‘Ogni amore è sempre nella sua profonda essenza una segreta tragedia’ afferma la filosofa e psicanalista russa Lou Sàlome, riassumendo in una frase l’essenza del sentimento, se di sentimento si può parlare, più complesso e inspiegabile della natura umana. D’ Amore si parla ogni giorno, nel bene e nel male, o, come direbbe Nietzsche, ‘al di là del bene e del male’. Se ne parla col sorriso, piangendo, fremendo, perché d’Amore si vive e si muore, si cade e si ascende, è ciò che tiene insieme il mondo e il cosmo, direbbe Empedocle, forse estremizzando il concetto. Così fondamentale e insondabile l’amore assume diverse sfumature: l’amore per l’altro, per se stessi, per un’oggetto, per Dio… Ma qual è la sua vera essenza? In cosa consiste la sua natura? Perché ne abbiamo così bisogno nonostante l’ossimoro perverso che lo permea?
L’Amore per gli Antichi
L’Amore è al centro del dibattito filosofico fin dai tempi più antichi. Il primo pensatore che ha cercato di definirlo è Empedocle, che delinea l’Amore come un essenza primordiale che tiene insieme gli elementi costitutivi del cosmo e che confligge costantemente con il suo opposto, l’Odio, che diffonde, invece, la disgregazione e il chaos, ‘‘quando [sopravviene] l’Amore, gli elementi che costituiscono tutti gli esseri che furono, sono e saranno si accostano l’uno all’altro desiderandosi’. E’ da qui che si origina il mondo, gli alberi, gli uomini e gli animali secondo Empedocle, dall’aggregazione per desiderio, un’affermazione non del tutto anacronistica per una mente dell’avanti Cristo. Tuttavia, la teorizzazione più imponente di Amore, è quella che Platone espone nel Simposio, definendolo, come suo solito, attraverso le parole di Socrate, come diade di mancanza e bisogno. Platone identifica l’amore con Eros, figlio di Pénia (mancanza) e Pòros (risorsa), che non è un Dio ma un demone poiché animato dall’incessante ricerca di ciò che gli manca, dalla brama di completarsi, ciò di cui gli Dei non hanno bisogno, essendo in sé perfetti. ‘Poiché Eros è figlio di Poros e di Penìa, si trova nella tale condizione: innanzitutto è sempre povero, e tutt’altro che bello e delicato […] perché ha la natura della madre ed è legato al bisogno. D’altro canto, come suo padre, cerca sempre ciò che è bello e buono.’ La tensione costitutiva di Eros è diretta verso ciò che non possiede ‘esso è desiderio di ciò che non si ha, desiderio del Bello e del Bene’. In quest’ottica Eros si identifica nella figura del filosofo, sempre alla ricerca di una sapienza assoluta ma irraggiungibile, la propensione verso la quale non si spegne mai e il desiderio si ravviva continuamente, come quella dell’amante verso l’amato. L’Eros platonico rappresenta mancanza e privazione e, allo stesso tempo, ricerca esasperata di ciò che si ama, non possesso. L’opinione comune scambia lo stato dell’amante, la cui tensione verso l’oggetto d’amore e il movimento della ricerca per mancanza generano il sentimento amoroso che non dipende dalla condizione di passività dell’amato. La posizione Platonica fornisce un punto di vista diverso da quello dell’amore come sentimento di pienezza e serenità interiore, dandogli una sfumatura tragica ed esasperante.
