Da Nostradamus a Baba Vanga: le nefaste profezie per il 2019. Ma perché tendiamo a prenderle in considerazione?

Michel de Notre-Dame, meglio conosciuto come “Nostradamus” è diventato una figura emblematica della chiaroveggenza nella Francia del 16 ° secolo. A parte la sua brillante carriera di medico e astrologo, la sua tendenza a predire eventi futuri è ciò che ha attirato l’attenzione della maggior parte degli studiosi su di lui. Le sue quartine profetiche sono raccolte nel libro “Centuries et prophéties” del 1555. Tutti coloro che credono nell’autenticità delle sue previsioni pensano a titolo di esempio che il famoso rabdomante francese predisse (o così pare) l’ascesa al potere di Adolf Hitler, la morte del re di Francia Enrico II nel 1559, il grande incendio che ebbe luogo a Londra nel 1666 o gli attentati alle Torri Gemelle negli Stati Uniti d’America. Molti cospirazionisti credono che il 2019 potrebbe essere l’anno in cui si verificheranno alcune delle sue più particolari profezie. “Un periodo di sfacciata violenza coinciderà con l’apparizione di una cometa nel cielo“ recita una delle sue quartine: secondo alcuni annuncerebbe lo scoppio della terza guerra mondiale a seguito della caduta di un grande meteorite (che a detta dei più si schianterebbe in Russia). Nel corso dell’anno nuovo assisteremo poi ad un vertiginoso aumento della temperatura che porterà al definitivo scioglimento di gran parte dei maggiori ghiacciai (“vedremo le temperature salire e le acque collassare sotto di loro”) con la conseguente formazione di uragani e in particolare di un violentissimo tsunami. Il 2019 sarà anche l’anno del “grande terremoto” che colpirà la zona tra California e Vancouver. Il terremoto potrebbe avere una magnitudine tra 8,7 a 9,2 gradi. Il famoso profeta parlava anche di “guerre devastanti”, che potrebbero riferirsi alle nazioni che entreranno in conflitto dopo l’esaurimento delle risorse vitali del pianeta. “L’animale e l’uomo, dopo grandi frasi e salti, verranno a parlare” troviamo scritto in un’altra quartina: alcuni vi leggono la possibile nascita di uno strumento che porterebbe uomini e animali a poter interagire più precisamente fra loro, secondo altri farebbe riferimento alla nascita di un codice comune che permetterebbe la comunicazione verbale con gli animali e la possibilità per l’uomo di comprendere i loro versi.

                                  Nostradamus

Altra celeberrima veggente è Vangelia Pandeva Dimitrova, Macedone, nata nel 1911 e morta nel 1996, meglio conosciuta come “Baba Vanga”. Previde, in tempi non sospetti, l’elezione del quarantaquattresimo presidente Americano (Obama) come primo presidente “Afroamericano” e l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Secondo Baba, durante il 2019, due dei più importanti leader mondiali si ritroveranno nei guai: il presidente russo Vladimir Putin affronterà un tentativo di omicidio da qualcuno all’interno della sua scorta mentre il presidente statunitense Donald Trump perderà l’udito a causa di una misteriosa malattia. Baba ha anche previsto che un grande terremoto con conseguente tsunami spazzerà via ampie zone dell’Asia e che l’Europa sarà messa in ginocchio da una disastrosa crisi economica. E se queste profezie possono fare sorridere (o meno) i più, ve n’è una in particolare che sembra essere condivisa da un cospicuo numero di veggenti e che, per quanto possibile, merita di essere messa sotto la lente di ingrandimento.

                                       “Baba Vanga”

