L’agoghé spartana e l’addestramento dei Jedi sono due metodi per formare guerrieri validi

L’agoghé spartana e l’addestramento dei giovani Jedi in Star Wars rappresentano due modelli non troppo diversi di addestramento di guerrieri, anche se il primo era molto più brutale del secondo. 

Edgar Degas: L’educazione degli spartiati

Affrontando il tema dell’agoghé non si può non parlare del lavoro dello studioso francese Henri-Irénée Marrou, Histoire de l’éducation dans l’Antiquité, del 1948. In esso lo studioso analizza a fondo il sistema di educazione spartano e ne definisce le caratteristiche principali. A livello di fonti antiche, per motivi che vedremo successivamente, non abbiamo molte testimonianze del sistema educativo spartano e la principale risale a Plutarco nella Vita di Agesilao. Anche del sistema di addestramento dei giovani Jedi emerge ben poco dai film di Star Wars. Dunque in questo articolo cercherò di identificare le principali caratteristiche di entrambi i sistemi, analizzando analogie e differenze.

Marrou, Storia dell’educazione nell’antichità.

L’agoghé, ovvero l’educazione spartana

Diciamo subito che dell’agoghé spartana non si sa molto dalla tradizione antica: probabilmente le modalità di addestramento spartane erano talmente note in tutta la Grecia che nessuno ha ritenuto di dover scrivere a proposito. Questo comporta per noi una difficoltà enorme nella ricostruzione degli eventi. Per cominciare è bene prendere in considerazione ciò come Plutarco definisce l’agoghé, nella Vita di Agesilao (1,1-2). Da qui emerge che l’agoghé sia un corso di formazione pubblica a Sparta, che, sebbene austero nel suo modo di vivere e pieno di difficoltà, ha educato i giovani all’obbedienza. Per questo motivo, ci viene detto, che Simonide diede a Sparta l’epiteto di assoggettatrice dell’uomo, poiché più che in qualsiasi altro stato i suoi costumi rendevano i suoi cittadini obbedienti alle leggi e trattabili, come i cavalli che sono rotti nel mentre sono ancora puledri”. Un sistema educativo universale, per tutti i cittadini che avessero voluto accedere alle magistrature o all’esercito. Non vi era distinzione di sesso o di età, l’unica condizione necessaria era quella di essere spartiati, cioè uomini liberi e membri dell’élite. Quelle di Plutarco sono le testimonianze più organiche dell’antichità (ne parla anche nella Vita di Licurgo). Due cose possiamo fare dunque per completare la ricostruzione delle caratteristiche dell’agoghé spartana: analizzare il significato del termine e rifarci alla preziosa opera sopracitata di Marrou. Agoghé significa letteralmente ‘conduzione’ ed è usata in riferimento all’allevamento, perciò possiamo immaginare che i fanciulli fossero trattati come animali durante l’allenamento. E in effetti è così: analizziamo rapidamente le conclusioni a cui Marrou giunge a partire dalle miserrime fonti classiche e dai ritrovamenti archeologici (vi invito a consultare il suo lavoro per i riferimenti precisi): come tutti sanno, i fanciulli spartani venivano sottratti alle madri all’età di sette anni, quando diventava proprietà dello Stato. Forse però non tutti sanno che ciascun bambino spartano al momento della nascita era presentato davanti ad un collegio di saggi che ne decidevano il destino: se il consiglio decideva che il bambino era di buona costituzione fisica la madre poteva tenerlo fino ai 7 anni, in caso contrario il bambino veniva esposto su un letamaio. Sicuramente l’agoghé spartana arcaica formava un cittadino a tutto tondo, non solo il perfetto soldato. La prova del fatto che ci fosse anche spazio per la coltivazione della musica, della poesia e della retorica è data dalla presenza, nel secolo VII-VI di grandi poeti melici in territorio spartano. Marrou riconosce però che in età classica l’obiettivo dell’agoghé era prettamente la formazione militare dell’individuo. Inoltre Marrou riconosce una gerarchizzazione in base all’età durante l’agoghé, che era quindi divisa in tre fasi (dagli otto ai venti anni). I ragazzi venivano divisi in gruppi in base all’età e affidati ad un supervisore. Venivano fatti girare a piedi nudi e con la testa rasata, avevano un solo straccio per tutte le stagioni. Avevano poco da mangiare e ovviamente non avevano soldi e quindi dovevano rubare, ma venivano severamente punti se scoperti: la furtività era una delle caratteristiche principali che si volevano insegnare ai ragazzi. L’odio e il disprezzo per l’altro, insieme con l’amore verso il proprio gruppo, era esercitato durante le grandi lotte e faide che c’erano tra i diversi gruppi di ragazzi. Insomma un sistema educativo brutale atto a selezionare individui geneticamente perfetti e delle vere e proprie macchine da guerra: ora possiamo capire perché Marrou abbia definito le organizzazioni a cui i ragazzi prendevano parte poco dissimili alla gioventù fascista o alla Hitlerjugend. Per quanto riguarda le donne? Anche loro erano sottoposte a esercizi fisici e all’apprendimento della danza: solo da una madre sana e forte poteva nascere un figlio sano e forte. 

