‘Quanto vale l’arte?‘ Ecco una di quelle domande la cui risposta è tutto tranne che semplice. Forse troppo soggettivo come concetto, il valore dell’arte non può essere spiegato adeguatamente. È già raro avere una propria chiara idea nella testa. Riuscire a farla comprendere agli altri, ma soprattutto a concordare tutti sul medesimo pensiero, non è affatto una cosa di tutti i giorni.
In una società come la nostra, dove tutto viene valutato secondo un numero, verrebbe quasi da pensare che anche l’arte debba seguire questa regola non scritta. Questo vestito è di moda? Conta quanti zeri ci sono sul cartellino. Questo telefono funzionerà a dovere? Controllane il prezzo. Questa persona è popolare? Leggi il suo numero di followers. Questa persona è bella? Guarda quanti like riceve una sua foto. Che poi siano tattiche corrette, adeguate e/o affidabili, poco importa. Più il numero accompagnato all’oggetto (o al soggetto) in questione è alto, più l’uomo tenderà a sceglierlo e a considerarlo come ‘ricco di valore’ e degno di attenzione.
Se quindi si legge sul giornale che una scultura è stata appena venduta per 91,1 milioni di dollari, stabilendo addirittura un record per ‘guadagno più alto per un artista vivente’, la cosa più naturale da pensare è che quest’opera valga enormemente non solo in termini economici, ma anche qualitativi. Se si inizia a fare questo ragionamento, però, si arriva forse senza volerlo alla conclusione: ‘il valore dell’arte è vincolato al dio denaro‘. Ma è quindi effettivamente così, oppure l’arte ha i suoi valori che il portafoglio non conosce?
Il caso del ‘coniglio’ da 91,1 milioni di dollari
Prova 1: un coniglio venduto per la ‘modica’ cifra di 91,1 milioni di dollari. L’animale è rappresentato in una sua versione d’acciaio ed è opera di Jeff Koons. Agli appassionati d’arte contemporanea, questo nome dovrebbe far accendere una lampadina. Koons è infatti uno dei maggiori esponenti dello stile neo-pop e considerato dai più come l’erede di Andy Warhol. Il suo stile ha preso diverse forme: dalla pittura alla fotografia, per sfociare nella scultura. Celebri sono i suoi ‘Balloon Dogs‘, che rassomigliano molto al costoso ‘Rabbit’ appena acquistato dal gallerista Robert Mnuchin. Si tratta infatti di cinque sculture realizzate con acciaio lucido così che ricordino l’effetto dei palloncini a forma di cane che compaiono alle feste dei bambini.
Se invece appassionati di arte non si è, probabilmente questo nome verrà ricordato per aver, appunto, venduto la sua scultura in acciaio rappresentante un coniglio alla cifra record di 91,1 milioni di dollari. Questa cifra è scioccante non solo per il suo numero di zeri, ma anche perché è la più elevata mai battuta ad un’asta se si parla di un artista vivente. Jeff Koons ha dunque il merito di essere l’artista che non solo ha creato una delle opere più pagate della storia, ma anche di averla vista diventare effettivamente così.
L’arte è solo denaro?
Solitamente infatti gli artisti non venivano particolarmente compresi negli anni in cui vivevano. Pittori e scultori si caratterizzavano per essere poveri ed incompresi. Si pensi anche solo agli impressionisti. Ora godono di una fama indiscussa, ma al tempo in cui Monet e Degas calcavano le strade francesi, essi venivano disprezzati dal pubblico e dalla critica. Addirittura il nome della loro corrente pare sia frutto di un giudizio negativo che era stata mosso loro da un critico che giudicava le loro opere delle semplici impressioni imperfette e poco curate.
È alquanto scioccante dunque vedere una così elevata comprensione per un artista ancora vivente. Ma è ugualmente scioccante pensare che un’opera possa valere così tanto. Viene spontaneo ragionare sul perché. Purtroppo così facendo si cade nel circolo vizioso di cui si parlava all’inizio. Intendere che quest’opera abbia più valore artistico di un’altra solo per il fatto di avere un costo maggiore significa pensare che l’arte sia quantificabile. Si andrebbe quindi a concretizzare un bisogno umano di espressione, rendendolo un semplice oggetto di scambio.
Nessuno può dire se questo sia giusto o sbagliato. Nonostante ciò, però, bisogna stare attenti. Condividere questa linea di pensiero implicherebbe l’idea che il valore non solo dell’arte, ma anche dell’artista stesso sia paragonabile ad un altro secondo la quantità di denaro che riesce a guadagnare. Davvero ci si sentirebbe a posto con la coscienza ad affermare che Jeff Koons vale più di Vincent Van Gogh?
Van Gogh e l’arte non quantificabile
Vincent Van Gogh è uno degli artisti più amati ed apprezzati dei nostri tempi. Milioni sono le copie in ogni formato delle sue opere in giro per il mondo e le sue tele vengono ammirate nei musei più celebri. Si può affermare senza esitazione che Van Gogh sia uno dei più grandi artisti che la storia abbia mai conosciuto. Tra la sua tecnica innovativa e coinvolgente, il suo stile magnetico, la sua concezione di ogni opera e la sua vita e visione del mondo che trasparisce da ogni linea, il pittore olandese si è guadagnato un posto d’onore sull’olimpo dei maestri d’arte.
Nessuno metterebbe in dubbio il valore della sua arte. Tralasciando il gusto personale, l’apporto che Van Gogh ha portato al mondo artistico è incalcolabile. E tutto ciò senza aver mai venduto un quadro in vita sua. L’arte dell’olandese non veniva apprezzata a suo tempo e lui non vide mai il successo. Alla sua morte, Octave Mirbeau -critico d’arte e conoscente di Van Gogh- disse:
[…] Il povero Vincent van Gogh, la cui morte comporta l’esaurirsi di una bella fiamma di genio, è morto in maniera tanto oscura e negletta come ha vissuto
L’artista visse e morì in maniera oscura, non considerato dalle masse, le quali di certo non avrebbero speso 91,1 milioni di dollari per comprarne un lavoro. Questo vuol dire che l’olandese vale di meno rispetto a Koons? Nessuno lo affermerebbe. Questo dettaglio porta a concludere quindi il ragionamento proposto nelle prime righe. L’arte non può (e non deve) essere calcolata seguendo le regole del denaro, altrimenti si andrebbero ad escludere dai giochi tutta una serie di capolavori che, seppur ora amatissimi, un tempo non lo furono per nulla. Il valore dell’espressione artistica può dunque essere quantificato? Forse, ma di certo non con l’onnipotente essere chiamato denaro.