Lovecraft nel racconto ‘Dagli eoni’ parla del ritrovamento di una misteriosa mummia e della sua storia. La mummia apparteneva a T’yog, alto sacerdote di Shub-Niggurath e guardiano del tempio del Capro dai Mille Cuccioli, che osò sfidare il male intorno al 173.148 a.C.. Tutankhamon, un giovane faraone dell’antico Egitto, vissuto nel 1.300 a.C. ritrovato con due pugnali, di cui uno di un metallo misterioso.
Il mistero di Tutankhamon

Tutankhamon (immagine vivente del dio Amon) in origine si chiamava Tutankhaton (immagine vivente del dio Aton). Aton era la divinità soleare, venerato con forza dal faraone Ekhnaton, che impose di adorarlo come unico dio. Alla sua ascesa al trono Tutankhaton ripristinò il culto delle altre divinità egizie, in particolare Amon, e cambiò il suo nome in Tutankhamon. Il suo regno durò molto poco, durante esso oltre a ripristinare le altre divinità, riportò la capitale a Tebe. La mummia di Tutankhamon è stata trovata all’interno di una tomba nella Valle dei Re, in Egitto nel 1922. Assieme ai gioielli, ai carri ed altri oggetti che lui amava sono stati trovati due pugnali, uno in oro e uno in ferro, meteoritico. Il pugnale in ferro inizialmente destò curiosità, sia perché non pareva essersi intaccato con il tempo, sia perché in quel periodo, in Egitto, ancora non era arrivata l’età del ferro. Uno studio effettuato dall’università di Pisa in collaborazione il Museo egizio del Cairo, tramite un’analisi chimica, non invasiva, tramite la quale si è accertato che il ferro contiene nichel (10%) e cobalto (0,6%). Queste concentrazioni sono tipiche del ferro meteoritico, sopratutto il nichel che nel ferro terrestre è praticamente assente. Molto probabilmente i due pugnali (uno in oro e uno in ferro meteoritico) furono un regalo del sovrano Tusheratta al nonno di Tutankhamon. A sostegno di questa tesi, ci sono le ‘Tavolette di Amarna’, dove sono elencati preziosi doni fatti al faraone, tra i quali si nominano due pugnali.
Lovecraft e il mistero della mummia

Lovecraft, nel racconto ‘Dagli eoni’, del 1932, parla del misterioso ritrovamento di una mummia. La mummia è stata trovata nel 1878 da alcuni marinai in un’isola, apparsa dal nulla nel Pacifico. La tomba aveva dimensioni ciclopiche, era in pietra e molto probabilmente faceva parte di un edificio ancor più grande. Al centro della tomba c’era una misteriosa botola che non aprirono. Accanto alla mummia trovarono un cilindro di un metallo sconosciuto contenente un rotolo di una sottile membrana azzurrastra recante lettere scritte con un pigmento indefinibile di colore grigiastro. I marinai che scoprirono la tomba portarono con se la mummia ed il cilindro, poco tempo dopo l’isola era nuovamente scomparsa. Gli esperti giunsero alla conclusione che quel metallo non fosse terrestre ma alieno e che le scritte erano geroglifici, ma non ne capirono il significato. Il corpo mummia era in parte coriaceo ed in parte pietrificato, e questo costituì un vero enigma per gli esperti. La mummia con un alta probabilità apparteneva a T’yog.
La leggenda di T’yog

T’yog era un sacerdote del 170.000 a.C. vissuto in un luogo chiamato Mu. In quelle terre si ereggeva un monte chiamato Yaddith-Gho, nella cui vetta c’era una fortezza di dimensioni colossali. In questo palazzo viveva un demone infernale, Ghatanothoa. Gli abitanti offrivano ogni anno dodici guerrieri e dodici vergini, perché temevano che altrimenti esso sarebbe sceso dal monte e avrebbe pietrificato tutti. T’yog si convinse che gli dei buoni, Shub-Niggurath, Nug, Yeb e il dio-serpente Yig, erano pronti a prendere le difese dell’uomo contro la tirannia e la presunzione di Ghatanothoa. Quindi decise di uccidere il demone, andando contro la volontà degli altri sacerdoti e del Re. T’yog aveva scritto su una pergamena una formula, in una lingua antica, che avrebbe reso immune il possessore al potere pietrificante del demone e la mise dentro un cilindro metallico. I sacerdoti, non volendo permettergli di sconfiggere il demone, scambiarono la sua pergamena con una molto simile. T’yog non si accorse dello scambio e partì convinto nella riuscita, ma nessuno seppe più nulla, si presume sia morto pietrificato.
Laura Messina