Lo scorso 25 aprile è uscito il nuovo singolo di Charlie Charles e Dardust, due massimi esponenti dell’attuale scena trap italiana. Una collaborazione interessante a cui hanno prestato la voce tre artisti conosciuti anche dal pubblico che di trap non se ne intende. Parliamo di Sfera Ebbasta, primo ad aver sperimentato il genere in Italia, Fabri Fibra, rapper pilastro nel belpaese, e Mahmood, vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo. Si, proprio quello che Matteo Salvini voleva Ultimo.
Mi dicevano: “È solo rumore
Non ascolto quella roba lì”
“Calipso” è quindi un possibile nuovo tormentone estivo. Questo perché il genere sta ormai spopolando a livello internazionale e l’Italia non fa eccezione. La trap si è diffusa su grande scala in Italia intorno al 2015 grazie a due produttori, Charlie Charles e Sick Luke: il primo pubblicò XDVR, primo album ampiamente ascoltato di Sfera Ebbasta, il secondo fu chi incoraggiò i primi progetti della Dark Polo Gang. I temi di questo genere riflettono l’origine del nome. Trap deriva da trap house, ovvero case abbandonate nei sobborghi popolari statunitensi dove si producono e si spacciano sostanze stupefacenti. Inoltre nel linguaggio popolare “trapping” indica lo spaccio di droghe. Ed è questo il fulcro dei testi: la vita nei quartieri più difficili, la difficoltà a trovare sé stessi, i problemi economici, il successo che sembra non arrivare mai, la droga come via di fuga, il sesso nella sua forma più istintiva e quotidiana. Per riflettere questo genere di sensazioni le sonorità sono vicine al mondo dell’elettronica, con kick bass molto pesanti e sub potentissimi, una melodia minimale e ripetitiva che viene riprodotta a loop. Anche la voce si adatta a queste richieste e spesso viene usato l’autotune creando un misto tra rap e cantato. Non è così necessario che la metrica venga rispettata proprio perché non ci sono delle vere regole da seguire. E allora, come si può accostare tutto ciò a una ninfa omerica come Calipso?

“Chissà dove ho lasciato il mio cuore”
Calipso è una ninfa, una figura mitologica greca diventata famosa perché personaggio di uno dei due poemi omerici, l’Odissea. Riassunto veloce: Odisseo (o se preferite, Ulisse) è ripartito da Troia dopo dieci anni di guerra ma avendo irritato Poseidone procrastina involontariamente il suo ritorno di altri dieci anni. Dopo aver affrontato numerosi pericoli e aver perso tutti i compagni, Ulisse arriva a Ogigia dove incontra appunto Calipso, ninfa acquatica figlia del titano Atlante. Lei è bellissima e l’isola è descritta come un luogo sicuro e felice fuori da tempo e spazio “che nel vederla dilettar si dovean gli stessi Numi”. Qui l’eroe omerico resta a lungo, sette anni, unendosi alla fanciulla carnalmente ma restando sempre fedele all’intento di tornare in patria da moglie e figlio.
“Ché la vezzosa Ninfa ei non amava,
E con lei si giacea le lunghe notti
Freddo marito a calda amante in braccio.
Vagava per l’alpestre isola il giorno
[Lo] consumava, in lagrime e sospiri
E lamenti esalando, immoto il guardo
Tenea su l’onde”
Calipso è innamorata, cerca in ogni modo di rimandare la partenza dell’uomo, arriva a offrirgli l’immortalità. Solo l’intervento di Zeus pone fine alla permanenza di Odisseo presso Ogigia.

“Mi nascondo dentro a una canzone
Così nessuno mi trova qui”
Ogigia rappresenta nell’Odissea il luogo nascosto da tutto e da tutti dove Ulisse trova rifugio e dove, idealmente, potrebbe rimanere in eterno senza morire mai. Una vita immortale senza preoccupazioni né fatiche da passare al fianco di una ninfa bellissima. Nel singolo “Calipso” quest’isoletta felice indirettamente viene rappresentata dalla fama e il suo lusso, dal successo e il mondo dorato che ne deriva. Ma l’artista, come d’altronde Odisseo, si rende conto della falsità che accompagna questi luoghi incantati. “Questi finti sorrisi mi mandano in crisi” recita la prima strofa, “La strada del successo fa vincere soldi/ Fa perdere amici”.
Se voltiamo la medaglia però scopriamo che Calipso rappresenta anche l’abbandono, l’amore non corrisposto, la difficoltà nel lasciare andare qualcosa che non ci appartiene. Nell’Odissea la ninfa potrebbe fare quasi da esempio: non serba rancore all’amante in partenza e non fa nulla che possa rallentare la sua partenza. Non gli dona però protezione, semplicemente lo lascia libero di seguire il percorso da lui scelto.
Tuttavia Odisseo, per quanto abbia faticato durante i suoi viaggi, non dimentica le sue origini né dove vuole tornare. Restare a Ogigia significherebbe scappare dai suoi doveri di re, marito e padre in cui si è sempre identificato fortemente. Nella seconda strofa della canzone si ritrova esattamente lo stesso concetto. “Ho provato ad andare lontano/ Per guardare il mondo con occhi diversi /Che possiamo scappare da tutto, sì/ Tranne che da noi stessi”
Insomma, “Calipso è la strada sbagliata.”, ha spiegato Charlie Charles. “Calipso è una metafora per poter raccontare quanto sia facile farsi tentare dalla strada sbagliata quando sei un ragazzo che parte dalle periferie e quanto è facile giudicare male chi viene dal nulla.”
Giada Annicchiarico