Attraverso i romanzi di Pasolini e al film “Una vita violenta” scopriamo il volto violento e popolare dei sobborghi romani.

Pier Paolo Pasolini è insieme intellettuale, scrittore, saggista, regista: un’artista a tutto tondo, che porta nei suoi romanzi e nei suoi film la vita difficile della classe proletaria delle borgate romane. Da uno dei suoi romanzi, “Una vita violenta”, è stato tratto un film, uscito negli anni ’60, che porta sul grande schermo le vicende dei protagonisti pasoliniani.
La vita, i valori, la poetica
Pasolini nasce e si forma a Bologna, successivamente si sposta in un piccolo paese del Friuli e approda infine a Roma, negli anni ’50. E’ un attento osservatore della società, dei conflitti sociali e politici che si sviluppano in quegli anni, e allo stesso tempo fa i conti con un conflitto tutto personale: l’omosessualità, che sarà proprio uno dei motivi che lo spingeranno a spostarsi a Roma.
Pasolini ha una formazione umanistica, una laurea in Lettere e un’educazione al bello, alla cultura, all’arte. Crede che la letteratura abbia una funzione sociale, possa fungere da mediatrice di valori, di pensieri. Eppure, negli anni ’60 matura l’idea che la letteratura non basta più come mediatrice con il pubblico, occorrono nuove forme di espressione: avviene la svolta nel cinema.
L’adolescenza, la giovinezza, la libertà, la politica, l’impegno sociale, la riflessione sulla lingua sono tutti temi cari a Pasolini, infatti è possibile ritrovarli tanto nella produzione poetica quanto anche nei due romanzi scritti negli anni ’50. Pasolini mette in scena la vita aspra delle borgate romane e le sue opere puntano a creare un effetto di realismo anche grazie all’uso del romanesco.
La produzione letteraria e il cinema
Pasolini inizia la sua carriera letteraria come poeta. Il suo esordio avviene nel 1942 con “Poesie a Casarsa”, in dialetto friulano. Successivamente tornerà a scrivere una nuova raccolta in dialetto, infatti, dopo essersi spostato a Roma, pubblica “La meglio gioventù” (1954). La scelta del dialetto risponde alla volontà di creare un effetto di realismo, di verità e concretezza rispetto al contenuto delle poesie. La produzione letteraria prosegue con la pubblicazione dei due romanzi ambientati nelle periferie di Roma, “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”, ma si dedica anche alla produzione saggistica e, contemporaneamente, fonda la rivista “Officina”. Il passaggio al mondo del cinema avviene nel 1960 e il suo primo film è “Accattone”, seguito da “Mamma Roma”, “La ricotta”, e molti altri. La sua produzione è caratterizzata da una continua oscillazione tra autoanalisi e analisi spregiudicata della società.
Una vita violenta, dal romanzo al film
“Una vita violenta“, come il precedente romanzo “Ragazzi di vita”, mette al centro la vita popolare e la miseria di cui era impregnata la periferia romana, che però è, allo stesso tempo, caratterizzata da una grande carica vitale. È proprio questo che vuol risaltare l’autore. Pasolini inizia a lavorare al romanzo nel ’55 e viene pubblicato nel 1959. Il protagonista si chiama Tommaso Puzzilli e vive, insieme ai suoi amici, ai “margini”, nella borgata di Pietralata. Conduce una vita fatta di delinquenza e miseria, finirà in carcere e quando sarà libero proverà a cambiare. Si ammala gravemente, ma riesce a guarire. Si innamora, si impegna attivamente nella vita politica ma lo attende un finale tragico: si getta in un fiume cercando di salvare una donna e morirà. Nel testo, sembra realizzarsi per lui una possibilità di riscatto che però alla fine non si compie. Il romanzo, scritto in romanesco, risulta meno sperimentale rispetto al precedente e sembra che lo stesso Pasolini, durante la stesura, non ne fosse completamente soddisfatto.
Dal romanzo è stato tratto un film, dall’omonimo titolo “Una vita violenta”, che esce nel 1962, pochissimi anni dopo la pubblicazione dell’opera. Tommaso, protagonista, è interpretato dall’attore Franco Citti. Il film si sviluppa attorno alla vita di Tommaso: dall’innamoramento di Irene al carcere, dalla malattia alla guarigione. Dopo aver superato queste difficoltà, Tommaso è pronto a cambiare le cose, vuole impegnarsi, crede nei valori della giustizia e dell’altruismo. Proprio come nel film, sarà proprio un gesto di altruismo che causerà la sua morte.