Hitler può tornare? Capire il passato grazie a Nietzsche ed Heidegger

‘Lui è tornato’ è un film tedesco del 2015 che immagina il ritorno di Hitler nel nostro tempo. Al di là della finzione cinematografica, un tale personaggio può tornare? Parliamone.

Uno dei capitoli più tragici della storia recente è sicuramente il periodo delle grandi guerre mondiali. L’uomo, per sua natura, deve metabolizzare, esorcizzare e talvolta dimenticare i terribili eventi che hanno sconvolto la sua esistenza. Lui è tornato è uno di questi ‘esorcismi’ operati per, appunto, metabolizzare una figura tanto controversa quanto terribile quale fu Adolf Hitler. Ma cosa accade quando la memoria fa cilecca? Cerchiamo di rispondere con le parole di Nietzsche ed Heidegger.

Lui è tornato

Prima delle considerazioni filosofiche parliamo del film del 2015, nel quale l’attore Oliver Masucci (più conosciuto per aver interpretato Ulrich Nielsen nella serie Dark) interpreta il Führer che si ritrova vivo nella Germania di fine 2014. Incredulo, dopo poco tempo si rende conto di trovarsi in un’altra epoca e apprende tutto ciò che può dai nuovi mezzi mediatici. L’aspirante regista Fabian Sawatzki conosce Hitler poco dopo la sua comparsa nella nostra epoca e, credendolo un comico, lo ingaggia come attore per documentare come le persone del XXI secolo interagiscono con quello che a tutti gli effetti sembra il Führer. A seguito di varie vicissitudini, Hitler diviene popolarissimo tanto da avere un programma TV a lui dedicato anche se Christoph Sensenbrink, direttore dell’emittente TV privata, diffonde in diretta un video in cui Hitler uccide un cane, permettendogli di licenziarlo. A seguito di ciò, Hitler scrive il suo secondo libro ‘Er ist wieder’ (Lui è tornato), dal quale Sawatzski ricava una sceneggiatura per un film. Nel frattempo Sawatzski scopre che il comico è in realtà il vero Hitler e viene internato in un manicomio.
Il film è una buona approssimazione di come le persone percepiscano gli eventi della seconda guerra mondiale, come fatti distanti nel tempo e che tutto sommato potrebbero non riguardaci. Ricordiamo che l’Hitler del film, con la sua retorica carismatica, conquistò anche le televisioni della Germania contemporanea. La mia domanda allora diventa: abbiamo davvero dimenticato così velocemente? Impariamo dalla storia o la percepiamo come un ammasso di informazioni inutili da sapere solo per non prendere un 2 all’interrogazione?

Tipi di storia ed esistenza 

La storia è (o quantomeno fu) magistra vitae, fonte di insegnamenti per le generazioni future e sede di epoche gloriose a cui ispirarsi, o al contrario di momenti bui in cui il lume della conoscenza non ardeva ancora a dovere. Friedrich Nietzsche riteneva che una certa dose di oblio fosse necessaria per vivere la vita in modo più leggero, ma era altrettanto cosciente della pregnanza della storia, la memoria, tant’è che egli distinse tre tipi di storia: monumentale, antiquaria e critica. A ciascun tipo di storiografia corrispondeva un atteggiamento, rispettivamente di chi ricerca modelli nel passato, di chi loda il passato come epoca di splendore e di chi pone gli eventi passati ad una critica serrata, li condanna per poi progettare il presente sulla base dell’emendatio del passato. Ciascuno di questi atteggiamenti ha, sì, una possibile degenerazione (rispettivamente: fanatismo verso i maestri passati; mummificazione di ciò che fu; taglio netto col passato senza interrogarlo) ma secondo Nietzsche il modo per evitarle è farli coesistere in modo armonico. Per lui la storia ha perso il legame con la vita e per questo essa pecca di astrattezza e disinteresse verso se stessa, ed in ciò egli è in sintonia con Heidegger. Quest’ultimo riteneva che un’esistenza autentica fosse possibile solo comprendendo il passato, perché il nostro agire presente sia correttamente pro-gettato verso il futuro. Vive un’esistenza inautentica chi disconosce il passato e maldestramente si approccia al presente, finendo nella banalità nella generale inettitudine.

Aahh la Storia, questa sconosciuta!

Sia Heidegger che Nietzsche non sono, complessivamente, estranei al nazismo ed al suo triste epilogo ma cerchiamo di prenderli per quelli che principalmente sono: personaggi fondamentali per e della filosofia contemporanea. La storia ci avrebbe dovuto insegnare che un Hitler, un Mussolini, uno Stalin, un Francisco Franco non sono ben accetti nella nostra epoca ma ancora oggi esistono persone che, nostralgiche, bramano un ritorno al rigore ed alla disciplina (con tanto di violenza, verbale o fisica, e noncuranza per il resto delle persone che dissentono). Capire il passato, emendarlo e progettare un futuro migliore dovrebbe essere l’obiettivo che si ha in mente studiando la storia, senza isterismi di sorta e senza evanescenti posizioni di pensiero, dalla dubbia profondità critica.

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