Eros e sessualità
Che rapporto c’è tra Amore e Sesso? Sono facce della stessa medaglia, necessariamente connesse? O due atti diversi che, nel migliore dei casi, si fondono in un’unica essenza? Secondo Badiou, filosofo francese, il sesso è desiderio, è legato al consumo ed è rivolto sempre in maniera feticistica all’altro, a differenza dell’amore, che si interessa dell’essenza della persona, un’essenza che fa irruzione nella nostra vita e la plasma e la trasforma in maniera indelebile. L’Amore è incontro e, successivamente costruzione, è assunzione di responsabilità, consapevolezza e accettazione dei rischi, è una dinamica profonda e impegnativa, il sesso non è altro che appagamento narcisistico, che, fuori dal contesto amoroso, non ha niente a che fare con l’amore stesso. Badiou, nel suo “Elogio dell’amore”, tratta l’argomento con occhio critico verso la modernità, che, ‘ nell’epoca degli amanti usa e getta e dei piaceri preconfezionati’ ha mercificato e reificato l’Amore, riducendolo ad un ‘contratto tra narcisisti’. Amare significa, come direbbe Hegel, rinunciare al proprio essere ponendolo in unità con l’altro, un’unità che mantiene, tuttavia, le differenze, una sintesi consapevole di due coscienze diverse. La concezione hegeliana è molto potente e rappresenta forse la definizione più pura e, non a caso, idealistica, di amore come rinuncia di se stessi a favore dell’unità con l’altro. Tornando al rapporto tra sesso e amore, Schopenhauer è convinto che l’amore dipenda strettamente dall’impulso sessuale, fondato, a sua volta, sulla necessità di portare avanti la specie. Innamorarsi non è che riconoscere nella persona (per quanto riguarda Schopenhauer, una persona del sesso opposto), il mezzo per portare avanti il perpetuarsi dell’essere, della specie. Una dinamica simile a quella esposta da Freud, che considera l’ amore come sublimazione dell’aspetto psichico della pulsione sessuale, la libido, istintuale e originaria che determina il dispiegarsi di tutti gli altri stimoli, confutando ancora l’opposizione amore-sesso di cui parla Badiou. Le teorie divergono, ma i due mondi non possono che appartenere allo stesso universo, che sia l’amore subordinato al sesso o viceversa, che siano due atti separati e scissi, sono entrambi funzionali a colmare quel vuoto di cui parlava Platone, un vuoto essenziale che solo il rapporto con un altra persona può riempire.
Il Bacio di Hayez e le opere taboo
L’opera più emblematica se si parla d’Amore è, senz’altro, insieme all’ Amore e Psiche di Canova, Il Bacio di F.Hayez. Considerato il Manifesto dell’Arte Romantica, Il Bacio viene dipinto in un contesto storico-culturale di rivolta per le conseguenze che l’Italia dovette subire dopo il Congresso di Vienna (1814-1815) e rappresenta il bacio sensuale ma infelice tra due amanti, costretti a separarsi per cause esterne. Che non è un bacio sereno e spensierato si nota dalla posa del giovane uomo, frenetica, con un piede un gradino al di sopra della ragazza, ad indicare l’imminenze partenza. Una partenza che ha a che fare con episodi rivoluzionari e guerriglieri come denota il pugnale che sporge dal mantello dell’uomo. Lui attivo e dominante nell’atto del bacio, trattiene tra le mani il viso e la testa dell’amata, che si lascia andare languidamente alle effusioni di quel gesto, limitandosi ad accogliere le labbra del ragazzo con passione, i due corpi si compenetrano armoniosamente, con il busto dell’uomo flesso sopra la donna in maniera travolgente. Oltre il messaggio patriottico che Hayez imprime nel quadro, quest’ultimo è sicuramente esempio calzante dell’amore passionale ma tragico, celebrazione dell’ardore che il sentimento produce.
Hayez è anche autore di dipinti all’insegna dell’erotismo e della sessualità, a contributo del fatto che esse siano due facce complementari di una medaglia unica. I disegni erotici dell’artista ottocentesco sono di qualità tecnica elevatissima e di un’estrema verità, sono diciannove e sono contenuti in una raccolta che esamina il rapporto sessuale in diverse posizioni, con una verità travolgente dei sensi e del sentimento che non conosce molti precedenti nell’arte erotica.
Samuele Beconcini