
Il celebre villain del film Avengers – Infinity War, Thanos, cerca di impossessarsi delle gemme dell’infinito (dotate di poteri sovrannaturali) per poter uccidere istantaneamente con uno schiocco di vita l’esatta metà della popolazione dell’intero universo. Si potrebbe dire che Thanos è un pazzo maniaco e che la sua azione sia del tutto fuori da ogni logica. Il problema è che il titano ha capito che il suo universo sta lentamente estinguendosi. Infatti, la sovrappopolazione porterà presto gli esseri viventi a non poter avere abbastanza risorse per poter sopravvivere all’unisono. Thanos viene contrastato quindi dagli Avengers, una squadra di supereroi che difendono l’universo. Questi ultimi tentano il tutto per tutto per poter impedire al titano di cancellare metà universo, in virtù del fatto che ogni vita è preziosa.
Adrian Veidt – Watchmen
L’antagonista del film Watchmen vede invece un ex supereroe impersonare i panni del cattivo. Adrian Veidt è infatti intenzionato a fermare la guerra fredda tra USA e URSS che sta velocemente precipitando in una guerra nucleare che vedrà miliardi di morti. Veidt decide allora di creare una catastrofe che uccida circa un milione di persone a New York e dare la colpa di tutto al Dottor Manhattan, un essere dotato di poteri simili a quelli di un Dio. L’obiettivo? Veidt vuole far coalizzare USA ed URSS contro il Dottore per poter terminare la guerra fredda. Anche in questa dinamica vengono sacrificate milioni di persone per poterne salvare miliardi. Tuttavia, Veidt troverà prima l’opposizione dei suoi ex compagni di squadra, ma alla fine gli stessi (con un po’ di rammarico) accettano la situazione. Un solo supereroe si opporrà fino alla morte a Veidt, ritenendo che la guerra potesse essere evitata in altri modi.
Thanos e Veidt come Bentham
Jeremy Bentham, filosofo e giurista inglese, fu uno dei fondatori della corrente filosofica dell’utilitarismo. L’utilitarismo si basa sul massimizzare il piacere e sul minimizzare il dolore: vi è un conto matematico, un bilancio, da dover fare prima di agire. Se infatti ci troviamo davanti ad un dilemma etico del tipo: “Se rimani fermo muoio quattro persone, se invece ne uccidi una salvi le altre tre“, l’utilitarista non avrebbe dubbi sul commettere la seconda disposizione. Vi ricorda qualcosa? Ebbene, Thanos e Veidt non sono poi così diversi da Jeremy Bentham. Si può dire che il loro approccio sia moralmente buono per ogni utilitarista e che i cattivoni della situazione siano tutti coloro che si oppongono alla logica del conto matematico. Non è infatti folle perdere ulteriori vite se un fatto è inevitabile? Non è stupido far morire tutti quanti piuttosto che salvare anche solo una persona?

Per questo motivo non si può dire che vi sia una opposizione tra antagonista e protagonista in queste due storie differenti. Vi è semplicemente uno scontro tra due diverse correnti morali. Se pensiamo infatti che il celebre filosofo tedesco Immanuel Kant non avrebbe mai potuto ammettere che si utilizzassero le persone come mezzo per ottenere un fine, capiamo allora che vi è una faida aperta all’intero del dibattito filosofico. Thanos ed Adrian Veidt rappresentano la fredda logica che non si fa scrupoli mentre i loro oppositori danno un valore ontologico al concetto di individuo. E’ infatti problematico dire ad un individuo che dobbiamo privarlo della vita per poter salvare altri cento come lui. Probabilmente se glielo chiediamo gentilmente ci becchiamo come minimo un pugno in faccia o una denuncia. Tempo fa un caro amico mi disse che se l’umanità arrvasse ad estinguersi per una guerra, per l’inquinamento o per altri fattori causati da essa stessa, probabilmente sarebbe stato giusto così. Ogni singola azione individuale è stata la causa dell’estinzione ma ha dato modo a tutti di essere, non permettendo che un potere superiore decidesse per i molti. Ecco, Thanos e Veidt pretendono di poter scegliere per tutti e cercano di imporre la propria etica sugli altri e sul mondo. Se però, coloro i quali hanno perso la vita per salvare gli altri, siano d’accordo sulla loro scelta, non lo sapremo mai.
Giacomo Di Persio