungo e logorante conflitto con l’Unione Sovietica noto come Guerra Fredda, segnato dalla morte del dittatore Stalin e dal subentro di Nikita Kruscev. Quest’ultimo, pur denunciando le azioni del suo predecessore ed essendo propenso a un dialogo, volle comunque mantenere una posizione ferma per l’URSS, dando inizio alle operazioni di costruzione di bombe all’idrogeno e successivamente missili nucleari, in una lotta per la supremazia per mezzo del riarmo. Gli Stati Uniti, inizialmente con Harry Truman alla guida presidenziale, propugnano una dura lotta al comunismo e pianificano la manovra definita ‘di contenimento’ delle azioni sovietiche in Europa, intervenendo affinché sia appunto contenuta l’influenza comunista su questa vasta area, principale teatro della guerra precedente.
A succedere a Truman fu il generale Dwight ‘Ike’ Eisenhower, continuatore, nei fatti, della lotta al comunismo inneggiata da Truman (definita ‘dottrina Truman’) ma intenzionalmente votata verso un ruolo più attivo rispetto al contenimento. Sotto la sua amministrazione si ricorda la pianificazione, poi non compiuta, dello sbarco nella baia dei Porci a Cuba, che con la deposizione del regime di Batista da parte di Fidel Castro vedeva il pericolo di un’influenza sovietica eccessiva su di un’isola molto vicina agli Stati Uniti. Nel 1960, alla fine del suo mandato, lascia il posto al neo-eletto John Fitzgerald Kennedy, giovane e ruspante cattolico che riprende le redini della politica di Eisenhower riguardo Cuba introducendo delle novità in materia di diritti civili degli afroamericani. Kennedy rappresenta il vero motore degli eventi nel romanzo di King.
La presidenza di JFK e il 22 novembre 1963
John Kennedy si mostrava all’America come un volto del tutto nuovo nel panorama presidenziale. Il più giovane di sempre a ricoprire tale carica dopo Theodore Roosevelt, Kennedy era considerato una ventata di aria fresca e innovatrice, assieme alla sua altrettanto giovane first lady Jacqueline Kennedy. Cattolico di ottima famiglia, assieme al fratello Robert, Kennedy fu principalmente visto come un liberaldemocratico dalle idee decisamente progressiste per ciò che riguardava la questione della segregazione razziale e il ruolo della donna nella società americana. Assieme all’azione di ribellione pacifica di Martin Luther King, Kennedy si fece promotore di una campagna contro la discriminazione razziale e a favore dei diritti civili degli afroamericani, insieme alla rivalutazione del ruolo della donna, rimpolpando la sua amministrazione di molte donne capaci. Tralasciando il fronte della politica interna, quella estera fu abbastanza difficoltosa da portare avanti visti i problemi con Cuba che portarono poi alla famosa Crisi dei missili di Cuba del 1962, non prima di aver assistito all’edificazione del Muro di Berlino nel 1961.
Kennedy procedette, coadiuvato da suo fratello e dall’allora direttore della Cia Allen Dulles, allo sbarco nella Baia dei Porci per cercare di deporre Castro, fallendo nel tentativo e riprovando con il cosiddetto ‘Piano Mangusta’, che vide molti terroristi alleati degli Usa sabotare molte delle infrastrutture economiche dei cubani. Successivamente a questo, la crisi di Cuba si concretizzò con la scoperta, da parte degli americani, della costruzione di alcuni missili sull’isola, permessa e supervisionata in segreto dall’Unione Sovietica. Per risolvere lo stallo, che poteva sia mettere in pericolo gli Stati Uniti, avendo puntate addosso delle testate nucleari da un’isola molto vicina al suolo americano, sia incrinare ancora di più i rapporti con L’URSS, Kennedy ordinò un blocco navale costringendo Kruscev alla negoziazione. E così fu. Kennedy ebbe il merito di distendere di più il clima della Guerra Fredda coltivando una fitta corrispondenza epistolare con il leader sovietico e portando alla stipulazione del primo trattato che vietava i test nucleari, tranne che nel sottosuolo.
