Walter White, ovvero il male come banalità e riscatto

la chimica è lo studio delle sostanze, ma io preferisco vederla come lo studio dei cambiamenti

Con queste parole, Walter White introduce quella che sarà l’ennesima lezione in un liceo di provincia davanti a studenti svogliati. Nulla di nuovo nella routine di questo apparente prof di mezza tacca. Almeno fino a quando verrà ricoverato per un malore e la diagnosi svelerà un esito tanto grave da costringerlo a una svolta radicale. Malvagia, ma necessaria per aiutare i propri cari.

copertina della 1° stagione

Nell’episodio pilota di Breaking Bad vediamo già i semi dell’ascesa criminale del protagonista. Un’epopea del narcotraffico che attraversa 5 stagioni cariche di drammi famigliari, azione, menzogne e dubbi morali. La strada del male può essere giustificata se diretta verso un fine ritenuto superiore? E come può un uomo normale ritrovarsi su questa strada? Sono gli interrogativi portanti della serie, non così distanti da quelli che spinsero Hannah Arendt a scrivere La banalità del male, un reportage/saggio filosofico sul processo di Adolf Eichmann, burocrate nazista.

Eichmann, Il male amministrato dall’alto

Adolf Eichmann a processo (fonte corriere.it)

Lo stereotipo dell’impiegato: occhialuto, stempiato, in giacca e cravatta, senza alcun segno particolare. Insomma, ecco il ritratto di Eichmann, processato e condannato nel 1961 a Gerusalemme. Il trionfo della mediocrità. Eppure, gli venne affidato il compito di gestire le procedure per la soluzione finale. In altre parole, contribuiva dal proprio ufficio all’organizzazione dei treni per il trasporto degli ebrei verso i campi di sterminio. Tutto ebbe inizio con un decreto di Hitler nel 1939 per l’eliminazione dei malati di mente, non parlando tuttavia di “assassinio” bensì di “morte pietosa”: una perifrasi moralmente più leggera, o comunque meno tremenda all’orecchio. Eichmann, in tutto ciò, si è sempre applicato con rigore burocratico, amministrando i mezzi secondo gli ordini ricevuti dall’alto. Domandarsi sugli scopi non rientrava nemmeno tra le sue opzioni.

Non era uno stupido, era semplicemente senza idee, e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo

Arendt non scorge alcuna profondità diabolica in questo grigio impiegato. Un esecutore privo di pensiero autonomo e impermeabile a giudizi morali, ingranaggio di un sistema disumanizzante. 

L’evoluzione in Heisenberg: “Sono io il pericolo”

La mediocrità accomuna un individuo come Eichmann e un personaggio televisivo come Walter White. 

Un everyman americano che deve barcamenarsi tra due lavori (insegnante e addetto autolavaggio) per provvedere alla moglie, per di più in dolce attesa, e a un figlio disabile. Insomma non proprio un quadro esaltante, a cui si aggiunge un cancro ai polmoni. Le chances di sopravvivenza sono quasi zero e i risparmi di una vita non bastano né per le dovute cure né per il sostentamento della famiglia . Ecco perché prima della fine, Walter sente di dover fare qualcosa: cucinare e vendere metanfetamina. Un gesto estremo dettato dalla disperazione e dal fortuito incontro con Jesse Pinkman, suo ex allievo e piccolo spacciatore. Combinando la sua rete di distributori con l’eccellente preparazione di Walter, il business diventa sempre più consistente. Il che significa attirare l’attenzione dei pesci grossi che hanno in mano il territorio. La parabola della coppia si trasformerà inevitabilmente in una scia di sangue. Assistiamo quindi alla discesa morale di Walter. Di episodio in episodio, i suoi scrupoli si fanno più labili mentre inganni e manipolazioni si moltiplicano. 

Aveva giurato di smettere al raggiungimento della somma necessaria per garantire un futuro alla sua famiglia. Eppure la sua deriva è inarrestabile. Non può ritirarsi ora che è diventato Heisenberg, il miglior cuoco sulla piazza. Un’evoluzione antieroica rimarcata anche esteticamente: via i baffi e il look anonimo da insegnante per sfoggiare pizzetto e cappello nero sopra una testa rasata (per via della chemio). 

Ironia della sorte, la condanna della malattia ha rappresentato sia una liberazione che l’opportunità di un riscatto.Walter non ha mai potuto esprimere veramente il suo talento fino al momento in cui ha deciso di entrare nel mercato della droga. Il denaro e la nomea guadagnati in questo ambiente gli hanno conferito una sicurezza e aggressività tali da dimenticare i rimpianti per una brillante carriera accademica mai avveratasi.

Cattivi si è o si diventa?

Se Eichmann si è ritrovato inconsapevolmente nella “normalità” del male generato da un regime totalitario, Walter White presenta una profondità più articolata. Il crimine, visto inizialmente come strada necessaria, diviene scelta consapevole e machiavellica. Lo vediamo ripetere spesso alla moglie Skyler che lo sta facendo per loro. Tuttavia alla fine ammetterà che l’ha fatto per sé stesso. “Mi piaceva farlo. Ed ero molto bravo. E… mi sono sentito… mi sono sentito vivo”.  Quindi Walter è diventato cattivo a causa di circostanze esterne? Oppure covava da sempre un lato oscuro che grazie al cancro si è manifestato nella forma di Heisenberg?

Riecheggia l’antica questione dell’uomo criminale e del suo grado di responsabilità: colpa individuale di una volontà perversa o prodotto patologico di una società che può mettere alle corde? Certo è che il fascino del male è più suggestivo in una realtà apatica e indifferente alla sofferenza. 

Luca Volpi

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