Il rover Curiosity della NASA ha rilevato grandi quantità di metano nell’aria di Marte. Normalmente questo gas è prodotto da organismi viventi, possiamo definirla una prova definitiva all’eterna domanda?
Ultimi giorni da brivido per ricercatori e appassionati di fantascienza, il rover Curiosity ha infatti scoperto quantità sorprendenti di metano nell’aria marziana, un gas che sulla Terra viene solitamente prodotto da esseri viventi. I dati, raccolti lo scorso mercoledì, sono arrivati sulla Terra giovedì, e nel weekend gli scienziati impegnati nella missione hanno discusso con entusiasmo delle notizie, nonostante non siano ancora state annunciate dall’agenzia spaziale americana. Ma perché si esulta per la scoperta?
Il metano
In condizioni standard questa molecola si presenta come gas incolore ed inodore (il suo odore caratteristico è infatti ottenuto chimicamente durante l’erogazione nelle abitazioni come avvertenza), con l’unica caratteristica di essere infiammabile. Le principali vie di generazioni del metano sono quelle geologiche e quelle biologiche. Nel percorso geologico il metano si forma termogenicamente: decomposizione a temperature e a pressioni elevate di organismi, oppure in maniera inorganica tramite la serpentinizzazione.
La fonte più importante di metano è però biologico ed è prodotto dal processo di metanogenesi: una forma di respirazione anaerobica condotta da alcuni batteri, principalmente Archea, che prendono il nome di metanogeni. Questi esseri unicellulari prosperano in luoghi privi di ossigeno, come rocce sottoterra, paludi e tratti digestivi animali, liberando metano come prodotto di scarto. CO 2 + 4 H 2 → CH 4 + 2 H 2 O rappresenta la reazione netta dell’intero processo (sì, studiare le reazioni redox serve a qualcosa!).
L’ipotesi
Nonostante sulla Terra il gas sia prodotto in un determinato modo non è detto che valga la stessa cosa per un altro pianeta. Esiste infatti una serie di ipotesi sull’origine del gas, tra le quali prevalgono: un errore di Curiosity, reazioni abiotiche del sottosuolo oppure che il gas rilevato sia più antico di quanto si crede. Quest’ultima ipotesi professa che il metano sia rimasto intrappolato all’interno di Marte per milioni di anni, ma che sfugga a intermittenza attraverso le fessure. Nonostante ciò la sua scoperta è rilevante, perché la luce solare spezzerebbe la molecola entro pochi secoli, quindi qualsiasi metano dev’essere rilasciato di recente. La NASA nel frattempo ha riconosciuto il rilevamento definendolo però solo un “primo risultato scientifico”. I controllori hanno inviato nuove istruzioni al rover per eseguire analisi più accurate, i cui risultati sono attesi in queste ore.
Il sogno
La gente è stata a lungo affascinata dalla possibilità di alieni su Marte. I lander negli anni ’70 hanno fotografato solo un paesaggio desolato. Negli anni ’90 sono arrivati invece i risultati che il pianeta rosso, 4 miliardi di anni fa, era caldo, umido e soprattutto abitabile. Infine, oggi persiste la convinzione che se la vita marziana sia mai esistita, i suoi discendenti microbici avrebbero potuto migrare nel sottosuolo e persistere. Per concludere quindi magari domani ci sveglieremo con una grande scoperta oppure con un altro buco nell’acqua, dicendo ciò mi sento di citare uno dei miei idoli.
“Two possibility exist: Either we are alone in the Universe or we are not. Both are equally terryfying.” – Arthur C. Clarke
Matteo Vailati
L’articolo è stato davvero interessanti e un ottimo spunto di riflessione per me, ma l’aggettivo a fine articolo in grassetto è sbagliato. È terrifying, non come lo avete scritto voi… Immagino sia solo una svista, ma mi sembrava giusto farlo presente.
Grazie mille per averlo fatto notare!