Per ciò che riguardava il Vietnam, Kennedy si premurò di aumentare solo il numero di consiglieri militari, poco prima della sua morte, dopo aver saputo di una rivolta nello stato meridionale. Per alcuni egli ha contribuito ai futuri risvolti negativi della Guerra in Vietnam, mentre per altri ha soltanto preso contromisure cautelari per cercare la via della pacificazione, come testimoniato da qualcuno vicino alla sua amministrazione. Nel settembre del 1963 Kennedy decise di fare visita a Dallas per cercare capitali da utilizzare per la campagna elettorale del Partito democratico e per rinforzare i consensi verso di lui nel Texas, in vista di una sua ricandidatura nel 1964. L’atteggiamento liberale (e libertino) del presidente non contribuì a un adeguato esercizio delle misure di sicurezza nei suoi confronti. Nonostante temesse egli stesso, e chi lo circondava, che potesse essere oggetto di attentati, Kennedy volle attraversare comunque la città di Dallas in limousine, rigorosamente senza la capote, esponendosi ancor di più al rischio di essere facilmente sotto tiro. Cosa che rese facile la sua uccisione da parte di Lee Harvey Oswald, considerato essere il responsabile della sua morte. Oswald, ex-marine con ideologie filo-comuniste e castriste, e mentalmente instabile, lavorava in un negozio di libri, il Texas School Book Depository in cui fu ritrovato il suo fucile, un Mannlicher Carcano, al sesto piano. L’arma esplose 3 colpi, dei quali due colpirono il presidente alla testa e alla schiena, mentre l’altro ferì il governatore texano John Connally. Interrogato per 18 ore, Oswald si dichiarò innocente fino all’ultimo quando, poi, venne ucciso da un criminale fanatico di Kennedy, Jack Ruby, nel sotterraneo della stazione di polizia di Dallas, prima che venisse portato in tribunale.
In virtù di questi fatti, nonostante alcuni abbiano criticato negativamente il suo lavoro e le sue scelte, Kennedy ha rappresentato una positiva pagina di storia presidenziale americana per la maggior parte degli studiosi e degli storici, contribuendo ad alimentare e mantenere la stima e il rispetto per la sua figura anche molti anni dopo la sua morte.
22/11/’63 : il romanzo di King tra storia e viaggi nel tempo
Il romanzo di King, pubblicato nel 2011 e dal quale è stata tratta un’omonima serie televisiva, riscosse molto successo innanzitutto per la tematica storica trainante, l’assassinio di Kennedy, considerato uno degli avvenimenti che hanno segnato l’America e tutto il mondo, e in particolar modo per il tema dei viaggi del tempo. La domanda fondamentale che unisce queste due tematiche è questa: ‘cosa accadrebbe se potessi tornare indietro nel tempo, nell’America al tempo della presidenza Kennedy, poco prima del suo assassinio?’ Il protagonista Jake Epping, un professore d’inglese divorziato, viene contattato da Al Templeton, un gestore di un hamburgeria, che da un giorno all’altro mostra evidenti segni di avere una malattia terminale. In virtù di questo, mostra a Jake una sorprendente scoperta: un cunicolo spazio-temporale nella sua dispensa. Al, entratoci molte volte, rivela che esso porta precisamente al 9 settembre del 1958 e che ha vissuto lì qualche anno, andando e tornando, riuscendo a comprare della carne nel passato per venderla nel suo negozio del presente e di aver scommesso su eventi sportivi già ampiamente conosciuti per mettere da parte del denaro. La missione principale di Al, però, è stata quella di indagare, pedinare e studiare Lee Harvey Oswald per impedirgli di assassinare Kennedy. Con il sopraggiungere della sua malattia non è riuscito ad arrivare al momento dell’assassinio e per questo si rivolge a Jake, pregandolo di svolgere una missione che potrebbe cambiare il loro presente: salvare a qualunque costo Kennedy.
Stephen King è un maestro nel creare un protagonista che più umano non si può. Jake è come un lettore di un libro qualsiasi, come noi che leggiamo il libro. Soffre il cambio di abitudini temporali, ma poi si abitua a esso. Cerca di salvare la vita di un bidello con una storia di violenza infantile, ma lo fa dapprima in modo goffo non riuscendo a salvare tutti. Così torna nel cunicolo e rientra per ‘resettare’ tutto, perché sì, uscire dal passato e rientrarci annulla tutte le azioni precedentemente compiute. Successivamente si occupa di pedinare Oswald. Lo segue e lo studia, lo vede con la sua famiglia, le sue abitudini particolari, il vizio dell’alcol, la violenza domestica e le sue tendenze politiche estreme, e teme di non farcela ma soprattutto (e King qui è anche un maestro nel complicare le cose) incontra varie difficoltà perché vige una regola ufficiosa che aleggia nell’atmosfera del libro: il passato non vuole essere cambiato. Non aggiungendo altro di questo libro superbamente scritto, si può dire che Jake non è un agente del tempo immortale e inflessibile, ma è solo un uomo che ha intrapreso una missione forse più grande di lui e che sta affrontando la storia, la quale li va contro in tutti i modi possibili. Jake è un pesce che nuota controcorrente nelle pieghe di quel fiume chiamato ‘tempo’.
King ci insegna la storia, una maestra di vita rigida e inflessibile, in un modo del tutto originale, facendoci volare sulle ali dell’immaginazione e facendo fiorire in noi una domanda che forse abbiamo sognato tante volte che ci fosse posta: ‘se potessi cambiare la storia, lo faresti?’. A voi coraggiosi lettori la risposta.
Luca Vetrugno