Ex infermiere in stato vegetativo da 10 anni: sospendere i trattamenti è omicidio?

La Vicenda

Vincent Lambert è un uomo di 42 anni, ex infermiere, che a seguito di un incidente nel 2008 è rimasto tetraplegico e in stato vegetativo. In questi giorni, dopo 10 anni dall’incidente, l’équipe medica che lo ha seguito in questo periodo, in accordo con la moglie di Vincent e parte della famiglia, ha deciso di lasciarlo andare. Quindi si procederebbe con la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata (effettuata attraverso sondino nasogastrico) e una sedazione profonda e continua. La moglie è per la legge francese tutrice legale del marito. I genitori (ferventi cattolici) e due fratelli di Vincent tuttavia non sono d’accordo col parere medico. Hanno tentato in molto modi di fare ricorso ma senza successo. In questi giorni è scoppiata la polemica e si cerca di arrivare ad una conclusione sul caso di Vincent.

 

Il parere dell’équipe medica

Vincent è stato in questi anni oggetto di almeno una ventina di esami approfonditi di équipe mediche diverse, tutte dello stesso parere. Secondo i medici Vincent già 10 anni fa è entrato in quello che si chiama “stato vegetativo“. Non è consapevole e cosciente, non reagisce agli stimoli, non è capace di intendere e di volere. Respira autonomamente, ma non riesce a deglutire, quindi è alimentato tramite sondino nasogastrico e idratato. I movimenti delle gambe, degli occhi, delle stesse pupille, i suoni che emette e molti altri segnali che possono far pensare ad uno stato di coscienza in realtà non sono tali. Non sono movimenti volontari e consapevoli. Inoltre Vincent è sottoposto a “cure palliative“, ovvero cure specifiche per lenire il dolore. Quindi è in una condizione di sofferenza, con danni cerebrali evidenti ed irreversibili.

La legge francese

Il 2 febbraio 2016 è stata promulgata la legge n° 2016-87 “créant de nouveaux droits en faveur des malades et des personnes en fin de vie”. Il testo è stato approvato in via definitiva il 27 gennaio 2016. La legge modifica la precedente loi Leonetti del 2005 precisando i diritti dei malati e delle persone in fine vita e introducendo alcune significative novità. Si tratta del diritto alla sedazione, puo’ essere utilizzata su un paziente “colpito da una malattia grave e incurabile”. Questo e’ possibile in alcune particolari situazioni, nel caso in cui sia il paziente stesso a richiederlo e sussistano certe condizioni. Nel casi in cui il paziente non possa esprimere la propria volontà sta ai medici valutare.

Dibattito etico

È possibile stabilire qual è la scelta giusta per il bene di Vincent? I primi 3 principi fondamentali della bioetica formulati da Beauchamp e Childress affermano:
Principio di Autonomia: il paziente ha diritto di rifiutare il trattamento e di prendere parte al processo decisionale
Principio di Beneficenza: produrre benefici al paziente
Principio di Non Maleficenza: non danneggiare il paziente
Vincent non può esprimere la propria volontà perché secondo l’équipe medica è in stato vegetativo da 10 anni. Ma cosa significa “produrre benefici”? In che modo questo può avvenire con Vincent?

Ci si potrebbe chiedere: chi siamo noi e su che base ci arroghiamo il diritto di sospendere l’esistenza di una persona? I genitori vorrebbero che fosse spostato in un’altra struttura e continuasse a “vivere”. Tutto dipende da cosa intendiamo per “vita“. Vincent vive davvero o semplicemente esiste? La sua per la medicina è una “vita”/esistenza dolorosa e irreversibile. Quindi dall’altro lato ci si potrebbe chiedere: su che base ci arroghiamo il diritto di perpetuare il suo stato di sofferenza attraverso alimentazione ed idratazione forzata? Chi siamo noi per scegliere di continuare a farlo “vivere” in questo stato dopo 10 anni? Questa azione non potrebbe essere una manifestazione di un’atteggiamento umano egoista? L’atteggiamento di chi cerca di trattenere la vita dell’altra persona che ci sta sfuggendo di mano fino all’ultima briciola di dignità, senza riconoscere limiti. Tentare di tenere in vita una persona è sicuramente un’azione umana, ma in alcuni casi può essere talmente radicale da diventare disumana? Quella di Vincent può essere considerata lo stesso come una forma civile e dignitosa di vita? Perché anche questo è un compito fondamentale dei medici: garantire la dignità della vita.

Elena Bellinello

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