“Non me va bene che no!” Un 15enne combatte Casapound con il Paradosso di Popper

Lo scontro con Casapound

State a fa’ leva sulla rabbia della gente per racimolare voti. ‘Sta cosa di anda’ sempre contro le minoranze a me nun me sta bene. Con queste parole un ragazzo di 15 anni ha preso la parola durante la manifestazione di Casapound a Torre Maura, a Roma, da giorni al centro delle polemiche per l’arrivo di alcuni nomadi in un centro della zona. I manifestanti che sono in presidio davanti al centro d’accoglienza hanno intercettato alcune persone che stavano portando il pane all’interno della struttura. Le hanno fermate creando un momento di tensione. Subito dopo le buste con il pane non sono state più ritrovate ed alcuni pezzi sono stati gettati a terra.

In un video che sta diventando virale, il ragazzo parla con Mauro Antonini, uno dei dirigenti del movimento di estrema destra, spiegando che quello che è successo è solo uno strumento per far sentire alle istituzioni che Torre Maura è in una situazione di degrado. Risponde il ragazzo che per lui il problema è se gli svaligiano casa, non se lo fa un rom. Insiste inoltre affermando di non gradire l’avversione alle minoranze. Nessuno deve essere lasciato indietro, né italiani, né rom. Chiede poi Antonini se i rom possono essere ritenuti allo stato attuale delle cose un’effettiva una minoranza. Mi pare proprio di sì – risponde il 15enne- siamo 60 milioni.

Il ragazzo ha agito nel modo giusto? Iniziamo col dire che persistono comportamenti umani che appaiono eterni, razzismo, sessismo, e xenofobia. Questi problemi tormentano l’umanità da tempo immemorabile come invincibili metastasi. Eppure la maggior parte delle persone sembra desiderare di vivere in una società tollerante, che accetta e perfino promuove punti di vista diversi e libertà di parola. Avere accanto persone che hanno pensieri diversi sembra stimolante. Qui inizia il paradosso di Popper e con esso i problemi.

Il paradosso di Popper

La libertà può essere sempre illimitata? Superare certe soglie di libertà può nascondere dei grandi pericoli. Il filosofo Karl Popper definì il paradosso della tolleranza nel 1945, nel suo libro La Società Aperta e i suoi Nemici, edito a Londra da Routledge. Il pensiero è chiaro nelle sue parole:

La tolleranza illimitata porta inevitabilmente alla scomparsa della tolleranza. Se noi rivolgiamo tolleranza illimitata anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo pronti a difendere la società dalle offese devastanti dell’intollerante, il tollerante sarà distrutto, e con lui la tolleranza. Non intendo dire con questo che noi dovremmo sempre reprimere le opinioni dei filosofi intolleranti; fino a che siamo in grado di controbattere con argomenti razionali e mantenerli sotto il controllo della pubblica opinione, impedire loro di parlare non sarebbe saggio.

Al contrario di quanto possa sembrare, Popper non vuole ridurre al silenzio le idee intolleranti, il suo paradosso non impone di limitare la libertà di parola. Sono le azioni intolleranti che debbono essere vietate e perseguite da una società liberale; la violenza o l’oppressione devono essere sradicate da una società aperta, anche mediante l’uso della forza. E la forza è quella della legge, che in una società aperta e liberale riconosce i pericoli dell’intolleranza, si deve dare e far rispettare. 

Quelli correnti sono tempi in cui vietare l’uso di oggetti, abiti e pettinature che richiamino esplicitamente idee la cui propaganda è proibita per legge rischia di apparire illiberale e quindi scorretto. Il rischio è segnalato dal filosofo sloveno Slavoj Zizek quando fa intendere che questa idea popperiana di tolleranza scivoli nel suo opposto di intolleranza. Una sorta di tolleranza paternalista: ti sopporto finché non mi disturbi troppo, non esageri e non parli con troppe persone.

Le problematiche del paradosso nella modernità digitale

Invece di tolleranza, Zizek suggerisce di usare il concetto di rispetto, ricordando che Martin Luther King, nei suoi discorsi, non ha mai usato la parola tolleranza; sarebbe tremendo dire che i bianchi debbano tollerare i neri, meglio l’idea del rispetto e dell’uguaglianza. Le idee di Zizek come quelle di Popper hanno un elevato grado di impraticabilità, in quanto richiedono che le persone attuino comportamenti etici, che non sono quasi mai automatici ed anzi, sono spesso la base delle divisioni. Appare invece che l’intolleranza sia in aumento anche negli stati a maggior grado e di più lunga storia democratica. Il punto dolente è che il fenomeno non è solo diffuso in ogni parte del mondo ma anche che è dotato di eccessiva capacità di contagio. 

A quante persone un intollerante si può rivolgere senza innescare un contagio incontrollato? I social media hanno aumentato la velocità di diffusione di idee pericolose? Ma su di essi non viaggiano anche le idee tolleranti? Un timore grande è che gli intolleranti siano in grado di contagiare anche chi abbia una propensione all’intolleranza inizialmente bassa, ma che si impenna facilmente di fronte a fatti inattesi come l’immigrazione e la crisi economica. La storia recente ci insegna che questo è successo, e la cronaca ci dice che continua a succedere.

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