La teoria dei gradi di separazione: ecco come ognuno possiede “6 persone” che lo collegano al resto del mondo

“Tutto il mondo è paese”. Quello che per ognuno di noi è sempre stato solo un modo di dire piuttosto che una verità appurata, potrebbe rivelarsi molto più che un mantra ripetuto in modo automatico. Cosa pensereste, infatti, se vi dicessimo che tra voi e qualsiasi altra persona in qualunque parte del mondo si frappongono solamente altri sei individui?

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Credit: The Forge Communications

Nonostante l’eco mediatica raggiunta negli ultimi tempi da questa originale teoria (basti pensare che persino la band irlandese The Script l’ha usata come titolo di una delle sue più celebri canzoni) la prima formulazione della teoria dei Six Degrees risale agli anni 20, grazie all’omonimo racconto dello scrittore ungherese Frigyes Karinthy.

Dalla letteratura alla teoria del piccolo mondo

Secondo questa tesi – accettata da diversi campi di studio, tra cui semiotica e sociologia – ogni abitante del mondo può essere collegato a qualunque altra persona per mezzo di una catena di conoscenze/relazioni con non più di cinque intermediari.
A dare alla teoria dei gradi di separazione lo spessore scientifico che meritava furono però due ricercatori del MIT e dell’IBM – che negli anni 50 sfruttarono il calcolo della probabilità per analizzare la questione con occhio matematico – nonché, nel decennio successivo, lo psicologo Stanley Milgram.
Scegliendo come soggetti sperimentali, estratti casualmente, alcuni abitanti del Midwest, lo sperimentatore chiese loro di spedire un pacco ad uno sconosciuto nel Massachusetts. Sebbene i mittenti avessero a disposizione il nome e l’indirizzo del destinatario, essi non potevano usarlo: il loro compito era invece quello di spedire l’oggetto ad un loro conoscente che reputavano avesse più probabilità di conoscere il destinatario ultimo del pacco. Tale conoscente, a sua volta, doveva poi proseguire la catena “indiretta”. L’obiettivo di Milgram era infatti quello di creare un effetto domino, una catena di scambi che verificasse quanti “passaggi” fossero necessari per arrivare all’ultima persona: dimostrare, in sostanza, quanti gradi di separazione esistano tra due sconosciuti qualsiasi.
I risultati dimostrarono la veridicità dell’ipotesi di Karinthy: nella maggior parte dei casi furono al massimo dai 5 ai 7 gli intermediari sufficienti per far sì che il pacco arrivasse a destinazione, ufficializzando quella che da Milgram venne ribattezzata “teoria del mondo piccolo”, o più semplicemente nota come teoria dei sei gradi di separazione.

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Credit: Daniele Signoriello

I risultati portati a casa dallo psicologo non rimasero però rilegati nel campo “analogico”. Stando a quanto scoperto nel 2001 dal ricercatore della Columbia University, Ducan Watts, sostituendo la spedizione postale utilizzata da Milgram con quella più moderna delle e-mail, infatti, i risultati si dimostravano altrettanto significativi. Questa volta ad essere coinvolte nella sperimentazione furono oltre 48.000 persone appartenenti a quasi 160 stati diversi, incaricate di inviare un messaggio di posta elettronica ad uno sconosciuto, anche in questo caso in modo indiretto e sfruttando esclusivamente una catena di propri contatti come intermediari. Anche questa volta i gradi di separazione non furono mai più di sei.

Sempre meno gradi di separazione

A rendere il “piccolo mondo” di Milgram ancora più ridotto sono stati poi i social network. Nonostante il suo primato sia stato superato da stelle nascenti come Instagram, la piattaforma di Facebook (che dal 2017 ha superato la soglia dei due miliardi di iscritti) si dimostra ancora oggi il perfetto crocevia per le interconnessioni alla base della Six Dregrees. Il primogenito digitale di Mark Zuckerberg, infatti, non solo si è dimostrato un’ulteriore prova a favore della teoria milgraniana, ma ne ha addirittura ridotto il numero di intermediari: secondo una ricerca condotta da un team di Menlo Park, Facebook avrebbe infatti contribuito ad accorciare i gradi di separazione da sei a quattro.

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Credit: PC Professionale

La scoperta arrivò nel 2001, da parte di un gruppo di informatici dell’Università Statale di Milano in sinergia con alcuni colleghi esteri del team di Zuckerberg: essi tentarono di ripetere l’esperimento dei gradi di separazione sfruttando l’algoritmo di Facebook, scoprendo che – su un campione di oltre 65 miliardi di relazioni analizzate – a separare ciascun utente da un altro qualsiasi dei miliardi appartenenti alla piattaforma social erano sempre meno di quattro gradi di separazione, nello specifico 3.74.

Insomma, sempre più raggiungibili, tanto che scegliendo attentamente le sei persone giuste ognuno di noi potrebbe tranquillamente arrivare allo stesso Zuckerberg, al Presidente della Repubblica, al proprio attore preferito o – chi può dirlo – con un po’ di fortuna anche alla propria anima gemella.

Francesca Amato

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