Solo fra il 19 Aprile e il 31 Maggio dello scorso anno circa 1995 bambini sono stati tolti ai 1940 genitori che viaggiavano con loro affrontando il mare, le intemperie e, soprattutto, la crudeltà del prossimo per mettersi in salvo da morte certa. Al giorno d’oggi i numeri sono aumentati in maniera esponenziale fino a toccare i 2500 casi, ovviamente tra quelli dichiarati dalle autorità di Washington. Prima che le pressioni attuate dall’opposizione ottenessero risultati, altri 3000 bambini hanno subito la stessa sorte. La politica della “tolleranza zero”, portata avanti da Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, colpisce, così, i più piccoli. I bambini vengono, letteralmente, strappati dalle braccia dei loro cari e portati in campi gestiti dalle autorità. Rimangono soli, indifesi e senza famiglia. I genitori trascorrono, poi, molti mesi alla ricerca dei figli che gli sono stati tolti e senza la certezza di poterli ritrovare davvero. Tutto per l’applicazione di una politica che sembra non contemplare cosa sia l’umanità. E le conseguenze sui bambini? Sono inimmaginabili.
Cos’è la tolleranza zero
La tolleranza zero nasce in seguito ai lavori di Wilson e Kelling chiamati “Broken Window”. Gli sviluppi di tali studi si diramarono in due diverse correnti di pensiero: una prevenzione più focalizzata sul punto di vista culturale (soft policing) e una più incentrata su politiche repressive (ronde). La tolleranza zero è vissuta in maniera diversa a seconda del contesto di riferimento ed è influenzata non solo dalla politica della città, o del paese, ma anche dai comportamenti e dalle insicurezze che scaturiscono di fronte ad una condotta considerata incivile. Più nello specifico, il sentimento di rigetto nei confronti di una situazione poco accettata da un gruppo abbastanza consistente di cittadini può far insorgere dei comportamenti devianti, volti a ristabilire un equilibrio tra la situazione che l’individuo sta vivendo e la sua aspettativa. La persona cerca di ridurre lo stato di dissonanza, quindi di disparità, tra la propria aspettativa e la situazione reale che sta vivendo. Le forze dell’ordine hanno il compito di far sentire il cittadino quanto più protetto possibile e il grado di attività repressiva si inasprisce in seguito all’aumentare delle insicurezze del cittadino stesso.
CONSEGUENZE: si attuano, in questo modo, una serie di azioni finalizzate a far sentire il cittadino quanto più al sicuro possibile e comportano
- Una riduzione delle tempistiche d’intervento da parte delle autorità;
- Un maggiore controllo delle frontiere e dei flussi migratori;
- Una riduzione dei tempi di intervento della Giustizia, velocizzando, quindi, le procedure;
- La promozione di una cultura di legalità e sicurezza.
La tolleranza zero applicata da Trump e Session non si è fermata di fronte all’applicazione di azioni crudeli nei confronti di chi non si può difendere. Secondo il presidente, avere figli non conferisce agli immigrati l’immunità di fronte la giustizia ed è proprio così che migliaia di genitori, o di individui che si prendono cura di bambini rimasti soli, vengono arrestati per aver attraversato il confine illegalmente. Ma quali sono le conseguenze di questa politica?
I traumi della separazione
I bambini patiscono uno shock che può essere a medio o a lungo termine e gli effetti perseguiteranno i bambini fino all’età adulta. Lo shock da separazione, inoltre, è ulteriormente amplificato dalle condizioni nelle quali si ritrovano a vivere un volta portati via. Si tratta di una reazione tossica allo stress nel vero senso della parola. Il cervello, sotto l’effetto di un’esposizione prolungata ad ormoni come il cortisolo, l’epinefrina e la norepinefrina, normalmente prodotti in situazioni di forte trauma, comportando delle infiammazioni che, a lungo andare, possono addirittura inficiare lo sviluppo del cervello. Ma non solo: chi ha avuto l’opportunità di visitare alcuni dei campi diretti dalle autorità nei quali risiedono i bambini hanno messo in luce una situazione terribile. Si tratta di veri e propri campi di prigionia per bambini nei quali vengono trattati come fossero oggetti.
Gli effetti di una sempre più feroce lotta contro lo straniero si fanno sentire e sono devastanti. Chi lotta per potersi garantire un futuro migliore di quello che avrebbe avuto rimanendo nei paesi da cui fugge si ritrova a dover far fronte ad un egoismo, che sfocia nella crudeltà, da parte di coloro nei quali sono riposte tutte le loro speranze di salvezza. Dov’è finita la nostra umanità?
Alice Tomaselli