Il metodo scientifico
La bussola, l’orologio, l’elettricità, internet. Il comune denominatore di tutte le invenzioni che hanno rivoluzionato la storia dell’umanità è la scienza. Fin dalla notte dei tempi, infatti, l’uomo ha dovuto confrontarsi con la necessità di risolvere dei problemi giungendo ad elaborare dei modelli per poi verificarne l’efficienza sul lato pratico. In altre parole, gli uomini hanno da sempre adottato in maniera più o meno consapevole le strategie proprie della scienza.
A porre le basi del cosiddetto metodo scientifico fu Galileo Galilei, padre della scienza moderna. I due aspetti su cui si fonda il metodo galileiano sono la “sensata esperienza“, ovvero l’osservazione fisica guidata da un’ipotesi teorica, e la “necessaria dimostrazione“, ovvero un’analisi quantitativa dei risultati dell’esperienza. Di cruciale importanza, inoltre, è la verifica della dimostrazione attraverso ulteriori esperienze (il “cimento“).
Rigore ed oggettività
Il metodo galileiano si configura come un potente e rigoroso strumento che lega in un rapporto di totale dipendenza induzione e deduzione, formulazione di ipotesi e osservazione esatta dei fenomeni. Un aspetto particolarmente interessante di tale metodo riguarda la necessità dell’oggettività. I fenomeni devono essere ripetibili e, a parità di condizioni, devono produrre gli stessi risultati.
Il ruolo del soggetto
Nel corso dei secoli la complessità dei problemi che l’uomo ha dovuto risolvere è aumentata e spesso la soluzione a determinate istanze è pervenuta per vie alternative al metodo galileiano. Teorie come quelle della relatività einsteiniana, infatti, sono figlie dell’opinione e della passione. In questo senso si potrebbe affermare che la scienza è soggettiva. Ogni esperienza è condotta da un soggetto che è inevitabilmente influenzato dal proprio vissuto personale. Lo stesso Max Weber era consapevole del fatto che il concetto di avalutatività da lui introdotto non fosse concretamente realizzabile.
“Anything goes“
L’efficienza del metodo scientifico non lo ha risparmiato dalle critiche di molti epistemologi. Tra i più accaniti vi è Paul Feyerabend, filosofo e sociologo austriaco del secolo scorso. Nelle sue opere “Contro il metodo” e “La scienza in una società libera“, egli afferma che un metodo scientifico non può esistere in quanto i fatti sono instrinsecamente legati alle teorie. Spingendosi ancora oltre, Feyerabend sostiene che “anything goes“, ovvero che qualsiasi approccio va bene se finalizzato ad acquisire una più profonda comprensione della realtà. Tale concezione fa riflettere: un’eccessiva libertà nella strategia da utilizzare potrebbe rivelarsi controproducente e sfociare nella sperimentazione priva perfino di basi etiche.
Antonio Francesco Mello