Padova, una donna rimane bloccata in ascensore e per evitare la disidratazione beve del vino. Vediamo perché questo comportamento ha in realtà rischiato di aggravare la sua situazione.
La claustrofobia è il timore ossessivo di trovarsi in ambienti chiusi. Nonostante questa paura possa raggiungere il livello di patologia solo per una piccola percentuale di popolazione, tutti nella vita arriviamo a chiederci: “Ma se l’ascensore si fermasse?”. L’incubo si è realizzato lo scorso sabato, per una donna di cinquant’anni. Sono le 9:30 del mattino, la donna decide di portare in cantina una cassa di vino quando l’ascensore si ferma. A quel punto la sfortunata vittima ha provato a forzare le porte e a chiamare aiuto, ma neppure la signora delle pulizie l’ha sentita. A salvarla ci ha pensato la madre, accorsa sul luogo dopo svariati tentativi di chiamarla al cellulare. Ai vigili del fuoco, ben 27 ore dopo, ha raccontato di essere sopravvissuta alla giornata afosa bevendo vino.

L’alcol non disseta
In quello che sarà ricordato come il giugno più caldo degli ultimi anni, anche l’astemio più testardo avrebbe probabilmente ceduto ai fumi dell’alcol, trovandosi nella stessa situazione della padovana. Ma il vino l’ha davvero salvata? Da un punto di vista puramente chimico, il vino è una miscela liquida costituita principalmente da acqua e alcol etilico. Se mediamente una bottiglia contiene il 90% di acqua, potrebbe sembrare un’ottima soluzione in caso di necessità ma sarebbe un errore potenzialmente fatale. Nonostante il nostro corpo assorba l’acqua contenuta nella bevanda, il problema è l’assunzione di alcol. Infatti quest’ultimo ha bisogno di una grande quantità di acqua per essere metabolizzato. La sensazione appagante che ci illude di esserci dissetati quando beviamo una bevanda alcolica è quindi illusoria.
Il metabolismo dell’alcol
L’etanolo viene assorbito dalle pareti dello stomaco e dell’intestino tenue, per poi passare al circolo sanguigno. A questo punto una parte viene espulsa tramite urine, sudore e respirazione ma la maggior parte si raccoglie nel fegato per essere ossidata. Il suo destino metabolico è infatti l’ossidazione ad acetaldeide, a sua volta convertito in acetato e dunque ad acetil-coenzima A: quest’ultimo entra nel ciclo di Krebs. Tutte queste reazioni consumano una grande quantità di acqua, e spiga anche il motivo per il quale dopo una serata alcolica ci svegliamo con la sete di un cammello!

L’alcol fa male
“Il vino fa buon sangue”. Questo è solo uno dei numerosi modi di dire che spopolano nel nostro amato stivale. Nonostante sia oramai risaputo che il vino contiene antiossidanti utili al nostro organismo, ciò non compensa i danni che provoca l’etanolo. Il bere è legato a morti premature, cancro e malattie cardiovascolari. Solo il consumo pari a zero minimizza il rischio complessivo dei danni alla salute. In ogni caso c’è differenza tra bere una birra ogni tanto in compagnia e l’essere alcolizzati cronici, ricordatevi però che, se siete bloccati in ascensore in compagnia di una bottiglia di vino, è meglio tenersi la sete.
Matteo Vailati