L’educazione dei giovani in Star Wars

Anche dell’educazione e dell’istruzione dei giovani Jedi sappiamo ben poco da George Lucas. Cerchiamo di lavorare con ciò che abbiamo per ricostruirle al meglio e il più fedelmente possibile. Di certo sappiamo che il maestro Yoda e il consiglio dei Jedi si rifiuta di accogliere Anakin Skywalker tra gli Younglings del tempio Jedi perché troppo vecchio, come d’altronde lo sarà (secondo l’ordine cronologico della storia) Luke Skywalker per diventare allievo Padawan di Yoda. Vediamo di chiarire tutti questi termini e i dati che ne emergono. Gli Younglings erano i Jedi più giovani: cominciavano il loro addestramento evidentemente prima dei dieci anni. Infatti Anakin aveva già dieci anni e non poteva essere ammesso, secondo Yoda, nel tempio come Youngling. Quale fosse l’addestramento riservato a questi giovani ragazzi (probabilmente di età tra i cinque e i 7 anni) è ravvisabile in entrambe le trilogie (prequel e originale). Gli Younglings erano divisi in gruppi per età, come i giovani spartani, e ad ogni gruppo venivano assegnati esercizi specifici: si cominciava con i primi contatti con la Forza e le prime esercitazioni a percepirla e controllarla (Star Wars II e Star Wars IV), si passava poi a esercizi fisici e più avanzati nel controllo della Forza (come quelli che Yoda fa fare a Luke in Star Wars V) tutto sotto la supervisione di un Maestro Jedi membro del Concilio (Star Wars II). Una volta superati i sette anni (o forse gli otto), si diventava Padawan, venendo affidati a un Maestro Jedi personale, non necessariamente membro del Consiglio, e affrontando con lui le prime avventure. Ovviamente durante le avventure con il Maestro ci si esercitava anche nell’uso della spada. Quando il Maestro riteneva pronto il Padawan (sicuramente prima dell’età di ventidue anni, l’età che ha Luke quando si presenta a Yoda per diventare suo Padawan), quest’ultimo poteva affrontare l’esame per diventare Cavaliere Jedi e avere dunque le prime missioni importanti in solitudine (per Anakin fu fatta un’eccezione, affidandogli una missione in solitaria quando ancora era Padawan, ma all’incirca doveva essere quello sopra elencato lo svolgimento di una normale carriera per un Jedi).

Per concludere

L’agoghé e l’addestramento dei Jedi avevano in comune la separazione dei ragazzi dai genitori fin dalla primissima adolescenza, la divisione in gerarchie, la supervisione di un saggio, l’esperienza sul campo e la durata ridotta del periodo di educazione vera e propria (otto-vent’anni nel caso degli Spartani, cinque-venti circa per i Jedi). Ovviamente le condizioni di allenamento e di vita dei giovani spartani erano molto più dure di quelle dei Jedi, perché un Jedi usa la Forza solo per difesa e conoscenza, mai per attacco. Perciò i Jedi non erano veri e propri guerrieri, erano difensori della pace, che intervenivano solo in caso di necessità e raramente si gettavano nella mischia, preferendo l’uno contro uno. Gli Spartani invece avevano compiti di difesa dello Stato, degli anziani e delle donne. Le loro guerre erano sanguinose e pesanti. Abbiamo visto perciò che con le dovute proporzioni e pur con obiettivi diversi, l’educazione spartana non è così diversa da quella dei giovani Jedi.

 

 

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