Di Maio sfida l’Unione europea: la politica del tutto e subito contro il lento processo d’integrazione comunitaria

Luigi Di Maio ha recentemente affermato che “ci sarà in tutti i Paesi un tale terremoto che le regole [dell’UE] cambieranno dopo le elezioni”. È risaputo che l’integrazione tra popoli, in particolare a livello comunitario, venga descritta ed effettuata secondo il metodo dei piccoli passi. Osserviamo oggi lo scontro tra questa consolidata impostazione e una politica del ‘tutto e subito’.

Luigi Di Maio

La frase del vicepresidente del Consiglio, pronunciata in un’intervista al Corriere della Sera, suona come un naturale proseguimento di una ormai troppo citata campagna elettorale, rivolta a un’Italia non ancora rialzatasi dalla crisi del 2008 e che per la prima volta va veramente a scontrarsi con una diversità culturale. Uno stato membro e fondatore che fronteggia la disparità economica rispetto ai protagonisti dell’Unione e la mancanza di una leadership stabile e dotata di autorevolezza.

“Ci sarà in tutti i Paesi un tale terremoto che le regole cambieranno dopo le elezioni” afferma quindi Di Maio, consapevole dell’eco che le sue parole avranno e della reazione della propria base elettorale. Un popolo abituato alla tempistica da social network, stanco di aspettare un processo politico a termine troppo lungo, di cui potrebbe non essere il diretto destinatario.
Una madre che pensa ad andare in pensione prima di quanto probabilmente potrà il figlio in futuro, un’economia che rimedia al passato guardando all’immediato presente, perché è questo che il popolo vuole, e in nome del popolo avrà.

La Commissione europea

Ma come può conciliarsi l’impazienza politica con un procedimento di integrazione comunitaria che dal momento stesso del suo concepimento ha seguito il metodo dei piccoli passi?
Era il 1950 quando Schuman prospettava per la prima volta il concetto di unione ed integrazione europea, dichiarando che “l’Europa non potrà farsi una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
A questa teorizzazione è seguita una prassi consolidatasi nei decenni successivi, che ha dimostrato nella pratica quanto l’unione economico-politica tra i popoli non può che essere vista con uno sguardo al lungo periodo.

Un’evoluzione lenta, che non mira a realizzare subito l’obiettivo finale, ma a perseguire piccoli risultati, contrasta con una comunicazione politica fondata sull’immediatezza, che accontenta le esigenze delle generazioni presenti, mettendo spesso in secondo piano – anche solo a livello propagandistico – le proiezioni future.

Roberta De Rossi

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