Fin dalla sua più giovane età, il ricercatore britannico Paul Kelley, sta conducendo una vera e propria battaglia per far sì che si possa prendere in sera considerazione la “questione del sonno”.
Lo scienziato, oggi 70enne, è specializzato alla Open University in “scienza del sonno” e quando fu preside alla Monkseaton Community School, decise di portare (e dunque spostare) la campanella d’inizio lezioni alle ore 10.
Se, perciò, prima la routine scolastica cominciava alle 8.30, Kelley decise di concedere quell’ora e mezza di riposo aggiuntivo.
Secondo i suoi calcoli e le sue stime, la “provocazione” raggiunse ben presto i risultati sperati: i voti medi degli alunni incrementarono del 19% e, di conseguenza, anche la loro partecipazione attiva nelle aule.
A seguito di numerose ricerche, il preside britannico ha deciso di pubblicare e divulgare i relativi esiti: le ore di sonno notturno, necessarie per un buon funzionamento giornaliero, sarebbero 8 e non le 6,5 che, attualmente, gli europei si riservano di utilizzare per dormire.
La sfida alle aziende e agli orari di lavoro
Sempre Paul Kelley, con la sua pubblicazione, sta provando a far cambiare, radicalmente e definitivamente, il punto di vista di numerosi datori di lavoro. Le aziende, ancora oggi, hanno degli orari fissi e poco flessibili:si va dalle 9 di mattina fino alle 17/18 di sera, con un breve intervallo per il pranzo. I ricercatori pionieri di questa teoria, però, inneggiano e spingono all’utilizzo dello “smart-working” e all’elasticità degli orari di lavoro.
Fino ai 55 anni d’età, infatti, questi ritmi serrati non aiutano certo l’incremento delle performance produttive ed, anzi, minano fortemente la salute mentale e morale dei lavoratori.
La sfida che le aziende dovrebbero accogliere, aiuterebbe il mantenimento di quei cicli circadiani che, in tutto e per tutto, rispettano la salute degli impiegati.
Ritmi circadiani e patologie connesse
In crono psicologia, il ritmo circadiano è un periodo di tempo che prende in considerazione un arco di tempo lungo 24 ore circa. Quest’ultimo non è stato stabilito a priori ma si basa, soprattutto, sull’orologio interno di ognuno di noi. Esso si mantiene costante tramite la luce del sole o le temperature notturne e regola il ciclo riguardante il sonno e la veglia. Proprio per tal motivo sarebbe utile rispettarlo il più possibile.
Come ultima, ma forse più letale, conseguenza di un orario poco prolungato del sonno vi è l’incremento di gravi e numerose patologie: tra le tante possono evidenziarsi quelle di natura psichica, l’obesità ed anche il cancro. Infine, la drastica conclusione di un lungo periodo in assenza di riposo, può presentarsi addirittura una morte prematura.
L’uomo senza sonno: Trevor Reznik e le sue allucinazioni
Già 14 anni fa, nel 2004, il problema riguardante il ristoro notturno era d’estrema attualità. Anche allora si era potuto notare come la società occidentale fosse volta ad un ritmo lavorativo di sussistenza, senza possibilità di concedersi pause discretamente dilatate nel tempo. Inoltre, si era constatato che eventi traumatici potessero scombussolare quegli equilibri stabili e programmati, caratteristici di ogni individuo.
Trevor Reznik (Christian Bale), protagonista della pellicola diretta da Brad Anderson, infatti, a seguito di un forte shock emotivo, perse la capacità di dormire e, per oltre un anno, rimase in fase di perenne veglia. Di conseguenza, cominciò ad avere delle tremende allucinazioni che lo portarono a sfiorare la follia. Prima la perdita del lavoro, causata dalle sue manie di persecuzione, e, successivamente, la rottura del rapporto con la futura moglie, lo portarono a rimanere solo e a dover convivere con il fantasma che lo perseguitava da lungo tempo: il fantasma di Ivan.
Quella che Trevor vive, però, non è caratteristica delle sole vicende hollywoodiane ma, chiunque, se privato del sonno per un così prolungato periodo, può incappare in problemi seri ed in sbandamenti psichici.
Dunque, insieme a Paul Kelley, si riaprono le porte su una problematica che, fin dalle origini della psicologia, affligge le menti e gli studi dei ricercatori.
Il cervello, così come il nostro intero organismo, è una macchina perfetta ma entrambi necessitano di periodi di pausa e di “meritato” riposo. A differenza delle credenze popolari, che tendono a spingere allo sfinimento il corpo di ogni individuo un basso rapporto sonno-veglia può causare gravissimi danni e scompensi. A lungo termine, infatti, questi possono destabilizzare in modo definitivo la vita e la psiche umana.