Nella pellicola del 2008 Wanted – scegli il tuo destino, il regista Timur Bekmambetov immagina sostanzialmente che il destino fosse dettato da un telaio, chiamato il Telaio del Fato, il quale avrebbe modo di comunicare quali siano i nomi delle persone da uccidere affinché la vita di tutti i giorni possa procedere secondo dei principi etici e di sana convivenza nella società. Questo telaio è gestito da una confraternita che esegue gli ordini imposti dal destino stesso.
Nel corso del film si scopre che proprio il capo di questa confraternita, avrebbe iniziato a lasciare le orme del destino, per dettare ordini solamente per un tornaconto personale.
Le teorie multiverso
Tralasciando i dettagli della trama del film, è possibile analizzare come questo abbia dei riscontri nella fisica teorica, che in contesti del genere viene definita anche come ‘scienza di confine’ in quanto si allontana dalle evidenze sperimentali e porta a ragionamenti che rasentano la fantascienza. Tuttavia non bisogna dimenticare che c’è un fondamento scientifico in tutto questo. Esistono teorie come la teoria dei multiversi in cui il concetto di destino, filosoficamente parlando, è strettamente collegato al tempo che rappresenta una grandezza indispensabile nella fisica sin dalle sue origini.
Prima di analizzare a fondo il concetto di tempo e multiversi, bisogna precisare che questa teoria ha diverse formulazioni e interpretazioni. Tra cui c’è la formulazione di Hugh Everett III secondo cui ogni misurazione quantistica porta alla creazione di universi paralleli, tanti quanti sono i possibili esiti della misura. Nell’interpretazione di Copenaghen si teorizza che lo stato del nostro universo sia correlato agli stati di altri universi che costituiscono una funzione d’onda universale. La formulazione più accreditata invece, è quella della teoria delle bolle in quanto ha molte più evidenze sperimentali. In quest’ultima si pensa che l’universo in cui viviamo si sia formato da una bolla che si è poi espansa a creare tutto il nostro universo. La nostra bolla tuttavia, non sarebbe l’unica, infatti il tutto deriverebbe da una ‘schiuma primordiale’, dalla quale delle fluttuazioni di energia a livello quantistico, creerebbero delle bolle e di conseguenza anche gli universi.

Collasso della funzione d’onda e creazione di nuovi universi
La teoria dalla quale sembra prendere spunto il film, è quella di Hugh Everett III.Infatti l’uccisione di un individuo determinerebbe uno svolgimento del futuro in maniera diversa rispetto al caso contrario. Per capire come questo è possibile bisogna conoscere prima la funzione d’onda. La funzione d’onda, generalmente indicata con la lettera greca ѱ, è una funzione che determina lo stato di un sistema fisico in meccanica quantistica. L’evoluzione temporale di questo sistema, e quindi della funzione d’onda, è descritto dall’equazione di Schrödinger. La funzione d’onda può essere pensata come un contenitore nel quale ci sono dentro tutte le informazioni sul sistema, e attraverso delle operazioni è possibile ‘estrarre’ e determinarne le quantità fisiche ad esempio l’energia.
In meccanica quantistica la funzione d’onda è fatta in modo che rappresenti una probabilità, e facendo una misura otteniamo un determinato valore di una osservabile fisica con una certa probabilità. Inoltre nel momento in cui si effettua una misura la funzione d’onda collassa istantaneamente nell’autostato dell’osservabile fisica che stiamo misurando.
In questo senso intendiamo che, secondo la teoria in esame, quando nella vita reale si effettua una scelta è come se si facesse ‘collassare l’universo’ in una sola direzione. Ma a disposizione si hanno tante scelte. Ebbene, con una visione un po’ astratta è possibile dire che non si fa altro che scegliere il proprio destino, proprio come il film vorrebbe far intendere. Tutto questo viene spiegato della teoria affermando che ogni misura in meccanica quantistica porta alla divisione dell’universo in base a quanti sono i possibili esiti della misura.
In particolar modo, il tempo in questi universi è unico e gli stessi sono governati da leggi fisiche uguali anche se è possibile che i suddetti universi si trovino in uno stato differente dagli altri.
Per chiarire la portata di questa teoria, il fisico statunitense Max Tegmark afferma che:
“Le dimensioni del Multiverso sono così smisurate che hanno come conseguenza che da qualche parte esistono altri esseri uguali a noi, ma non rischiamo di incontrarli. La distanza che dovremmo percorrere è così grande che il numero di chilometri ha più cifre di quante sono le particelle dell’Universo conosciuto“.
Esistono altre interpretazioni del tempo?
Ci sono diverse tipologie di pensiero. Idee molto accreditate riguardano il fatto che il tempo abbia una sua linea, in modo più evocativo arrow of time, che suggerisce di pensare al tempo come un qualcosa che scorre in una direzione senza alcun modo di poter tornare indietro, si può solo seguire il corso degli eventi. Fisicamente questo corrisponde ad una direzione nella quale c’è un aumento di entropia, ovvero un aumento del disordine dell’universo.

Altre teorie invece come quella della quantizzazione della relatività generale, dimostrano come quando si analizza a fondo il mondo della meccanica quantistica il tempo non ha senso di esistere. Quando gli astronauti sono nello spazio, essi non hanno la concezione di alto o basso poiché qualsiasi direzione può essere identificata come tale. Tuttavia questi sono dei concetti molto pratici quando ci troviamo sulla terra. Analogamente, il tempo è un susseguirsi di eventi, e si riesce a percepire solo il suo scorrere. Il punto fondamentale è che per il tempo si prende un riferimento, ad esempio da un orologio, in modo da ottenere la durata temporale di un determinato evento. Ma in questo modo si è solo espressa la durata dell’evento in riferimento alla posizione delle lancette. Questo porta a pensare che è possibile fare a meno del tempo semplicemente esprimendo come si evolve un evento, in riferimento ad un qualsiasi ‘orologio’. Ebbene, unendo relatività generale e meccanica quantistica l’equazione di Wheeler-DeWitt, ha come soluzione la funzione d’onda dell’universo con la peculiarità che questa funzione, a differenza delle funzioni d’onda in meccanica quantistica, non contiene una dipendenza temporale esplicita. Significa che è possibile studiare il tutto senza fare alcun riferimento al tempo come lo intendiamo nella fisica classica.
Fedele Delvecchio