Salviamo il soldato Nietzsche: perché il filosofo con barba e occhiali non è un nazista

“crearsi Libertà è un santo No anche di fronte al dovere”

(Così parlo Zarathustra, un libro per tutti e per nessuno)

In punto di morte, un forse pentito Martin Heidegger, dopo aver sostenuto il regime nazista in Germania dichiarò: “quel Nietzsche… mi ha rovinato la vita!”  L’allusione di Heidegger era sicuramente rivolta, come sottolineato dalla sua tutt’altro-che-segreta-amante, Hannah Arendt, all’accusa che ha da sempre accompagnato l’immagine di Nietzsche:  quella di essere alla base dell’ideologia nazista.

Friedrich Nietzsche è infatti conosciuto in tutto il mondo come il filosofo nazista per eccellenza, è stato l’intellettuale di riferimento per il nazismo e il fascismo: Mussolini in un numero della rivista “la cultura romagnola” ammise che Nietzsche era stato l’unico filosofo da lui seriamente studiato.

C’è però un piccolo problema di fondo: Nietzsche muore nel 1900, quando Adolf Hitler ha appena 11 anni! Certo l’opera di un filosofo rimane, ma Nietzsche morì purtroppo in uno stato di follia, e sua sorella Elizabeth era sposata con Bernhard Forster, che sebbene morì nel 1889, fece in tempo a trasmettere alla sua sposa le sue convinzioni antisemite. Sulla scorta di queste convinzioni Elizabeth pubblicò nel 1906 “La volontà di potenza”. Questa raccolta di scritti di Nietzsche furono ordinati in maniera arbitraria dalla sorella, proprio per accentuare il carattere antisemita e nazionalista che comunque sono presenti nel pensiero di Nietzsche.

Non bastano però i fatti storici a scagionare Nietzsche, nonostante sia ad oggi facile per tutti sapere come effettivamente è andata la storia, il filosofo con i baffi e con gli occhiali continua ad essere accostato ai totalitarismi di destra.

L’unica persona in grado di scagionare Nietzsche è.. Nietzsche stesso! Nella sua opera possiamo infatti trovare considerazioni storiche e filosofiche che non solo lo assolvono da tutti i suoi peccati, ma che ci fanno intravedere un potenziale antagonista del nazifascismo.

 

IL PROBLEMA DEL SUPERUOMO

“ci vorrebbe una specie di spiriti diversa da quelli che sono proprio in quest’epoca verosimili.

(Genealogia della morale, uno scritto polemico)

Il superuomo è forse la teoria più famosa, e più abusata, elaborata da Nietzsche. Un’interpretazione banale e molto diffusa è quella che vede nel superuomo un uomo più forte degli altri, un condottiero.

Mettiamo subito le cose in chiaro : Hitler per Nietzsche non potrebbe mai essere un superuomo. La venuta del superuomo presuppone la morte di Dio, che Nietzsche afferma nell’aforisma 125 della Gaia scienza. La morte di Dio, ovvero la morte delle morali trascendenti, eteronome e prescrittive, permette all’uomo di non doversi più sottomettere a un qualcosa di trascendente, ma di trascendere se stesso.

Il superuomo non supera necessariamente gli altri, il superuomo è un individualista che trascende se stesso: “ non credere a nessuno, diventa quello che sei” afferma Nietzsche in “Così parlò Zarathustra”, opera che può essere definita come la bibbia della non-religione dionisiaca di Nietzsche.

Altro elemento importante: il superuomo non è “uno”. Ogni uomo ha la possibilità di trascendersi e di superarsi, di accettare l’eterno ritorno trasformando “ogni così fu in così volli che fosse”.  Zarathustra, il superuomo, ama gli uomini, non guarda gli uomini dall’alto al basso: per il superuomo gli uomini non sono sudditi, anzi, Zarathustra afferma: “ agli uomini si aggrappa la mia volontà, con catene mi lego all’uomo, perché sono trascinato in alto verso il superuomo: perché là tende la mia volontà”. Il superuomo ama l’uomo, lo ama hegelianamente, dice Zarathustra: “O fratelli, ciò che mi riesce d’amare nell’uomo è il suo essere transizione e tramonto.” L’uomo è necessario, troppo necessario per il superuomo, così come i danni e le angherie degli uomini: il superuomo non può nascere dal nulla, in “Genealogia della morale” Nietzsche ci dice che “lo spirito creatore” e la sua azione presuppongono: “ il suo sprofondare, il suo seppellirsi, il suo inabissarsi nella realtà, affinchè un giorno, quando tornerà alla luce, porti fuori da essa la redenzione di questa realtà”. Il superuomo deve dunque immergersi nei mali della società: deve uccidere Dio. Non a caso la morte di Dio avviene nel mercato, il luogo in cui gli ultimi uomini vivono un esistenza inautentica e luogo simbolo della società liberale che Nietzsche disprezza a tal punto da affermare che: “le istituzioni liberali smettono di essere liberali non appena le si ottengono”.   

NIETZSCHE E LO STATO

“là dove finisce lo Stato- guardate, guardate, fratelli! Non lo vedete l’arcobaleno, e i ponti del superuomo?”

(Così parlò Zarathustra, un libro per tutti e per nessuno)

 Non può mancare in questa apologia di Nietzsche un breve cenno ai suoi rapporti con il Reich Bismarckiano e, più in generale con lo stato.

Tagliamo ancora la testa al toro: A Nietzsche lo stato non piace, non apprezza la democrazia liberale né il reich prussiano a tal punto da affermare che: “spirito tedesco da diciotto anni( 1870, fondazione del 2° Reich) è una contraddizione in termini.” E’ evidente che Hitler, propostosi come successore di Bismarck, non avrebbe attirato le fantasie del nostro filosofo. Più in generale possiamo notare però che Nietzsche si pone contro lo stato: non è un anarchico, lo stato è semplicemente umano, troppo umano. Ancora Zarathustra, a colloquio con un re, afferma: “ma questo consiglio io a voi, re e chiese, fatevi rovesciare! Così tornerete a nuova vita e la virtù tornerà a voi!”

Forse però è il caso di citare per intero il passaggio più emblematico dell’opera Nietzscheana per quanto riguarda lo stato. Zarathustra afferma infatti che:” Stato significa il più freddo di tutti i mostri freddi. Freddamente anch’esso mente; e dalla sua bocca striscia fuori questa menzogna : io, lo stato, sono il popolo. Sono distruttori coloro che apparecchiano trappole per i molti e le chiamano stato: vi innalzano sopra una spada e cento cupidigie. […] lo stato mente in tutte le lingue del bene e del male; e qualunque cosa dica, mente- e qualunque cosa abbia, l’ha rubata”

 

il problema qui è che non solo Hitler non avrebbe potuto accettare una cosa del genere, ma neanche un democratico, neanche un Rousseau!

In conclusione possiamo dire che l’opera di Nietzsche offre sicuramente degli spunti che possono essere presi in prestito da regimi totalitari, ma si tratta di parti isolate del suo pensiero (come l’antisemitismo). Nietzsche è in realtà un uomo, prima che un filosofo, che è amante della libertà, del bello e dell’attimo che fugge. Non è un amante dell’ordine, anche perché “bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella che danza”

 

Giuseppe De Ruvo