Colera: il 28 agosto del 1973 scoppiava l’epidemia nel sud Italia

Nel 1973 un’ondata pandemica colpì il sud Italia.

Un’immagine di Napoli nel 1973 durante l’epidemia di colera (Google)

In poche settimane la situazione rientrò grazie ad una profilassi vaccinale senza precedenti nel nostro paese.

Il colera a Napoli

Nel 1973 un’epidemia di colera colpì il meridione italiano, soprattutto Napoli.
Il 28 agosto del 1973 il Ministero della Sanità comincia a sospettare che la città di Napoli sia stata colpita da una dilagante infezione di colera.
In realtà, purtroppo, l’epidemia è già in atto da 6 giorni.
2 giorni dopo, a Bari, viene scoperto e isolato un caso di colera.
Alla paura seguì un’attenta operazione di profilassi con la vaccinazione, in una sola settimana, di 1 milione di napoletani: un’impresa mai vista nel nostro paese.
In totale, su 277 casi accertati, si ebbero 24 morti a Napoli e 9 in Puglia, di cui 3 a Bari.
Quelle settimane restarono impresse nella memoria collettiva della nostra società e per gli anni a seguire sembrarono costituire l’ultima epidemia in Italia.

Una donna si vaccina contro il colera, 1973 (Google)

Non solo CoVid-19: altre epidemie nella storia

Purtroppo di epidemie, nel mondo e nel nostro paese, ce ne sono state parecchie nel corso della nostra storia.
Tra le prime che ci vengono in mente ci sono sicuramente quelle di peste, avvenute nel 1348 e nel 1630.
La prima epidemia di peste di cui si hanno notizie, però, è la “peste di Giustiniano” (541) se non si conta la “peste di Atene” (430 a.C.) che, probabilmente, è stata un’epidemia di vaiolo.
Il 1900, poi, è stato un secolo che dal punto di vista virologico e batteriologico ha messo a dura prova il nostro sistema immunitario.
La prima grande epidemia del 1900 è quella della spagnola, iniziata nel 1918.
Il primo caso, in realtà, si verificò negli Stati Uniti, ma la stampa spagnola fu la prima a riportare la notizia, portando molte persone a pensare che si trattasse di casi isolati alla sola penisola iberica.
Un ceppo di questo virus riemerse nel 1977 con il nome di influenza russa.
Nel 1957 ci fu l’epidemia dell’influenza asiatica, comparsa inizialmente nella penisola di Yanan.
Poi, nel 1968, vi fu un’epidemia sviluppatasi a Hong Kong che poi coinvolse Aia, Europa e Stati Uniti senza gravi conseguenze.
Nel 1981 si registrarono i primi casi di quella che è probabilmente la pandemia più disastrosa della storia recente (sicuramente dal punto di vista sociale): quella da HIV.
Inizialmente ed erroneamente definita una malattia dei gay, il virus dell’HIV non è letale di per sé ma può provocare l’AIDS con conseguente e progressivo indebolimento delle difese immunitarie che, allora, portò a milioni di morti.
Il 2003 fu l’anno della SARS, l’epidemia che più di tutte ha avuto rassomiglianze con quella da CoVid-19.
Nel 2009 ci fu l’allarme di influenza suina.
Nel 2014 fu la volta del ritorno di una epidemia ciclica, quella di Ebola.

Raffigurazione dell’epidemia di colera del 1835 (Google)

Scienza e ricerca

Bastano questi esempi per dimostrare l’importanza che svolgono la scienza e la ricerca.
Cure, antibiotici, vaccini e monitoraggi sanitari svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella cura delle malattie.
Uomini, virus e batteri convivono da sempre e la medicina è la soluzione.
Nonostante le idee, spesso controverse, di molte persone, è davvero difficile non dimostrare quanto la scienza e la ricerca ci abbiano permesso e ci permettano giorno dopo giorno di salvare milioni di vite.

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