Manuel Bortuzzo, il nuotatore a cui hanno sparato a Roma qualche settimana fa, ha dichiarato “Bebe Vio la mia eroina, mi riprenderò grazie a lei”. La risposta della portabandiera dello sport paralimpico italiano non ha tardato a farsi sentire dedicando la medaglia d’oro vinta alla Coppa del Mondo di scherma paralimipica ed esortandolo a rialzarsi e a riprendere a nuotare, nonostante l’impossibilità di muovere le gambe.
La vicenda, umanamente e sportivamente parlando, ha sicuramente un impatto emotivo enorme, come dimostra l’enorme impatto mediatico che si è creato. Ma cosa cambia, a livello tecnico e biomeccanico, da una nuotata “olimpica” a una paralimpica, nello specifico caso di un paraplegico, cioè nel caso in cui l’atleta non può usare gli arti inferiori?
Premessa di fluidodinamica: flussi laminari e turbolenti
L’articolo non ha lo scopo di trattare le proprietà dei fluidi, ma ci sarà bisogno una piccola premessa. In meccanica dei fluidi si definisce flusso laminare un flusso il cui moto ha come caratteristica predominante l’elemento viscoso. Significa, quindi, che le forze viscose sono più importanti di quelle convettive e che il fluido si può vedere come un insieme di “filetti” che si tengono vicini tramite le forze viscose. È il caso che comunemente si studia a scuola a fisica perché è abbastanza comune e matematicamente facile da manipolare.
Il fluido si definisce turbolento quando le forze convettive hanno la meglio e non è più possibile matematicamente risolvere le equazioni che lo governano in modo univoco: si usano solo modelli statistici.
Il fattore che indica il moto del fluido è il numero di Reynolds: esso dipende da più fattori, uno dei quali è la velocità del fluido.
Si è fatta questa considerazione perché nel nuoto è essenziale che l’acqua che viene “presa” dalle mani sia laminare, perché offre un “appoggio” migliore.
Il crawl
Il crawl è il vero nome dello stile libero, viene dall’inglese “strisciare” e infatti il suo andamento è di tipo strisciante.
È stato calcolato che la suddivisione del carico propulsivo tra braccia e gambe è del 70% per le braccia e del 30% nelle gambe.
All’ingresso della mano, che va leggermente inclinata con il palmo verso l’esterno, inizia una fase detta “presa” in cui la mano deve proprio “prendere” l’acqua più “ferma” possibile, perché c’è bisogno come la mano abbia qualcosa di “stabile” e, dato che il numero di Raynolds dipende dalla velocità del fluido, più l’acqua è ferma e più è basso.
Segue poi una fase detta “trazione” in cui ci si “aggancia” all’acqua e ci si tira su: la mano esce dall’asse della spalla in modo da lasciare ancora acqua laminare vicino al corpo. Dopo il momento di massima trazione, cioè quando sia il braccio e la spalla che l’avambraccio e il braccio formano un angolo retto, la mano comincia a cercare nuova acqua non turbolenta, e si chiude la fase di “spinta”, vicino alla coscia. Quindi il braccio esce e viene recuperato in aria.
Un andamento di questo tipo è quindi fortemente claudicante: in questo caso intervengono le gambe, il cui scopo è di mantenere il corpo “dritto”. Inoltre hanno un ruolo importante nel ritmo e nel galleggiamento.
Il crawl paraplegico
Provate e nuotare senza gambe: la prima sensazione è quella che le gambe vadano a fondo. Poi ci sarà la sensazione che vadano a destra e a sinistra. Un paraplegico si sente così. Eppure, guardando le gare, non sembra. Come fanno?
In assenza di gambe il “trucco” è usare i muscoli della parte centrale del corpo: addominali e lombari. I lombari hanno un ruolo essenziale per sopperire alla mancanza di galleggiamento delle gambe, mentre gli addominali sono essenziali per evitare eccessive rotazioni delle gambe.
La parte centrale del corpo è essenziale pure nella parte di “virata”, ossia quando si arriva a fine vasca. Si effettua una capriola e ci si spinge, ma nel caso di paraplegia, non ci sono le gambe ad aiutare. Risulta essenziale una buona spinta con al rotazione del corpo che permetta di sopperire alla mancanza di gambe.
La conclusione
Date le dichiarazioni si spera vivamente che Manuel continui a seguire la sua passione: il nuoto. Lavorando su sé stesso può vincere anche questa sfida.