I Muse come chiave per comprendere la sociologia del tempo

“Don’t waste your time or time will waste you” dicono i Muse in Knights of Cydonia. Ecco perché questo brano è la chiave per comprendere la sociologia del tempo e come investirlo a dovere per cogliere il momento.

Copertina del quarto album in studio dei Muse “Black Holes and Revelations” da dove è tratta “Knights of Cydonia”

I Muse sono ormai nell’olimpo delle rock band live per eccellenza ma la loro fortuna a livello musicale è dipesa molto, oltre che da potentissimi riff di chitarra, da un interesse viscerale per tematiche letterarie, ambientali, politiche e sociali del nostro tempo. Tutto questo fa dei tre di Teignmouth una delle band più ibride sull’attuale panorama e scenario musicale, scevri da ogni tipo di classificazione dal punto di vista del genere musicale, sempre molto ricercato ma al contempo orecchiabile e glorioso.

 Non sprechiamo il nostro tempo

“Lose no Time. Be always employ’d in something useful. Cut off all unnecessary actions” (“Non perdere tempo. Sii sempre impiegato in qualcosa di utile. Elimina ogni azione inutile.”) diceva Benjamin Franklin. Per bocca di Riccardo II, William Shakespeare: “I wasted time, and now doth time waste me.” Fino ad arrivare a “Don’t waste your time or time will waste you” (“Non sprecare il tuo tempo o il tempo stesso ti consumerà”) band Muse, brano Knights Of Cydonia. Da sempre l’uomo è stato interessato nell’investire in qualcosa di utile il proprio tempo: agendo, riflettendo, riposando o anche solamente pensando. In effetti alla base del pensiero filosofico di Bergson c’è proprio la duplice natura del tempo, inteso da un lato come una serie di piccoli istanti misurabili e dall’altro come tempo di natura soggettiva, fatto di momenti che solo noi, nella nostra coscienza, possiamo comprendere. La memoria, intesa come accidente del tempo, è solamente un accumularsi di più ricordi in un unico grande cassetto ideale situato nel nostro cervello.

Durkheim e la svolta a livello sociologico

Il sociologo francese Émile Durkheim stravolge l’idea bergsoniana del tempo, condividendo con il connazionale francese solamente il carattere “a forbice” del tempo, secondo il quale esso si articola in tempo fisico e sociale. Come il frontman dei Muse Matthew Bellamy, Durkheim crede nel carattere puramente oggettivo del tempo, riconoscendo che esso è irriducibile a mera forma soggettiva (cfr. Bergson). È lo stesso Durkheim a teorizzare che il tempo sociale è a metà strada tra il tempo quantitativo e quello qualitativo (ossia una sorta di tempo individuale bergsoniano) e questa tesi viene portata avanti e analizzata in maniera più profonda da Ricœur, altro grande sociologo francese del Novecento.

“La persistenza della memoria” di Salvador Dalì del 1931, oggi al MoMA di New York. È un chiaro esempio di rappresentazione del tempo soggettivo e dilatato.

La concezione moderna di tempo: Bauman e il meccanicismo

“Allo stesso modo, il tempo è diventato un fattore indipendente dalle inerti e immutabili dimensioni delle masse terrestri o acquatiche. Il tempo venne a differenziarsi dallo spazio perché, diversamente da questo, poté essere cambiato e manipolato.” Per Bauman il tempo, ora, può essere cambiato in favore dell’uomo, è un elemento, un amico, al quale ci si può rivolgere per definire eventi, costruire, progettare, darsi scadenze. Knights of Cydonia è un monito, uno sprono a destarci, un urlo a squarciagola nel vuoto della mente di molti esseri umani per dire che non è ancora troppo tardi per svegliarci e metterci al lavoro, rimboccarsi le maniche. Parafrasando sempre i Muse ma questa volta in Butterflies and Hurricanes: noi abbiamo la possibilità di cambiare il mondo, utilizziamo questa possibilità perché è oro. E se Bauman non mente allora sapremmo poi dire con certezza che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza.

Giovanni Maria Zinno

 

 

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