Il governo cinese ha stretto un accordo con lo Zimbabwe per installare nel paese africano sistemi di riconoscimento facciale. In cambio del finanziamento la Cina otterrà milioni di dati che saranno utilizzati dai ricercatori per migliorare le tecnologie. La Cina è stata il primo paese ad implementare un sistema di sorveglianza hi-tech. Questi sistemi possono però rivelarsi armi a doppio taglio. Michel Foucault in “Sorvegliare e Punire” ci presenta il Panopticon, concetto filosofico che può aiutarci a comprendere il perchè dell’efficacia di questo sistema di sorveglianza.

Nel secondo libro della Repubblica Platone racconta la storia di Gige, bovaro al servizio di Candaule, re di Lidia. La leggenda narra che a seguito di un violento terremoto si aprì una voragine nel terreno sul quale Gige portava al pascolo il suo armento. All’interno di questa voragine il bovaro trovò un anello e scoprì che indossato in un determinato modo questo rendeva invisibile chiunque lo portasse. Questo potere conferitogli dall’anello consentì a Gige di recarsi al palazzo reale, sedurre la moglie del Re e con suo aiuto uccidere il Re ereditando il suo trono. Tramite questo mito Platone vuole insegnarci che nessun uomo è abbastanza virtuoso da non commettere atti illeciti qualora non venga visto.
Nell’ultimo decennio del XVIII secolo Jeremy Bentham progettò il Panopticon, un carcere ideale che consentiva ad un’unica guardia di osservare (opticon) tutti (pan) i detenuti senza permettere a questi di capire se fossero osservati o meno. L’idea del Panopticon sarà ripresa da diversi pensatori tra cui Michel Foucault che in Sorvegliare e Punire (1975) lo presenta come modello del potere che nelle società moderne non si impone più dall’alto ma pervade la società dall’interno. Per descrivere il Panopticon Foucault dice che è «il modo di indurre […] uno stato cosciente di visibilità che assicura il funzionamento automatico del potere. Far si che la sorveglianza sia permanente nei suoi effetti, anche se discontinua nella sua azione»1 . In altre parole Foucault ci sta dicendo che all’interno della prigione il condannato si sente costantemente osservato anche se effettivamente non lo è sempre, questo permette al potere di essere esercitato costantemente. Nel mito di Gige il Re rappresenta allegoricamente il potere, ed è proprio l’invisibilità che consente a Gige di spodestarlo.

Questa lezione sembra essere stata compresa bene dal governo cinese, che già da diversi anni sta investendo molto sulla ricerca hi-tech per implementare sistemi di controllo che possano aiutare le forze dell’ordine a svolgere al meglio il proprio lavoro. In alcune regioni della Cina queste infrastrutture sono già operanti. Si tratta di sistemi di riconoscimento biometrico che sfruttano il riconoscimento facciale per tracciare persone volto a facilitare la cattura di ricercati ma che sono in grado anche di permettere un intervento più rapido da parte delle forze dell’ordine qualora dovesse verificarsi qualche problema. In diverse città migliaia di telecamere monitorano strade, stazioni e luoghi pubblici. Di recente le forze dell’ordine di Pechino sono state dotate anche di occhiali sui quali è stato installato un sistema di riconoscimento facciale che consente di vedere laddove le telecamere fisse non vedono.

Recentemente sembra che Cloudwalk, azienda hi-tech che si occupa di sistemi di riconoscimento facciale, abbia firmato un accordo col governo dello Zimbabwe che prevede un finanziamento cinese per lo sviluppo di un sistema di sorveglianza simile a quello già utilizzato in alcune zone della Cina. In cambio dei finanziamenti per la costruzione delle infrastrutture la Cina potrà avere accesso a milioni di dati, questi consentiranno di implementare le ricerche sul riconoscimento facciale di persone di etnie diverse, uno dei principali problemi del settore a livello mondiale.
Per questo progetto è stato scelto proprio lo Zimbabwe per diversi motivi. Il primo riguarda sicuramente le pressochè inesistenti leggi sulla privacy del paese che non tutelano i dati biometrici dell’individuo. Inoltre il partito comunista cinese è stato storico alleato di Robert Mugabe, che ha mantenuto il controllo il paese tra il 1980 e il 2017 tramite un regime repressivo e autoritario ed è sempre stato interessato nello sviluppo dei sistemi di sorveglianza di massa. Lo scorso novembre Mugabe è stato estromesso e l’accordo, già in corso di sviluppo, è stato sospeso in attesa delle elezioni del 30 luglio. Le elezioni sono state vinte da Emmerson Mnangagwa, ex consigliere e alleato di Mugabe già al governo quando l’accordo è stato firmato.
I problemi nel campo del riconoscimento biometrico facciale sono ancora tanti. Recenti sperimentazioni nel Regno Unito hanno attestato una percentuale di errore del 91% da parte di sistemi di riconoscimento biometrico. L’unica certezza sembra essere che la Cina voglia arrivare prima di tutti a padroneggiare queste tecnologie e non ne teme l’applicazione.
Dietro a queste innovazioni tecnologiche si celano diversi risvolti etici di difficile comprensione riguardanti l’invasione della sfera individuale. Inoltre è evidente che l’applicazione su larga scala di queste innovazioni tecnologiche comporterebbe cambiamenti sociali la cui portata è impossibile da prevedere. Sicuramente il miglioramento di queste tecnologie può aiutare a migliorare la lotta al crimine e facilita la gestione dell’ordine pubblico. Una rete di sorveglianza estesa e funzionale può però tradursi in uo strumento repressivo eccezionale che permette di perseguitare minoranze etniche e oppositori politici con maggiore facilità. La società distopica creata da George Orwell in 1984 esemplifica al meglio l’effetto che un sistema di controllo vasto ed efficiente (il Grande Fratello che continuamente osserva tutti) potrebbe creare applicata ad un regime autoritario che usa ciò per scopi repressivi.
1Michel Foucault, Sorvegliare e punire, 1975
Edoardo Dal Borgo