Quasi amici: come le relazioni migliorano la vita

S’immagini un testo, magari un articolo di giornale, esordire mediante la massima “l’amicizia è veramente importante!”. Suscita scalpore? Decisamente no. Oramai, del resto, il valore dell’amicizia risulta un qualcosa di postulato, dato per vero e largamente riconosciuto. Ma perché? Perché ci si affida all’amicizia? Cosa si ricava realmente – per quanto suoni opportunistico – dai rapporti amichevoli? Esiste un guadagno in termini di quantità e qualità della vita? Driss e Philippe, protagonisti del capolavoro Quasi amici, diretto da Oliver Nakache ed Eric Toledano, possono fornirne una risposta ottimale.

Un ventennio d’indagine: il drastico calo nei rapporti amichevoli

La sconfortante tendenza di cui si rende partecipe l’uomo moderno, concernente il tralascio delle amicizie, il darle per scontate, si dimostra in costante crescita. Durante un’apposita indagine, datata 1985, venne chiesto ad un vasto campione di soggetti d’indicare il numero di amici con i quali, negli ultimi sei mesi, avesse discusso di questioni considerate importanti. Il 59% degli individui intervistati risultò in possesso – per così dire – di almeno 3 amici, corrispondenti a tale descrizione. Al contrario, unicamente il 10% asserì di non essere in contatto con alcuno. Tale analisi venne poi ripetuta nel 2004, riportando risultati considerevolmente differenti.

Nel giro d’un ventennio, infatti, solo il 37% dei soggetti in esame rivelò di possedere 3 o più amici, mentre coloro che non ne avevano aumentarono dal 10% al 25%. Stando alle ultime stime disponibili, insomma, appare evidente come un uomo su 4 non abbia amici con cui condividere la propria vita. In termini di psicologia sociale – e, più in generale, di esistenza umana – simili accorgimenti si dimostrano tutt’altro che confortanti.

La quantità: Julianne Holt-Lunstad ed il sostegno sociale

Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia alla Brigham Young University

Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia alla Brigham Young University, ha condotto una meta-analisi su oltre 140 studi inerenti, misurando la frequenza delle interazioni umane in rapporto alle condizioni di salute dei soggetti per almeno sette anni. Ella, lungo l’arco dei vari esami, ha denotato una correlazione profonda tra le principali cause di morte e la mancanza di amicizia – considerata in termini di sostegno sociale. “Chi può contare su una rete di relazioni sociali – spiega la professoressa – ha il 50% di probabilità in più di vivere rispetto a chi soffre la solitudine“. Viceversa, la solitudine pare logorare il fisico, accorciando l’esistenza ad una velocità paragonabile a quella del fumo di 15 sigarette quotidiane. Per quanto il lavoro di Nakache e Toledano – Quasi amici – rappresenti una mera opera cinematografica, essa, rispecchiando una storia reale e concreta, fornisce di ciò un lampante esempio.

Philippe, divenuto tetraplegico in seguito ad un incidente con il parapendio, manifesta sin da subito una evidente apatia nei confronti della vita. Alla ricerca d’un badante, egli incontra Driss, un uomo di colore presentato inizialmente come trasandato e rozzo. Benché non risulti realmente intenzionato a farsi assumere, questi accetta di intraprendere un periodo di prova – poi mutato in contratto a tempo indeterminato. Ed ecco che, sulle note di Ludovico Einaudi, la storia trova un senso ed un compimento attraverso l’instaurazione del legame tra i due personaggi. La loro attitudine alla vita muta inesorabilmente mediante la reciproca influenza data dal sostegno sociale – o, se si preferisce, dall’amicizia. Philippe ritrova quel godimento della vita che, insieme all’utilizzo delle gambe, aveva perduto tempo addietro. Viceversa, Driss impara, si accultura, conosce l’empatia.

La qualità: lo sblocco del potenziale secondo Simine Vazire

Simine Vazire, psicologa presso la Washington University di St. Louis

I nostri amici – secondo Simine Vazire, psicologa presso la Washington University di St. Louis – ci conoscono più di quanto noi conosciamo noi stessi. Pur non potendo comprendere fino in fondo i sentimenti e le emozioni altrui, gli individui esterni risultano caparbi nel fornire una valutazione maggiormente oggettiva riguardo un qualcuno che definiscono loro amico. “Gli amici – afferma Vazire – possono valutare meglio di noi se siamo persone divertenti, dominanti, affascinanti”, poiché in grado, come detto, di esprimere giudizi oggettivi e non sottostimati.

Si prenda nuovamente in considerazione l’opera di Nakache e Toledano: così come Philippe istruisce Driss in merito all’arte ed alla pittura astratta, facendogliela apprezzare, allo stesso modo Driss contribuisce all’incontro tra Philippe ed Eleonore. I due, attraverso un’intensa influenza reciproca, sbloccano, per così dire, i personali potenziali, sino ad allora celati all’interno delle rispettive personalità. Driss, in particolar modo, agisce nella vita di Philippe a guisa d’una continua spinta verso l’esistenza, verso il superamento dei drammi e degli ostacoli apparentemente insormontabili. La caratteristica che il ricco tetraplegico considera un freno, ovverosia la sua stessa paralisi, viene invece amata ed accudita da Eleonore, donna che egli, sottostimandosi, non intendeva minimamente incontrare.

In cosa consiste l’importanza dell’amicizia?

Riportando quanto affermato ad esordio testo, l’importanza dell’amicizia consta d’un fattore abbondantemente accettato e dibattuto – per non dire oramai scontato e banale. Mediante tale articolo, tuttavia, s’intendeva carpirne il reale fondamento. Gli studi di Julianne Holt-Lunstad sottolineano l’importanza dell’amicizia in quanto supporto e sostegno sociale, mediante il quale gli individui conseguono un’azione sanificatrice. La vita, in tal senso, migliora quantitativamente: la relazione, appunto, conferisce “il 50% di probabilità in più di vivere rispetto a chi soffre la solitudine”. D’altro canto, Simine Vazire si focalizza sulla valutazione di sé ottenuta mediante il confronto, grazie al quale il soggetto può “sbloccare un potenziale“. Pertanto, il riferimento viene considerato in ambito qualitativo. Al seguito di ciò, è possibile notare l’analogia con Quasi amici: le vite dei due uomini, intrecciandosi e legandosi, sono migliorate sotto ogni aspetto.

Nonostante non sembri sussistere una reale ed univoca definizione di felicità, il rapporto sociale instaurato tra i due personaggi li conduce nei pressi d’un qualcosa che le somiglia particolarmente. L’ultimo commosso scambio di sorrisi tra Driss e Philippe – mi si conceda un’espressione melensa – dice sì alla vita, rendendola meno amara. Ciò non rappresenta, forse, il sogno di tutti?

– Simone Massenz

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