Il gruppo musicale britannico dei Radiohead si è sempre distinto per produrre musica particolarmente espressiva dal punto di vista della critica sulla società e sul mondo, fortemente intrisa di considerazioni sociologiche e filosofiche di vari sociologi, linguisti e filosofi, tra cui il sociologo Zygmunt Bauman. I Radiohead creano musica per gettarci nello scenario della post-modernità.
Cos’è la post-modernità
La post-modernità (associata al postmodernismo) è una particolare evoluzione del periodo storico, di interesse marcatamente sociale, della modernità, indicato come un periodo in cui i valori sociali mutano a favore di un atteggiamento più incline alla razionalità e a un positivismo convinto. L’accezione del termine ha avuto diverse interpretazioni in differenti ambiti culturali, nonostante la sua origine indicava inizialmente un ramo della poesia latino-americana e una branca della produzione letteraria statunitense. L’accezione più diffusa è sicuramente quella proposta dal filosofo Jean-François Lyotard, il quale si serviva del termine ‘post-modernità’ per indicare quella crisi dei valori del progresso della modernità, con particolare sfruttamento dell’innovazione tecnologica, della pubblicità invadente, della televisione e di un’atteggiamento fortemente intriso di economia su scala globale, a discapito dei grandi ideali e delle ideologie precedenti, definite dal filosofo francese ‘metanarrazioni’.
La particolarità di questo cosiddetto ‘periodo storico’ è quella di non essere propriamente storico, almeno dal punto di vista cronologico, poiché il suffisso ‘post’ non serve necessariamente a indicare una consequenzialità temporale successiva alla modernità, ma si riferisce più propriamente a un’evoluzione d’impronta sociale, la quale non supera la modernità, né si oppone ad essa, ma ne costituisce un’evoluzione particolarmente prossima e non davvero così ‘posteriore’.
La post-modernità secondo Bauman
Zygmunt Bauman, sociologo polacco recentemente scomparso, ha contribuito con le sue opere e le sue concezioni sociologiche a dare forma al concetto di ‘società postmoderna’. Il principale contributo sociologico di Bauman è dovuto all’affidare la spiegazione della società moderna utilizzando le accezioni liquida e solida, delineando il famoso concetto di società liquida e di modernità solida. La società liquida viene definita tale perché è il simbolo dell’evoluzione della modernità nella post-modernità, la quale è divenuta più dispersiva a livello di valori, priva di fondamenti ideologici sul quale appoggiarsi, molto più blanda, al contrario della modernità precedente, definita solida poiché infondeva un valore positivo nel progresso, incarnava un ideale di crescita umana e sociale vero e proprio sul quale poter appoggiarsi saldamente. L’attuale società postmoderna, invece, porta all’estremo il capitalismo nelle sue conseguenze consumistiche, rendendo il consumismo l’unico valore al quale legarsi per evitare un’esclusione sociale che significherebbe una sconfitta a livello umano.
L’uomo della società liquida fornisce importanza alle opinioni dei media, associando a essi autorevolezza ingiustificata, portando all’apice delle priorità il bisogno dell’apparenza (tramite i social network), per cercare di ‘rimanere ancorati’ al gruppo ‘consumisticamente’ più autorevole. L’uomo, definito opportunamente da Bauman Homo consumens, si sente ormai tale solo in relazione alla sua possibilità di consumo, affinché si senta allo stesso livello degli altri, nonostante i suoi acquisti siano rapidamente rimpiazzabili da altri. Inoltre, il progresso, a stretto contatto con una pubblicità stringente e oppressiva, ha acuito l’ascendente della tecnologia su di noi, rendendoci particolarmente frenetici e pericolosamente narcisisti, nel costante bisogno di affermare se stessi per ottenere un riconoscimento esterno che ci condiziona.
Proprio per questo Bauman considera la società liquida come promotore di un processo di mercificazione incontrollata, alla quale appartiene anche l’uomo, divenuto anch’esso una ‘merce usa e getta’ da utilizzare in relazioni sempre meno autentiche, ma più utilitaristiche.
La ‘musica sociologica’ dei Radiohead
Il gruppo musicale di Oxford, i Radiohead, producono un certo tipo di musica che non si ferma minimamente alle apparenze. Il frontman, nonché autore principale dei testi musicali, Thom Yorke, ha sempre cercato di andare oltre una visione approssimativa di ogni cosa che ci circonda, anche quella che potrebbe sembrarci più ridicola e indegna della nostra attenzione. Ne è un esempio la canzone Paranoid Android che, oltre a citare gli ‘androidi’ come esseri robotici e non propriamente umani, è stata in parte ispirata dall’episodio occorso al cantante di una donna con un vestito costoso che si arrabbia perché le si è rovesciato il drink addosso, rovinandolo. Altri temi comuni sono l’ossessione per il controllo, l’allarmismo psicologico dei media e la perdita d’identità, espressi in album considerati storici per la musica di fine anni novanta e inizio anni duemila come OK Computer (in cui è contenuta la sopracitata Paranoid Android), Kid A e Amnesiac.
Con l’album Hail to the Thief del 2003, più caratterizzato dal genere rock alternativo rispetto all’elettronica sperimentale e al jazz dei due precedenti album, i Radiohead esprimono maggiormente la propria influenza da Noam Chomsky e dallo stesso Bauman, raccontando musicalmente una critica ferrea alla società che inneggia alla spettacolarizzazione del superfluo e all’innalzamento del bisogno dell’apparenza come un nuovo valore in cui credere, rendendo la società come un palcoscenico sul quale esibirsi ma senza che nessuno sappia ascoltare davvero, né sappia capire l’inquietudine presente. Ne è un esempio la canzone There There, nella quale viene espresso un disagio profondo sulle sensazioni fallaci e sull’apparenza che è superflua e priva di consistenza, quest’ultima rivelatasi un traguardo inutile alla fine di un cammino che si percorre da soli, proprio perché “solamente perché lo senti, non vuol dire che sia lì“.
I Radiohead, con la loro musica fortemente ispirata da Bauman e da altri intellettuali e critici della società, tentano di gettarci nella mischia di una società postmoderna, aprendoci gli occhi (e le orecchie) su di un presente in frenetica trasformazione.
Luca Vetrugno