L’arte e l’amore per la menzogna: la sincerità è solo frutto del condizionamento

Fin da piccoli ci hanno insegnato che mentire è male, ma la dura realtà è che la menzogna ci piace più della verità. Vediamo cosa vuol dire.

Viviamo immersi in una società che si professa paladina della sincerità. Eppure tutto ciò che veramente ci piace, tutto ciò che addirittura reputiamo arte è frutto di menzogna: teatro, cinema, romanzi. A questo punto la domanda sorge spontanea: preferire la sincerità alla menzogna è frutto di una libera scelta o di un mero condizionamento?

 

La ricerca della menzogna

La menzogna è un comportamento sbagliato, da eliminare dalla nostra vita. Esistono film d’animazione come il famosissimo “Pinocchio” che sono passati alla storia affondando le radici in questo concetto. Ma siamo davvero sicuri che mentire sia così sbagliato? Vediamo nel particolare cos’è una menzogna.

Paul Ekman è uno psicologo statunitense che ha dedicato la sua vita allo studio del linguaggio non verbale. All’interno delle sue ricerche si possono ritrovare informazioni riguardanti la menzogna e tutte le sue sfaccettature. Infatti, non esiste un unico modo di mentire ed è proprio per questo motivo che forse non dovrebbe essere un fenomeno così condannato dalla società odierna. Esiste così il fenomeno della menzogna e quello della dissimulazione. Nel primo caso, chi mente nasconde certe informazioni presentando una più o meno valida alternativa al fine di mascherare la verità. Nel secondo caso l’informazione vera è taciuta, ma non ve n’è alcun altra a sostituzione. Di certo è difficile sostenere che una delle due modalità di mentire sia migliore dell’altra, ma ancora non abbiamo descritto tutti i modi con cui la menzogna penetra nella nostra quotidianità.

Benché banali esistono altri ambiti in cui mentire non solo è permesso, ma è addirittura considerato arte. Prendiamo per esempio il teatro: durante una rappresentazione teatrale, l’intero cast di attori interpreta una parte. Nessuno di coloro che vediamo sul palco è a tutti gli effetti chi è veramente. Eppure non è mai saltato in mente a nessuno di dare l’appellativo di menzognero ad un attore. La stessa cosa avviene con il cinema, con l’aggiunta del fatto che persino il tempo viene piegato alle esigenze dell’uomo. Nulla è come si presenta nella realtà, ma segue il filone di una trama, di una storia che nella maggior parte dei casi presenta tratti di verità e in altri è totalmente frutto d’immaginazione: una menzogna. Esistono molti altri ambiti in cui mentire è elogiato oltre che giustificato, e sono tutte situazioni di distacco da un vivere quotidiano sottostante l’utilizzo della sincerità. Tutto ciò è frutto di un condizionamento che porta l’uomo a reprimere il proprio istinto naturale a mentire, per sostituirlo con una spesso forzata sincerità.

L’essenza del condizionamento

Il condizionamento è un fenomeno relativo all’apprendimento attraverso il quale vi è la possibilità di indurre una determinata risposta rispetto ad un particolare stimolo. Esso è alla base di diverse opere distopiche come “The brave new world” di Aldous Huxley, dal quale ho preso l’immagine precedente, all’interno delle quali viene narrato come indurre nei neonati, con la sola colpa di essere nati in una famiglia non molto agiata, la paura per la lettura. Il condizionamento classico è stato introdotto da Ivan Pavlov. Al fine di dimostrare e analizzare questa tipologia di condizionamento, egli condusse una serie di esperimenti. In uno dei più famosi, collegò un tubicino alla ghiandola salivare di un cane al fine di misurarne con precisione la salivazione. In questo modo poi suonò un campanello e dopo qualche istante presentò della carne al cane. Questo accoppiamento avvenne ripetutamente e fu programmato in modo tale che trascorresse ogni volta lo stesso intervallo di tempo tra il suono del campanello e la presentazione della carne. Nei primi tempi il cane salivava solamente quando gli veniva mostrata la carne, ma poi iniziò a farlo senza la presenza fisica di quest’ultima, subito dopo il suono del campanello. Il cane era stato quindi condizionato in modo tale che salivasse al suono di un campanello, fenomeno non sperimentabile in qualunque altro cane non sottoposto all’esperimento. Questa tipologia di condizionamento, il condizionamento classico, non prevede alcuna partecipazione attiva da parte del soggetto in esame, in questo caso il cane.

A differenza del caso di Pavlov, l’uomo è spesso soggetto al condizionamento operante introdotto invece da Burrhus Skinner: ad ogni azione o comportamento corrisponde un rinforzo volto ad aumentare o diminuire la probabilità che il suddetto comportamento venga ripetuto. Proprio da qui parte la mia teoria riguardo la differenza tra la sincerità e la menzogna. Dalla nascita infatti siamo stati soggetto di una forma di condizionamento operante volto a diminuire la reiterazione di un nostro comportamento considerato sbagliato: mentire.

 

Sogniamo per sfuggire ad una realtà sincera

Le teorie riguardo l’interpretazione dei sogni sono diverse e spesso contrapposte tra loro, ma una cosa è certa: quando sogniamo veniamo catapultati in un mondo molto diverso da quello che viviamo durante la veglia. Molti sogni sono fantastici e surreali, e spesso sono quelli che più si aggrappano alla nostra memoria. Non si può provare le stesse sensazioni nel quotidiano. Quando siamo immersi in un sogno tutte le problematiche spariscono e può accadere qualsiasi cosa possiamo immaginare. Essi sono una menzogna. Eppure molte persone praticano tecniche per sviluppare la capacità di praticare sogni lucidi, per essere padroni di quello che già, senza possederne il controllo, li affascina. Diversi studi dimostrano come la privazione di sonno, e conseguentemente di attività onirica, determini delle problematiche psicologiche e fisiche. La terminologia di questa pratica rimane però “privazione di sonno” e non “permanenza nel mondo reale”.

Oltre ai sogni notturni, passiamo molto tempo a sognare a occhi aperti, molto più di quanto pensiamo. Dal 2 al 4% della popolazione si ritrova a fantasticare per almeno metà del suo tempo libero e studi in cui viene chiesto ai soggetti di dichiarare cosa stiano facendo in diversi momenti della giornata dimostrano che sognano a occhi aperti per circa il 10% del tempo. Per tutto questo tempo, durante il quale potremmo fare qualcosa che possa essere considerato più produttivo, noi preferiamo mentire a noi stessi, ingannarci da soli. Sì, la sincerità ci tiene con i piedi per terra, ma chi ha detto che ogni tanto non ci serva sollevarci un po’ dal suolo?

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