Una delle faide all’interno della storia dell’antropologia e della filosofia politica – che non morirà mai – è quella tra liberali e comunitaristi.
I primi sostengono che l’uomo sia egoista, agendo per il suo bene perché sa ciò che vuole e nessuno può decidere per lui. Compito dello Stato è quello di rimuovere tutti i vincoli che ostacolano la libertà personale.
A livello economico, tutto questo si traduce in una forte fiducia nell’individuo che, come ci dice il filosofo ed economista Adam Smith, viene mosso da una mano invisibile. Questa, altro non è che lo scontro tra vari individui che competono in uno stesso settore. Da qui, secondo Smith, si arriva ad un miglioramento della qualità e della quantità dei beni e dei servizi.

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Sul fronte opposto vediamo i comunitaristi che considerano trionfante il bene comune su quello individuale. Gli amici, la famiglia, la società ed il mondo intero vengono prima dell’individuo. Nessuno può essere autonomo ed autosufficiente: l’uomo è un animale sociale che funziona al meglio quando dialoga con i suoi simili. Il filosofo ed economista Karl Marx è la sintesi estrema di questo concetto. In campo economico nessuno deve sfruttare il lavoro degli altri uomini per arricchirsi anzi, bisogna riconoscere l’uguaglianza di tutti gli uomini in quanto tali.
Vediamo che entrambe queste correnti di pensiero sono vittime di un estremismo che le rende incompatibili con la vera natura umana.

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Interessante è anche il valore portante espresso dalle varie correnti di pensiero. I comunitaristi credono che tutti gli uomini siano uguali mentre i liberali credono solo nella libertà. Il motivo? L’uguaglianza rende gli uomini prigionieri. Se crediamo nel principio di libertà vediamo come il mio merito codifica il mio guadagno in base a ciò che faccio. Se invece crediamo al principio di uguaglianza, allora nessun uomo può essere libero di diversificarsi da un altro per guadagno, fama e potere.
Se ci riflettiamo vediamo che è più corretto parlare di un liberalismo moderato (o sociale) e di un comunitarismo moderato (liberalsocialismo).
Ma dove pende l’ago della bilancia? Beh, questo sta ad ognuno di noi deciderlo. Aristotele, per esempio, è stato da poco rivalutato come liberale moderato dai ricercatori. Infatti, lo stesso stagirita ci dice che, per poter vivere una vita felice e morale, ogni uomo deve ricercare il suo bene individuale. La somma dei beni individuali porta al bene collettivo (che in Aristotele non è metafisico ma empirico). Aristotele ci sta chiaramente dicendo che dobbiamo sfruttare la nostra natura a nostro vantaggio, cercando di levigarla e non di remarle contro.

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La libera iniziativa di ogni individuo, la sua formazione, la passione che mette in ciò che fa,
il suo lavoro (e quindi il suo tempo) permettono a me di fare lo stesso. Magari leggendo questo articolo state riflettendo e state pensando: “Mamma mia come è stato bravo l’autore“, oppure state pensando al fatto che dovrei andare a coltivare barbabietole da zucchero. Poco importa poiché, in ogni caso, state godendo del mio tempo.
Ma dove è l’uomo in tutto questo?
Le neuroscienze sembrano essere d’accordo con Aristotele, infatti, ci dicono che l’uomo è egoista per natura. Ma, mi permetto di aggiungere, è anche molto furbo. Vi sono numerosi esperimenti su primati che tenstimoniano l’aiuto di uno di questi in caso di difficoltà di un altro, senza che esso ricevi qualcosa in cambio.
L’uomo sa benissimo che per poter agire nel proprio interesse deve affidarsi a quello altrui. Il commercio è la specializzazione ne sono l’emblema. Se tutti noi dovessimo provvedere singolarmente a procurarci cibo, acqua, costruire la casa e trovare dei vestiti, non riusciremmo a superare i 30 anni di età. Se invece, ognuno di noi facesse la sua parte (esempio: io produco canne da pesca, Tizio produce esche, Caio pesca e alla fine ci dividiamo il pescato) allora ci troveremmo con moltissimo tempo a disposizione. Il sistema funziona bene solo se ognuno di noi pensa al proprio interesse collaborando con quello altrui, comprando il tempo altrui grazie al denaro guadagnato dal nostro.
Giacomo Di Persio