Chi trova un proverbio trova un tesoro: da dove derivano i modi di dire

Perché un termine o una frase diventano un modo di dire così diffuso? Basta leggere l’articolo.

Usare la carota e il bastone

Di seguito qualche breve curiosità sulla nascita dei proverbi, agili escamotage per dire in poche parole tante cose.

Una lingua proverbiale

Il nostro linguaggio quotidiano è ricco di proverbi e modi di dire tramandati di generazione in generazione. Utilizzarli significa spesso esplicitare un ragionamento complesso o un’emozione in poche parole. Fanno parte del repertorio comune di ciascun cittadino italiano, quella base solida della nostra cultura che permane nella diversità dei nostri dialetti, dei nostri usi e costume e dei nostri più coloriti accenti.

I proverbi sono il tesoro della saggezza popolare e racchiudono, quasi sempre a nostra insaputa, insegnamenti ed opportunità di riflessioni unici per qualità e quantità. “Meglio soli che mal accompagnati” e ” chi fa da se fa per tre” inneggiano all’individualismo e allontanamento degli altri, o forse sono semplicemente una piccola dose di sana autostima.

Le battaglie ci hanno regalato, oltre che a centinaia di pagine di libri, due espressioni ancora oggi utilizzate: “Vittoria di Pirro” e “Caporetto“. La prima si riferisce a Pirro, re dell’Epiro, che sconfisse i romani in due combattimenti, ma questo gli costò molto caro, infatti perdette migliaia di soldati e comandanti dell’esercito e i suoi successi si rivelarono inutili. Con questa locuzione si vuole quindi descrivere una vittoria con scarsi risultati.

Definire un evento come una Caporetto significa descriverlo come una sconfitta schiacciante, infatti nella piccola città slovena, situata nell’Isonzo, durante la Prima Guerra Mondiale le truppe italiane subirono una sconfitta disastrosa e furono costrette a ritirarsi sul Piave. Le guerre portano solo distruzione ed espressioni negative.

Breve pausa linguistica fra una battaglia ed una rivoluzione

We shall continue to operate on the Italian donkey at both ends, with a carrot and with a stick” ovvero ” Continueremo a operare sull’asino italiano ad entrambe le estremità, con una carota e con un bastone“. Così disse ripetutamente il Primo Ministro inglese Winston Churchill in un discorso al Parlamento nel 1943. Riteneva questo il modo giusto per interagire con la vicina Italia. Ma se tuttora usiamo questa espressione per dire che è necessario alternare le maniere buone a quelle cattive, è grazie a Benito Mussolini. Fu proprio il capo del regime a scrivere un articolo l’anno seguente intitolato “I tempi del bastone e della carota” dove criticava Churchill.

Quando invece chiediamo di fare uno sforzo in più per raggiungere un traguardo o per aggiungere qualcosa siamo soliti dire “fatto trenta, facciam trentuno“. La frase viene attribuita a Papa Leone X che nel 1517 doveva nominare nuovi cardinali. Stilò una lista di trenta nomi per poi accorgersi di aver trascurato un prelato di grandi meriti e fama. Impossibilitato a correggere l’elenco decise semplicemente di aggiungere un nome per poi pronunciare la frase citata.

Questi due esempi dimostrano come la storia sia teatro non solo di grandi eventi da studiare ma anche di piccole perle preziose che nel tempo sono state accantonate in un angolino, ma se riscoperte acquistano nuovamente valore.

Piangere lacrime di coccodrillo

Chi trova un proverbio trova un tesoro

Quante volte avrete detto “sono al verde“? Per scherzo o per farvi offrire una cena, oppure, purtroppo, con serietà. L’espressione si usa per dire che non si hanno soldi, ma non perché la carta moneta fosse un tempo, e ancora oggi in alcuni paesi, di colore verde. Deriva dal fatto che una volta nelle aste pubbliche il battitore accendeva una candela con il fondo verde che, una volta esaurita, segnava la fine dell’asta. Se la candela si spegneva era sinonimo che si erano finiti i soldi per rilanciare le offerte.

Un’altra curiosità riguarda i nostri pianti, quelli finti. Quante “lacrime di coccodrillo” versate da bambini per ottenere chissà cosa. Prima di etichettare il rettile come falso è utile sapere che in un libro di viaggi del XIV secolo si raccontava di coccodrilli che, mentre mangiavano le prede, perdevano lacrime dagli occhi. Forse era solo impietosito dalla piccola preda morta, o era affamato ed era contento di poter mangiare (succede anche a noi) oppure aveva un buon sapore. Chissà.

Conoscere le brevi ed insolite storie che stanno dietro ad espressioni che utilizziamo ancora oggi può essere utile per ricordarsele ed insegnarle poi alle future generazioni, forse troppo occupate a guardare all’avvenire, senza accorgersi che è frutto (come loro) del passato e del presente.

 

 

1 commento su “Chi trova un proverbio trova un tesoro: da dove derivano i modi di dire”

  1. Che articolo stuzzicante! Giustamente riporta esempi di proverbi conosciuti e utilizzati a livello nazionale, ma la ricchezza di questi modi di dire è infinita se includiamo i proverbi locali. Lancio la sfida, sempre con riferimento storico: “alle porte coi sassi”

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