Salvini usa la religione per rafforzarsi, Carl Schmitt ci spiega perchè funziona

Dal presepe al crocifisso, dal giuramento sul vangelo all’invocazione a Maria. Matteo Salvini sembra non stancarsi di strumentalizzare alcuni tra i simboli della religione cattolica più legati alla cultura italiana. Questi atteggiamenti hanno portato ad uno scontro con le istituzioni ecclesiastiche, ma non sembrano preoccupare il suo elettorato che nel dichiararsi cattolico è pronto a fischiare Bergoglio. Leggere Carl Schmitt ci aiuta a comprendere perchè lo scontro con l’istituzione ecclesiastica non indebolisce, anzi fortifica la leadership di Salvini.

Salvini e la Chiesa: un rapporto conflittuale

Lo scorso weekend tutta Europa si è recata alle urne per eleggere i parlamentari europei. In Italia è stato un trionfo per Salvini che ha ottenuto il 34,2% dei voti diventando il primo partito in Italia. La notte tra domenica e lunedi, a seguito degli spogli, Salvini è intervenuto in conferenza stampa impugnando un rosario, che a fine intervista ha baciato. Non è la prima volta che Salvini fa pubblico uso di simboli religiosi in pubblico. Prima delle elezioni del 4 marzo 2018 aveva giurato pubblicamente sul vangelo. In occasione della grande manifestazione del 18 maggio organizzata dalla Lega in piazza Duomo, a cui hanno partecipato diversi leader sovranisti tra cui Le Pen e Wilders, Salvini ha chiuso il proprio intervento dicendo: “Ci affidiamo alle donne e agli uomini di buona volontà, ai sei Patroni d’Europa, Benedetto da Norcia, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Cirillo e Metodio, Teresa Benedetta della Croce: affidiamo a loro il nostro destino, il nostro futuro e i nostri popoli. E io personalmente affido la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che sono sicuro che ci porterà alla vittoria”.  Successivamente si è rivolto direttamente a Papa Bergoglio, spesso critico verso le politiche di chiusura dei porti del viceministro, sostenendo che “il governo sta azzerando i morti nel Mediterraneo, con orgoglio e spirito cristiano. Stiamo salvando vite”. Alle parole del leader una parte della piazza ha fischiato il pontefice.

Matteo Salvinio impugna un rosario durante la manifestazione sovranista del 18 maggio in piazza Duomo a Milano (AP Photo/Luca Bruno)

Questo intervento non poteva che scatenare le critiche di diversi esponenti della Chiesa cattolica di Roma. Secondo il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin “Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso“. Padre Spadaro, uomo molto vicino a Bergoglio nonchè direttore della rivista gesuita “Civiltà Cattolica”, ha espresso la sua preoccupazione per la strumentalizzazione di alcuni simboli e precetti cristiani da parte di Salvini. Secondo Spadaro “la geopolitica bergogliana consiste nel non dare sponde teologiche al potere perchè possa imporsi o per trovare un nemico da combattere”, continuando con un paragone storico e sostenendo che “se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio”.

Politica e religione, un connubio superato e la razionalità dello Stato moderno

Nella storia dell’uomo politica e religione hanno sempre avuto un forte connubio. La Chiesa di Roma ha esercitato per secoli un vasto potere politico sul territorio europeo e tutte le monarchie dell’età moderna si sono rette a partire dal principio del diritto divino, secondo cui era Dio ad investire del potere politico il monarca. Le cose sono cambiate a partire dalla Rivoluzione Francese. Grazie al contributo degli Illuministi col crollo dell’ancien regime la politica è stata isolata dalla dimensione teologica, mentre la religione è stata relegata all’interiorità dell’uomo. Se prima la divinità era condizione necessaria per far si che potesse esistere uno Stato e quindi uno o più governanti, con l’Illuminismo lo Stato trova la propria giustificazione nella volontà di ogni cittadino, che aderisce ad un contratto con gli altri cedendo la propria sovranità ad un governante.

Incoronazione di Carlo Magno da parte di papa Leone III

Secondo Carl Schmitt, giurista e filosofo tedesco antiliberale del XX secolo, proprio a partire dalla Rivoluzione Francese nasce lo Stato moderno fondato a partire dall’autorità del singolo individuo che in quanto parte di un gruppo (il popolo) cede parte dei suoi diritti per fondare istituzioni volte a fondare un ordine razionale (che si incarna nella figura dello Stato). Per Schmitt la razionalità dello Stato moderno è incompleta perchè fonda la dimensione della politica su un terreno poco stabile a partire da un contesto già dato, che è la volontà degli uomini di stipulare un contratto sociale all’unanimità. Contrappone invece la razionalità moderna alla razionalità della Chiesa Cattolica, da sempre in grado di far coesistere sotto la propria autorità aspetti del reale in contraddizione tra loro. Secondo Schmitt questo aspetto è necessario perchè ritrova l’origine nella politica non nella legge o nell’individuo, bensì nella decisione. Partendo da uno stato d’eccezione – che possiamo chiamare anche stato di disordine – la decisione di un sovrano è l’atto creativo che fonda la politica facendo emergere l’ordine dal nulla. Ma secondo Schmitt la politica nasce sempre da un conflitto, e decidere in uno stato d’eccezione significa designare un nemico contro cui proteggersi.

Il sovrano forte contro le istituzioni, Salvini sotto la lente di Carl Schmitt

Il discorso di Schmitt ci permette di capire come Salvini stia costruendo la propria immagine di leader carismatico – al pari di tanti altri leader sovranisti – mostrando le differenze con i leader politici a cui siamo abituati.

Salvini giura pubblicamente sul Vangelo

A partire da uno stato d’eccezione, la crisi migratoria che ha interessato il nostro paese, Salvini ha mostrato di aver preso la decisione schmittiana, tracciando una linea tra gli amici, il popolo italiano, e i nemici, i migranti portatori di usi e costumi differenti dai nostri. Il recupero delle tradizioni e delle “radici” cattoliche del nostro paese è la condizione necessaria per far si che il popolo sia protetto dai nemici. Il ruolo del sovrano è quello di garantire questo stato d’ordine per annullare quello stato d’eccezione che mette in pericolo il suo popolo. L’ostilità degli ambienti istituzionali della Chiesa cattolica nell’accettare le politiche di chiusura verso i migranti di Salvini si sono tradotte in critiche verso una forza politica che si dichiara cattolica ma che secondo le autorità della Chiesa agisce contro i principi della fede. Questo scontro ha portato Salvini ad impossessarsi di quella che Schmitt stesso avrebbe chiamato “razionalità della Chiesa Cattolica”, ossia la capacità di impersonificare delle contraddizioni che possono vivere grazie all’autorità del leader che le impone. In questo caso si tratta di rivendicare la propria fede cristiana grazie alla strumentalizzazione di simboli e precetti evangelici, e nel farlo scontrarsi contro l’autorità che possiede l’egemonia nell’interpretazione di quei simboli e quei precetti.

Solo il tempo e i consensi mostreranno se questa insolita mossa politica di Salvini abbia funzionato. Nel caso dovesse verificarsi questa circostanza è bene guardare a Salvini come un leader forte, capace di imporsi sopra ai contesti istituzionali, prima religiosi e magari in futuro chissà, anche politici. Del resto Schmitt non amava molto le istituzioni democratiche, mentre guardò con simpatia ai leader del suo tempo che la democrazia riuscirono a superarla imponendo il loro potere in maniera totalitaria.

Edoardo Dal Borgo

 

 

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