Da Into the wild a Schopenhauer attraverso il percorso ascetico come mezzo per dare senso alla propria esistenza
“Into the wild-Nelle terre selvagge” è un film del 2007 scritto e diretto da Sean Penn, tratto dal libro di Jon Krakauer “Nelle terre estreme”, in cui viene raccontata la storia di Christopher, un giovane che, subito dopo la laurea, parte per un viaggio alla scoperta del vero sé attraverso la solitudine, l’isolamento e l’approfondimento del legame tra Natura e Uomo. “Into the wild” racconta di un giovane unico nella sua intraprendenza, proponendo un mondo fatto di Natura selvaggia, musica folk e pervaso da una ragionevole follia.
Il film, ma ancor prima il libro di Krakauer, sono in realtà ispirati dall’opera di Henry David Thoreau, “Walden ovvero Vita nei boschi” , che è il resoconto dell’avventura dell’autore che dedicò ben due anni, due mesi e due giorni (1845-1847) della propria vita nel cercare un rapporto intimo con la natura e insieme ritrovare se stesso, allontanandosi da una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori in grado di rendere l’uomo libero e autentico, ma solo l’utile mercantile.
Christopher intraprese il suo viaggio perché percepiva un’enorme distanza fra sé e la società. Non riusciva a chiamare vera vita quella vissuta seguendo i canoni che la società imponeva Così Chris si spoglia di ogni bene materiale e si focalizza unicamente sulla propria essenza per capire davvero chi è: decide di prendere in mano la propria vita per ritrovare la bellezza, la spontaneità e la vera essenza della propria anima, ponendosi in una condizione che gli permette di scoprirsi autentico e primitivo. Questa drastica scelta permetterà al protagonista di toccare con mano il proprio limite.
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto. Il fatto è che non volevo vivere quella che non era una vita a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, succhiare tutto il midollo di essa, volevo vivere da gagliardo spartano, per sbaragliare ciò che vita non era, falciare ampio e raso terra e riporre la vita lì, in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici.”
(Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi)
Tutto il viaggio di Chris può essere interpretato come una sorta di ascesi, infatti il giovane rinuncia a tutte le tentazioni esterne per concentrarsi solo su sé stesso. La prima privazione, necessaria per iniziare il viaggio, riguarda tutti i beni materiali necessari per vivere in una società, in modo da distaccarsi da questa, potersi individuare puramente solo come essere umano ed eliminare qualsiasi tipo di desiderio materiale identificato come superfluo.
Possiamo dunque fare un parallelo tra l’ascesi praticata da Christopher e l’ascesi di cui parla Schopenhauer, dal momento che entrambi la ritengono fondamentale per giungere al culmine della propria esistenza, anche se poi le due ascesi si articoleranno in maniere differenti e arriveranno a conclusioni addirittura opposte.
L’ascesi è un atteggiamento spirituale che mira ad innalzare l’individuo che la pratica ad una condizione di perfezione.
Per Schopenhauer l’ascesi consiste nella liberazione dal dolore. Questo dolore viene identificato nella volontà e nel desiderio. Il percorso individuale esposto dal filosofo è articolato in tre momenti: arte, morale e ascesi:
– Una prima maniera per liberarsi dal dolore viene identificata nella funzione catartica dell’arte, che permette all’individuo di contemplare la vita elevandosi al di sopra di volontà, dolore e tempo. Anche Christopher riconosce il valore catartico dell’arte quando afferma il suo ideale di vita perfetta, descrivendola come una vita tranquilla, circondata da musica, arte, lavoro utile e amore per il prossimo. Per il filosofo però l’arte ci prepara alla noluntas, dunque alla negazione della volontà di vivere, per Christopher invece l’arte è un modo per meravigliarsi della vita e apprezzare la grandezza dell’animo umano.
– La morale per Schopenhauer è la seconda via e rappresenta una più duratura liberazione dai mali provocati dalla volontà.
-La terza via consiste nell’ascesi che rappresenta la via d’eccellenza per l’annullamento della volontà attraverso la sistematica mortificazione dei bisogni della vita sensibile. Esito finale del processo di negazione della volontà è l’affermazione della noluntas. Spenta ogni volontà si spegne ogni dolore.
L’ ascetismo praticato da Chris, a differenza di quello di Schopenhauer, non va a contrapporre il corpo allo spirito e si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e controllare capacità fisiche.
Avendo esposto la filosofia di vita che Chris adotta e quella di Schopenhauer notiamo che entrambi compiono un percorso, che può essere definito ascetico, per far fronte alla domanda che sentono nel profondo. Questa trascende la realtà e li conduce a desiderare un infinito. Diversa sarà però la strada che percorreranno per tentare di rispondere alla domanda: Christopher intraprenderà il suo viaggio accogliendola e dicendo sì alla vita, mentre Schopenhauer andrà a negare questo desiderio, spegnendolo attraverso la noluntas.
Elena Gallo