Cosa si intende per manipolazione?
La manipolazione è un concetto ampio, caratterizzato dalla tendenza di un individuo di influenzare un altro soggetto psicologicamente o socialmente, considerato debole e facilmente condizionabile. La nostra società viene manipolata di continuo, attraverso i mass media e le tendenze fungibili dell’essere umano, che fanno sì che alcuni significati, comportamenti e pensieri possano sembrare completamente propri, quando in realtà sono stati indotti attraverso un meccanismo subconscio.

Cercare di comprendere la figura del manipolatore in ambito criminale non è semplice, poiché dovremmo innanzitutto comprendere il perché del suo comportamento, da dove provenga questa tendenza e quali siano i metodi più frequenti di manipolazione sociale e psicologica che i criminali, come stalker, assassini o serial killer, pedofili e molto altro, possano utilizzare per il raggiungimento dei propri scopi perversi.
Come si diventa manipolatore?
La necessità di manipolare un individuo nasce dalla prima infanzia: un futuro criminale- manipolatore è quel bambino che ha vissuto la sua infanzia in un ambiente completamente tossico e nocivo caratterizzato da figure genitoriali che non hanno favorito la sua crescita, creando intorno a lui un costante stato di allerta, che lo ha portato a sviluppare un’ipersensibilità nei confronti di ogni singolo gesto. Il futuro manipolatore non ha subito affetto da parte dei genitori, coltivando così una mancanza di empatia, tipica di qualsiasi criminale, mischiata ad una grave insicurezza, che ha impedito il raggiungimento dell’indipendenza.
Nasciamo completamente dipendenti dai nostri genitori,ma ad un certo momento della nostra vita sentiamo la necessità di distaccarcene, di vivere la nostra vita in base ai nostri ruoli e alle nostre passioni. Il soggetto manipolatore, però, non ha affrontato questo passaggio, rimanendo completamente dipendente dagli individui che lo circondano. Questo fenomeno è meglio noto come codipendenza.
Il manipolatore in quanto codipendente è un individuo completamente privo di una personalità propria, poiché consapevole della propria impotenza e debolezza scaturita a causa di un’infanzia malsana. Questo sentimento suscita in lui un desiderio di vendetta nei confronti dell’altro, desiderando il controllo sull’Altro per poter sfogare la sua inettitudine esistenziale. Il manipolatore codipendente capisce di essere completamente soddisfatto solo dopo aver trovato una persona tanto debole quanto corrispettivamente codipendente da manipolare. Questo è l’inizio del circolo vizioso: infatti, in questo caso, è bene comprendere come la maggior parte delle vittime del manipolatore non siano state scelte secondo un ordine casuale, ma secondo un criterio estremamente accorto. Egli sa bene che le vittime più adescabili sono quelle più deboli come donne o uomini che tendono a fidarsi immediatamente del prossimo, coloro i quali senza qualcuno al loro fianco avrebbero una grande difficoltà a sopravvivere. Il codipendente, infatti, non è solo la figura criminale, ma anche la vittima, scelta appositamente per essere caratterizzata da una mancata autonomia. L’ambiguità sta proprio in questo: si nutrono entrambi della propria mancanza.
Cosa accade ora tra vittima e manipolatore?
Se volessimo citare alcune delle tecniche utilizzate dal manipolatore dovremmo fare sicuramente riferimento alla prima fase del procedimento manipolativo, nota come la tecnica del rinforzo: il manipolatore cerca di conquistare in tutto e per tutto la fiducia della sua vittima, dando una rappresentazione di sé completamente equivalente a quella di cui la vittima ha bisogno. Molte volte gli adescati sono proprio coloro i quali soffrono di debolezze e insicurezze, che il manipolatore potrà studiare e analizzare, servendosene per la prossima fase, nota come: rinforzo ad intermittenza
Durante questa procedura il manipolatore cambia atteggiamento nei confronti della vittima, iniziando ad alternare atteggiamenti positivi e atteggiamenti negativi, talvolta violenti. La persona con cui si relaziona non tende più ad appagarlo, di conseguenza si genera una confusione generale nei confronti della vittima. Come affermato in precedenza, il manipolatore necessita di dipendere dall’altro soggetto, ma allo stesso tempo desidera dominarlo, in virtù di una codipendenza assoluta, determinata completamente dal manipolatore, che inizierà a presentare sensi di colpa sempre più marcati al raggiungimento della terza e ultima fase manipolativa.
L’ultimo momento, se non il più critico è quello dello scarto: il manipolatore comprende che la sua relazione con la vittima non ha più senso, non tendendo a soddisfarlo in nessuna circostanza. Desidera, quindi, cambiare l’oggetto della manipolazione, attuando due piani differenti: o decide di liberarsi completamente della vittima con il compimento di un omicidio, da cui potremmo intendere un desiderio omicida del manipolatore, che si trasforma in in un assassino; oppure abbandona semplicemente la vittima, che divenuta completamente dipendente, si affoga in sensi di colpa, sviluppando un atteggiamento patologico e masochista. In conclusione, potrei dirvi di prestare attenzione a chi vi circonda, facendo riferimento a qualsiasi atteggiamento umano. Ricordiamoci che i gesti sono il miglior linguaggio.
Simona Canino