Golden Globes 2019: il trionfo di Bohemian Rhapsody ci restituisce il mito Freddie Mercury

Si è svolta stanotte la cerimonia di premiazione dei Golden Globes 2019, che ha visto protagonisti, come ogni anno, attrici e attori americani e non, nonché i film e le serie tv che nell’anno appena passato hanno avuto maggior successo.

I vincitori

Tra le serie tv premiate troviamo “The Americans” e “Il metodo Kominsky”, senza dimenticare il film per tv ispirato all’assassinio di Gianni Versace (“L’assassinio di Gianni Versace – American Crime Story”). Protagonista della serata è stata, sicuramente, Sandra Oh. L’attrice canadese di origini coreane, infatti, è la prima donna asiatica a vincere un premio di questo genere dal 1980. Un traguardo davvero importante, se si considera anche che la stessa attrice era anche conduttrice della cerimonia di ieri sera.

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L’attrice Sandra Oh (fonte: Variety)

Tra i film premiati spiccano “Green Book” e “Bohemian Rhapsody“. Quest’ultimo merita una menzione speciale: oltre ad essere premiato nella categoria “Miglior film drammatico”, infatti, vincitore di un’altra statuetta è stato il suo protagonista, Rami Malek. L’attore, di origine egiziane, ha infatti interpretato Freddie Mercury nel film che porta il nome della canzone più celebre dei Queen.

Bohemian Rhapsody

Rilasciato in Italia a fine novembre, Bohemian Rhapsody ha subito entusiasmato le migliaia di fan dei Queen ancor oggi fedelissimi a questa indimenticabile band. Malgrado siano trascorsi quasi trent’anni dalla morte di Mercury, infatti, il suo genio ancora vive nei tantissimi fan sparsi in tutto il mondo. Bohemian Rhapsody non è solo un film, è un viaggio: un viaggio attraverso la vita di un uomo, Farrokh Bulsara, cittadino inglese di origini parsi, che un giorno, per puro caso, si trovò a far parte di una band. Quella stessa band che, solo qualche anno dopo, è diventata la più famosa rock band al mondo: i Queen. Attraverso gli anni, attraverso le canzoni e le vicissitudini della vita, questo film permette a chiunque di entrare nel mondo di uno degli uomini più famosi sul pianeta. La narrazione culmina con il celebre Live Aid, probabilmente uno dei concerti più famosi della storia:

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La scena del Live Aid tratta dal film (fonte: BadTaste)

Il film, infine, si conclude, come è giusto che sia, con la morte di Mercury, ucciso dall’AIDS nel 1991.

Una, tante vite spezzate dall’AIDS

L’AIDS (Sindrome da Immunodeficienza Acquisita) è una malattia del sistema immunitario causata dal virus dell’HIV. Il virus ha come obiettivo le cellule CD4 del nostro organismo: i linfociti T-helper. Senza di questi “aiutanti” il nostro corpo non è in grado di rispondere ad alcun tipo di attacco esterno. Una volta infettati, i pazienti possono vivere per un periodo di tempo anche lungo (15-20 anni) senza percepire alcun sintomo. Quando, tuttavia, la malattia finalmente si manifesta, il corpo è ormai privo di qualsiasi difesa immunitaria. L’AIDS, infatti, è un assassino silente: il virus, dopo aver contagiato un buon numero di cellule nell’organismo, si replica e uccide le cellule immunitarie. Non è difficile capire, quindi, come una totale deplezione di queste cellule possa avere risultati catastrofici. Una semplice influenza potrebbe trasformarsi in una malattia mortale. Ed è, purtroppo, quel che successe anche a Freddie Mercury. Il cantante, malato di AIDS fin dagli anni ’80, infatti, contrasse nei suoi ultimi giorni una polmonite che gli fu fatale.

Una vita terminata molto, troppo presto, che però continua a resistere nel ricordo che solo i più grandi sono capaci di generare.

Beatrice Mazzoleni

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