Perchè la Cina sta reclutando soldati dall’Afghanistan

Ci hanno provato i persiani, i sovietici, gli americani: nessuno di loro e’ mai riuscito a sottomettere lo spirito indipendente del popolo afghano. Eppure oggi un nuovo colosso rischia di mettere in ginocchio l’autonomia del paese: la Cina.

Si parla di talebani, di Al Qaeda, di 11 settembre. E ancora di Bin Laden, di mercenari, di crollo e rinascita dell’estremismo islamico. Tutti fattori di enorme importanza socio-politica, ovviamente. Ma ben pochi si sono domandati cosa stia accadendo in Afghanistan a livello politico ed economico.

Facciamo un passo indietro: e’ il 2 maggio del 2011, quando Osama Bin Laden, l’uomo piu’ ricercato dalla nazione a stelle e striscie, viene freddato ad Abbottabad, in Pakistan. Al grido entusiasta di “Mission Accomplished”, gli Stati Uniti possono chiudere definitivamente un capitolo buio della loro storia, cominciato a New York l’11 settembre del 2011 e sviluppatosi con l’occupazione di Kabul poco dopo. Un racconto che pare aver avuto il suo lieto fine. O forse no.

L’Afghanistan e’ infatti ridotto a un cumulo di macerie, l’economia e’ in totale declino, e i campi in cui si praticava la pastorizia (tra i settori di maggior interesse per il paese) sono ormai terra bruciata. In tutto cio’ si aggiunge la totale incompetenza delle forze dell’ordine vigenti, decimate dai raid americani. E anche il fatto che un gruppo terroristico, per quanto ci si impegni, non scompare semplicemente nel nulla: o vive o muore o, se non lo si trova, semplicemente si nasconde.

Evidentemente cio’ non fu mai compreso appieno dalle forze NATO. E cio’ costo’ al popolo afghano la resurrezione dei talebani.

Cercando in ogni direzione una via di fuga dal ritorno del fanatismo religioso e dalla crisi economica, il governo vigente vede la soluzione in un lembo di terra di 50 km. Uno spiazzo ridicolo, minuscolo: ma resta pur sempre l’unico confine territoriale con la Cina.

Il gigante rosso dell’estremo oriente, infatti, ha cominciato negli ultimi mesi a nutrire sempre piu’ interesse nei confronti del popolo afghano; basti pensare che, gia’ ad oggi, circa il 75% dei diritti di estrazione mineraria su suolo afghano appartiene al governo cinese.

Il piano cinese

Ma a cosa davvero sta puntando il colosso cinese? La risposta viene facilmente data dalla geografia. Infatti, con un mercato di fabbricazione di materia prima tra i piu’ grandi al mondo, la Cina punta banalmente a un secondo step: una volta che si ha la merce, bisogna pur venderla a qualcuno. Quel qualcuno sarebbe nientemeno che la zona Occidentale del Medio Oriente, comprendente Iran, Israele, ma anche Arabia Saudita, Egitto, Giordania. Giungendo magari fino alle porte di Istanbul, e ancora oltre, verso l’Unione Europea. E su quale confine territoriale occorrerebbe costruire strade che giungano a queste nazioni? Esattamente.

A tutto cio’ si aggiunge percio’ l’importanza fondamentale di rapporti stabili e amichevoli con i vicini afghani e talebani. Per questa ragione, nel corso di quest’anno il governo di Xi Jinping ha stretto accordi con le milizie afghane, al fine di addestrarle ed inviarle a protezione della regione del Badakhsan, a confine tra le due nazioni. Cio’ col probabile fine di sorvegliare i confini e proteggerli da eventuali fughe di cittadini cinesi, o dall’arrivo di jihadisti sotto false spoglie. Ma anche con lo scopo di stringere un rapporto piu’ amichevole con il vicino mediorientale.

Pace e soldi

La Cina, ancora una volta, sta dimostrando enorme lungimiranza. Certo, l’arrivismo economico e l’espansionismo politico sono fattori da non sottovalutare: fattori che la stessa ONU disconosce e anzi tenta di arginare in ogni modo. Eppure, a distanza di pochi mesi, la Cina potrebbe letteralmente conquistare l’Afghanistan senza aver mai mosso un soldato. Causando cosi’ l’invidia dei “quasi amici” statunitensi, mai giunti a un simile obiettivo, malgrado la perdita di 2500 soldati, e una spesa attuale di 830 miliardi di dollari.

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