Il 26 settembre 2021, milioni di tedesche e tedeschi dovranno decidere chi prenderà il posto della quasi eterna Angela Merkel.
La Germania è senza dubbio il Paese locomotore dell’intera Unione Europea. E il voto di quasi inizio autunno può dirci molto la direzione che essa prenderà da lì per i prossimi anni. Ma, soprattutto, è fondamentale comprendere quali risvolti questo voto potrà avere sia sull’intero continente e anche sull’Italia. Attraverso questo articolo, si tenterà di analizzare il sistema elettorale tedesco e i vari contendenti al Bundestag. I tedeschi direbbero:”Gute Reise”.
Il sistema elettorale tedesco: come funziona
Il sistema elettorale tedesco è sostanzialmente proporzionale con soglia di sbarramento. L’Articolo 38 della costituzione tedesca fissa i principi fondamentali che devono essere soddisfatti dalla legge elettorale, la cadenza quadriennale delle elezioni e i requisiti di età per l’elettorato attivo e passivo. I meccanismi concreti del sistema elettorale non sono invece ancorati nella legge fondamentale dello Stato. La particolarità sta nel fatto che circa metà dei seggi sono assegnati tramite collegi uninominali e, per questo, l’elettore dispone di due voti, denominati rispettivamente primo voto (Erststimme) e secondo voto (Zweitstimme). Va precisato che l’uso di questa terminologia non sottintende un ordine di importanza. Entrambi i voti, infatti, hanno una funzione specifica e, semmai, è il secondo voto ad essere più importante poiché determina i rapporti di forza tra i vari partiti. Tramite il primo voto l’elettore esprime una preferenza per uno dei candidati presenti nel proprio collegio uninominale/circoscrizione; il candidato più votato di ciascun collegio risulta eletto. Scopo del primo voto è di creare un rapporto più diretto tra eletti ed elettori. Al momento il territorio federale è suddiviso in 299 collegi e in ciascuno di essi viene eletto direttamente un deputato. Il secondo voto serve invece a determinare, concretamente, la suddivisione dei seggi tra i vari partiti e pertanto è determinante per la formazione di possibili maggioranze di governo. Con il secondo voto l’elettore è chiamato a scegliere un partito politico, i cui candidati sono fissati su una lista per ciascun Land. Tutti i 598 seggi del Bundestag sono suddivisi tra i partiti in base alla percentuale su scala nazionale dei secondi voti, escludendo i partiti che abbiano ottenuto meno del 5% dei secondi voti e meno di tre deputati eletti direttamente tramite i primi voti. Va aggiunto infine che il numero totale di seggi assegnato a ciascuna lista sarà, fermo restando la distorsione fisiologica causata dalla soglia di sbarramento, assolutamente proporzionale; questo avviene perché, il numero di eletti nei collegi uninominali di ogni partito, viene poi sottratto del tutto dal numero dei seggi che spetterebbero allo stesso tramite il voto di lista (o “secondo voto”).
Ma come si governa la Germania?
La prima camera, il Bundestag, ha attualmente 630 deputati (il numero può variare da una elezione all’altra) che sono eletti dal popolo ogni 4 anni. Qui vengono proposte, elaborate, discusse e approvate (o no) tutte le leggi. Il Bundestag elegge il Cancelliere che a sua volta sceglie i ministri. Il Bundestag, le cui sedute sono aperte al pubblico, può anche sfiduciare il Cancelliere e il suo governo, ma solo se contemporaneamente esiste una maggioranza per un nuovo Cancelliere. Nella storia della Repubblica federale, cioè dal 1949 ad oggi, è successo solo due volte, nel 1972 e nel 1982. Nel parlamento tedesco, dopo le ultime elezioni del 2017, sono rappresentati sei partiti politici: CDU/CSU – Christlich Demokratische Union / Christlich Soziale Union. Due partiti di orientamento democristiano (centro-destra). La CSU esiste solo in Baviera, la CDU in tutte le altre regioni, ma non in Baviera. Sono simili, ma non uguali: la CSU è più conservatrice, la CDU rappresenta il centro-destra moderato. Nel parlamento nazionale formano un unico gruppo parlamentare. Nelle ultime elezioni politiche del 2017 hanno ottenuto insieme il 32,9%; SPD Sozialdemokratische Partei Deutschlands, partito socialdemocratico (centro-sinistra). Nelle ultime elezioni politiche del 2017 ha ottenuto il 20,5%; Die Linke è un partito di matrice esclusivamente socialista. Nelle ultime elezioni politiche del 2017 ha ottenuto il 9,2%; Grüne – Bündnis90 / Die Grünen, il Partito dei Verdi (partito ecologista). Nelle ultime elezioni politiche del 2017 ha ottenuto l’8,9% e sono considerati in forte ascesa; FDP – Freie Demokratische Partei, Partito liberale. In questioni economiche e sociali è simile a CDU/CSU, in questioni di diritti civili spesso più vicino alla SPD. Nelle ultime elezioni politiche del 2017 ha ottenuto il 10,7%; AfD – Alternative für Deutschland, Partito di destra anti-Euro e anti-immigrazione, fondato nel 2013. Nelle ultime elezioni politiche del 2017 ha ottenuto il 12,6%. La seconda camera, il Bundesrat, è invece una rappresentanza delle regioni (Länder). Questa camera ha solo 69 membri che non sono eletti direttamente dal popolo, ma delegati dai governi delle regioni. Ogni Land ha un numero prestabilito di seggi che dipende dal numero di abitanti, anche se il numero di seggi non è proporzionale al numero di abitanti, per esempio: Brema, la più piccola regione della Germania, ha solo 660.000 abitanti (e 3 voti nel Bundesrat), la Renana Settentrionale – Vestfalia, la più grande regione, ha invece 17,8 milioni abitanti (e 6 voti nel Bundesrat). Questa “Camera delle regioni” non può proporre ed elaborare delle leggi, ma deve essere coinvolta in tutti i casi in cui una legge proposta dalla prima camera tocca gli interessi regionali (che è così nella maggior parte dei casi) e quando una legge modifica la costituzione. Una tale legge passa solo se viene approvata non solo dal “Bundestag”, ma anche dal “Bundesrat”. In questo modo, le regioni hanno una notevole influenza sugli affari dello stato. Le decisioni presi in questa camera non seguono necessariamente la logica dei partiti nazionali, nelle votazioni del Bundesrat prevalgono spesso gli interessi delle regioni.
Quali risvolti potrebbe avere il voto tedesco sull’Europa?
Le elezioni del 2021 apriranno a due possibili scenari: il governo Nero-Verde, l’opzione che vorrebbero gli elettori della CDU, ovviamente, cioè la copia di quanto avviene in Austria, dove abbiamo un governo iper-austero e, almeno in teoria, verde; il governo RRV, Rosso Rosso Verde, cioè una coalizione che mette assieme i Verdi, i Socialdemocratici e la Linke, una maggioranza di sinistra verde. Come fa notare la FAZ la sinistra vede molto più probabile una maggioranza RRV. Per l’esponente della Linke Gregor Gysi, la maggioranza di sinistra sarebbe quella più giusta per la Germania, bisognosa di più giustizia sociale ed ecologica, ma unita ad una crescita economica che avvantaggi i lavoratori dipendenti ed autonomi. Ovviamente questi sono i desideri della sinistra, opposti a quelli della CDU-CSU. Incredibile che i verdi siano, a questo punto, l’ago della bilancia della prossima maggioranza, ponendo le basi, comunque , per una politica che peserà moltissimo sulle tasche dei cittadini. Se si realizza la maggioranza RRV cosa vedremo in Europa? Una grandissima rivoluzione, un bel quarantotto. La Von der Leyen basa la sua sopravvivenza su una maggioranza raffazzonata che raccoglie PPE , massimamente composto da tedeschi della CDU, S&D, con i socialdemocratici, Liberali e con l’appoggio esterno dei Verdi, che forti del non volere sedie in commissione hanno imposto però il loro programma politico ed una serie di importantissimi posti nel sottobosco parlamentare. L’opposizione è lasciata ai conservatori di ECR, agli identitari di ID ed alla sinistra estrema di GUE. Però, se cambia la maggioranza in Germania è difficile che in Europa permanga la collaborazione fra PPE e S&D come se nulla fosse, ed allo stesso modo il partito di maggioranza relativa, in realtà una coalizione che vuole tutto ed il suo esatto opposto, che da partito “Cristiano” riesce sempre ad essere pro aborto e pro diritti cosmetici, dovrà cambiare la sua posizione, se vuole conservare un suo significato. Che farà a quel punto? O si suiciderà politicamente o dovrà ricostruire i rapporti con la destra identitaria.