La fine del Cattolicesimo

Dal Ragno nero a Suor Elena Aiello, da Marie Julie Jahenny de la Faudis a San Gaspare del Bufalo, da Nostradamus a Santa Brigida per arrivare a San Giovanni Bosco e Baba Vanga, tutti concordano sull’imminente fine del cattolicesimo Romano. Già nel 1139, Malachia scrisse una profezia che indicava in centododici frasi i pontefici che si sarebbero succeduti da quel momento sino ai giorni nostri. Da Celestino II a Pietro il Romano (il nostro Papa Francesco) che, come dicono le previsioni, “pascerà il gregge tra molte tribolazioni” e “quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta e il temibile giudice giudicherà il proprio popolo”. Ancora più inquietante è la profezia di San Giovanni Bosco (vissuto dal 1815 al 1888). Il 5 gennaio 1870 Don Bosco ebbe un sogno profetico circa gli avvenimenti futuri della Chiesa e del mondo. Scrisse egli stesso ciò che vide e udì, e il 12 febbraio lo comunicò a Papa Pio IX. Nel sogno Dio gli avrebbe rivelato la fine di Roma e un inquietante serie di avvenimenti violenti che si sarebbero abbattuti sulla Francia: “Parigi sarà punita perché non riconosce il suo Creatore” e la punizione toccherà “l’Italia e Roma in particolare che, superbamente, disprezza la legge del Signore…Il tuo sangue ed il sangue dei tuoi figli laveranno le macchie che tu fai alla legge di Dio…Roma, come Parigi, sarà distrutta”. Molti hanno rivisto in questi versetti la previsione degli avvenimenti susseguitisi in Francia dopo la strage del Bataclan. Similmente una quartina di Nostradamus del 1555 recita: “La grande guerra inizierà in Francia e poi tutta l’Europa sarà colpita… poi finalmente verrà la pace ma in pochi ne potranno godere… Roma sparirà e diventerà il seggio dell’Anticristo. I demoni dell’aria, con l’Anticristo, faranno dei grandi prodigi sulla terra e nell’aria. Ci saranno tanti cavalli dei cosacchi che berranno nelle fontane di Roma”. “Baba Vanga” annunciò poi il 2043 come l’anno in cui la città di Roma diverrà definitivamente la “capitale mondiale del califfato”.

Il più grande vizio della nostra Ragione

Profezia è conoscere un fatto prima che accada. Non solo, ma questo fatto deve essere imprevedibile. Quindi una prima definizione del profeta è “qualcuno che sa qualcosa che gli altri non sanno”. Può essere anche che il profeta abbia una particolare capacità di leggere certi segni, alla Sherlock Holmes, che gli permette di arrivare prima degli altri. Certo parliamo di profezie nate perlopiù in anni in cui si pensava che la terra fosse piatta (forse non è l’esempio più adatto…) e che il sole e la luna fossero divinità. Dove si credeva nella magia. Dove l’alchimia era al posto della chimica e l’astrologia al posto dell’astronomia. E allora oggi queste profezie appaiono alla maggior parte di noi lacune episodiche nel progresso della razionalità, incompatibili con l’era scientifico-tecnologica. Eppure, ancora oggi, la nostra ragione ci impone l’esigenza di spingersi oltre la mera scientificità del reale e delle sue leggi. Quel volo verso il “nihil ulterius” teoretico imposto dal kantismo come limite ultimo tra l’intuizione sensibile e il desiderio metafisico. Le “idee della ragione”, così chiamate da Kant, sono certo irreali, sono miraggi, ma nascono per “una spinta naturale che l’umana ragione ha in sé” a varcare i limiti dell’esperienza possibile. Il sogno della colomba di volare nel vuoto non ci libera dai vincoli dell’aria, ma ci orienta nel volo reale, o, detto nei termini del mito platonico, la tensione naturale a uscire dalla caverna orienta l’organizzazione della conoscenza nella caverna dell’esperienza. La credenza nell’irrazionale ci indirizza alla corretta navigazione nella realtà: così se un indovino profetizzasse il tuo futuro dicendoti che diventerai miliardario, sarai sicuramente felice! Allora, magari, l’ultima funzione della profezia non è di predire il futuro, ma di crearlo, nel tentativo di fuggire all’incombente realtà dei fatti. Solo così può spiegarsi, ad esempio, la crescente popolarità sui social media di astrologi e di pagine che offrono i più disparati oroscopi, e che riescono ad avere centinaia di migliaia di follower in poche settimane: la gente va matta per Mercurio Retrogrado, le conseguenze di una Super Luna e i movimenti del cosmo che influenzano le nostre emozioni. Gli psicologi definiscono gli esseri umani come creature narrative che cercano costantemente un significato da attribuire agli eventi, nel passato o nel futuro, intrecciandoli distrattamente con il presente. Credere nelle stelle o nelle profezie di persone che molti definirebbero “pazzi strampalati” è una prospettiva allettante di fronte a una forte insicurezza esistenziale. Etichettare eventi casuali ed emozioni con un nome preciso è utile al nostro bisogno innato di trovare risposte a tutto. È un bisogno radicato quello di ridisegnare le nostre emozioni, di collegare i puntini e avere un disegno chiaro della vita, per provare a sentirsi un po’ più liberi. E così molti di noi, dopo aver storto il naso non appena letta la parola profezia, si siedono comodi aspettando il prossimo, immancabile appuntamento con Paolo Fox. Perché non sarà vero ma ci si crede.

Tommaso Ropelato

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