Il paradosso di Schrödinger tra “Un due tre stai là” e il costruttivismo

«Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l’evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con uguale peso.»

Erwin SchrödingerSchrödinger

Il paradosso di Schrödinger

Quelle sopra citate non sono altro che le parole con cui il fisico Erwin Schrödinger ha esposto il suo noto esperimento mentale, ideato per per mettere in evidenza la debolezza della cosiddetta interpretazione di Copenhagen della teoria quantistica. L’esperimento consiste nell’immaginare un gatto chiuso in una scatola assieme ad un congegno, con cui il gatto non può interferire, che può far, o non far, disperdere del cianuro all’interno della scatola. Se l’atomo radioattivo di cui parla Schrödinger decade, il cianuro si disperde e il gatto muore, altrimenti il cianuro rimane nella fiala e il gatto resta vivo. Senza entrare troppo nel dettaglio, la probabilità che il veleno venga emesso o non emesso è esattamente la stessa. Fino a quando non viene aperta la scatola, quindi fino a quando l’osservatore non interviene sul sistema, il gatto risulta essere sia vivo che morto, un fenomeno che prende il nome di sovrapposizione quantistica e che descrive l’intreccio (entanglement) di due stati co-esistenti. A determinare il manifestarsi dell’uno o dell’altro stato è l’osservatore, che, aprendo la scatola, scioglie la sovrapposizione. La vita del gatto… Beh è nelle nostre mani.Schrödinger

Uno, due, tre, stai là! Un gioco alla Schrödinger 

“Uno… due… tre… Stai là! Fermo! Ti sei mosso! Torna indietro!” Avrete sicuramente giocato una volta nella vostra vita a Un due tre stella!”, che, per vostra ( e mia) sorpresa si chiama in realtà: “Uno, due, tre, stai là!”. E’ un gioco semplice e divertente, in cui tutti i giocatori si pongono dietro una linea, salvo il capogioco, che si pone di spalle appoggiato a un albero o a un muro a circa una ventina di metri e scandisce a voce alta “Un, due, tre … stai là”. I giocatori possono muoversi fino a che il capogioco conta ma appena si volta devono subito immobilizzarsi. Se un giocatore si muove mentre osservato deve tornare indietro, alla linea di partenza, e la cosa si ripete fino a quando uno dei giocatori arriva al capogioco senza essere visto e ne prende il posto. Perché vi parlo di questo gioco? Perché se ci pensate bene i giocatori, presi singolarmente, non sono altro che piccoli gatti di Schrödinger, per i quali, dalla parte del capogioco, lo stato di quiete e quello di moto si sovrappongono, si intrecciano. Solo al momento dello “Stai là!”, quando il capogioco si volta, si può determinare il loro stato. Come il gatto, a scatola chiusa, è contemporaneamente sia morto che vivo, i partecipanti al gioco sono contemporaneamente fermi e mossi, fino a quando il capogioco si volta e sentenzia, punendo i mossi e ignorando i fermi.Schrödinger

I costruttivisti non si pongono il problema: “la realtà è un mio prodotto” 

Il costruttivismo è una posizione filosofica che considera la rappresentazione della realtà e del mondo in cui viviamo come il risultato dell’attività costruttrice delle nostre strutture cognitive. Questa concezione risulta evidentemente relativista e soggettivista, sebbene vi sia un ramo della teoria di impronta razionalista che accetta una realtà oggettiva di base. C’è una frase di Paul Watzlawick, psicologo e filosofo di origine austriaca, che può fungere da precetto riassuntivo dell’idea generale dei costruttivisti: “La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni”. È attraverso il processo cognitivo, che nasce dall’esperienza individuale, che ogni essere vivente genera il proprio mondo, tutte quelle proprietà attribuite generalmente alle cose, si rivelano così proprietà dell’osservatore, l’oggettività che conta non è più quella esterna e indipendente dal soggetto, ma quella data dall’obiettivo verso cui si dirige ogni atto intenzionale del pensiero. Se per i costruttivisti il campo dell’esistente è un prodotto soggettivo, mentale, il paradosso di Schrödinger perde di consistenza, si sgretola, non ha più senso chiedersi se il gatto sia vivo, morto o entrambi, lo stato di un corpo non dipende da altro se non dall’osservatore, siamo noi a produrre lo stato, esso non sussiste finché non entra in relazione con il soggetto, non lo precede ma ne è frutto, prodotto.

Samuele Beconcini

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