“Chi lo sa che faccia ha, chissà chi è?”. Con queste parole si apriva la celebre sigla italiana datata anni ’80 di Lupin III. Un uomo romantico, buffo ma diabolicamente astuto. L’uomo perfetto, insomma, per parlarci della politica italiana attuale.
Un volto scimmiesco indimenticabile. Occhi bambineschi, che all’uso sapevano trasformarsi in uno sguardo di sfida tra i più celebri del mondo animato. E soprattutto una passione sfrenata per celare la propria personalità. Questo e molto altro è stato, è e sarà Lupin III. Il cartone, creato nel 1964 da Monkey Punch, e subito diventato icona di stile e caratterizzazione. Lo stesso Punch ha più volte affermato quanto le sue ispirazioni siano state James Bond e Tom & Jerry, anch’essi icone di serietà professionale celate dietro sguardi, azioni, dialoghi di un’ironia (nel caso di 007) o di una demanialità (nel caso del gatto e del topo) disarmanti.

Vero è infatti che non solo lo stesso Lupin è stato caratterizzato in modo magistrale nel corso dei decenni che passavano: Koichi Zenigata, nemesi/mentore del ladro, che fin dall’alba del manga ha sempre avuto il ruolo di inseguitore di Lupin, impartendogli al contempo importanti lezioni di umanità. E come dimenticare Fujiko Mine (o Margot, per i nostalgici), emblema della femme fatale ma al contempo desiderosa di un’amore impossibile col suo amato Lupin? Tutti questi soggetti sono stati di ispirazione per decine di film, in virtù della loro maestria nel celarsi dietro a maschere pirandelliane, una metafora potentissima che si trasmette nella stessa realtà di vivere da ladro fuggitivo, senza un’identità marcata. E proprio un simile colpo di genio nella costruzione di un personaggio ci è d’aiuto nel comprendere cosa stia succedendo in Italia in questi giorni.
Filosofia della falsità
Non serve certo spiegare la situazione politica attuale, e ciò che tutti si domandano: è giusto parlare di ipocrisia riguardo alla coalizione tra PD e M5S? Perchè, tornando a discutere di maschere pirandelliane e strategia d’azione, è risultato evidente come il volo del Movimento verso maggiore stabilità e potere in parlamento li abbia portati a scontrarsi contro il muro della triste realtà: la politica significa anche compromesso. Per meglio spiegare cosa si intende con ciò, bisogna approfondire il pensiero di una corrente filosofica nata negli anni ’30: il personalismo.
Sviluppatosi grazie a studiosi del calibro di Kierkegaard e Maritain, il personalismo pone l’uomo come animale sociale, ma ampliandone il significato. Di matrice cristiana, tale corrente definisce l’uomo come “prossimo”, intendendolo come parte di una totalità ma insieme individuo dotato di libero arbitrio. In quanto uomo tra gli uomini, il “prossimo” diventa partecipe della società in cui vive, più che esserne semplice membro. In quanto partecipe, l’uomo è quindi destinato ad obblighi morali e sociali indissolubili. Da ciò nasce la solidarietà e il pensiero che ogni individuo non sia da biasimare per la “maschera sociale” che va a crearsi: perchè essa non è indice di finzione, bensì uno sforzo empatico per avvicinarsi agli altri, mettendoli a loro agio. Questo pensiero vale per i singoli, ma vale anche per i gruppi comunitari, partiti politici compresi.
Verità o menzogna?

Quindi che fare? Vivere in un paese in cui non essere sé stessi è la norma indissolubile? Il personaggio di Lupin III, ancora una volta, ci offre una risposta. Perchè se è vero che il Movimento, di cui Di Maio pare ormai essere giudice, giuria e boia, ha perso credibilità nel suo modo di agire, è pur vero che uscendo dal ruolo enunciato nei punti salienti del suo programma, vera ragione per cui ha ottenuto consenso tra i No-Tav e i Radicali, non ha fatto altro che avvicinarsi ancora di più verso un altro ruolo sociale: quello necessario a mettere a proprio agio la Sinistra Italiana.
Una scena celebre di “Lupin- parte 5” sintetizza al meglio questo cambiamento. Lupin III, di fronte all’amata Fujiko Mine, si domanda “chi è davvero, Lupin III?”. Detto ciò, offre la sua risposta togliendosi una maschera dal volto, e convincendo Fujiko ad uscire da una gabbia- anch’essa metaforica per quanto reale nel Manga-, baciandolo appassionatamente. Il messaggio è chiaro: trasformandosi in ciò che era davvero, Lupin ottiene la fiducia incondizionata della donna della sua vita. E a questo punto due sono le possibilità che avremo sulla scena italiana, prendendo Di Maio come Lupin III e l’amata Fujiko come uno Zingaretti titubante.

Nel primo caso la maschera sociale assume il ruolo di semplice “alibi”, diventando così l’ennesimo volto che il Movimento ha cambiato nel corso degli anni per stare al passo con un’Italia in continua trasformazione. Quello a cui assisteremmo, quindi, sarebbe una semplice promessa volta-faccia, pronunciata col solo scopo di continuare la propria salita al potere. Il secondo caso, però, risulta ben più positivo, e forse adatto ad offrire un finale allegro a questo pensiero. Lupin/Di Maio sarebbe davvero deciso a cambiare, spogliandosi di una falsità indotta dalle esigenze politiche, prima fra tutte un Salvini in cerca di sostegno e pronto a far cadere il governo qualora non avesse ottenuto soddisfazione. Chissà, magari questo governo sarà davvero un gran finale, e Zingaretti potrà finalmente fuggire al tramonto con un Di Maio che si vuol mostrare per ciò che è sempre stato: un uomo di sinistra.
Meowlow