Ognuno di noi reagisce agli eventi traumatici della vita in modo differente, e chiamiamo strategie di coping l’insieme delle tecniche e dei modi utilizzati per far fronte al trauma.
Qualcuno tuttavia, non riuscendo ad affrontare l’esperienza spiacevole o preferendo scappare, si affida a metodi di coping dannosi: si rifugia per esempio nella droga.
L’abuso di sostanze come strumento di fuga da un’esperienza traumatica è caratterizzante di due personaggi che hanno molto in comune: Luke Crain, uno dei personaggi principali della serie tv “The Haunting of Hill House“, interpretato da Oliver Jackson-Cohen, e Numero Quattro, conosciuto anche come Klaus Hargreeves, personaggio del fumetto e dell’omonima serie tv “The Umbrella Academy” e interpretato da Robert Sheehan.

IL DISTURBO DA USO DI SOSTANZE
Si definisce abuso l’uso patologico di sostanze psicoattive, anche in situazioni pericolose, ripetuto e persistente, malgrado la consapevolezza di avere un problema, il quale è causato o incentivato dal consumo della stessa; l’uso della sostanza inoltre comporta negligenza verso le responsabilità sociali.
La diagnosi di dipendenza da una sostanza prevede un uso incontrollato e incontrollabile della sostanza, che avviene nonostante il manifestarsi di conseguenze dannose per il soggetto.
Per una diagnosi di dipendenza da una sostanza, sono necessari due criteri aggiuntivi: la tolleranza ai sintomi, inteso come una necessità di incrementare il consumo delle dosi della sostanza per ottenere lo stesso effetto soddisfacente, e i sintomi di privazione, chiamati anche sindrome di astinenza, ovvero una serie di reazioni fisico-fisiologiche negative e spesso violente quando la sostanza non viene consumata: tremori, irritabilità, nausea e vomito, ansia, sudorazione eccessiva, stato di ipervigilanza, fino a sintomi psicotici, crisi epilettiche e disturbi neurocognitivi.

Affinché sia diagnosticato un disturbo da uso di sostanze, definito allora come una modalità patologica di uso di una sostanza che conduce ad un disagio o alla compromissione del soggetto in modo significativo, è necessario che siano presenti almeno due dei criteri (o delle loro declinazioni) sopra riportati, verificatisi entro un periodo di 12 mesi.
La presenza dei sintomi e il decorso temporale permettono di inquadrare la gravità della dipendenza: si va da una remissione precoce (per una durata compresa tra i 3 ed i 12 mesi) ad una situazione di gravità massima, quando sono presenti più di sei sintomi e l’abuso si è protratto per più di 12 mesi.
Il funzionamento di Klaus non appare eccessivamente compromesso, in particolare non mostra segni di tolleranza all’uso, ma sappiamo con certezza che la sua condizione di tossicodipendente persiste da più di un anno, in una situazione di gravità moderata; Luke al contrario pare abbia mostrato più volte condotte antisociali, ha affrontato in modo fallimentare diversi percorsi di recupero e non è in grado di portare avanti un “normale” svolgimento di vita: la condizione di Luke è grave e protratta.

IL CONTESTO FAMILIARE
Il dramma familiare appare alla base della storia di entrambi i personaggi: Luke assiste, quando aveva solo 6 anni, alla morte della madre e alla fuga rocambolesca della famiglia dalla loro casa; l’età giovanissima non gli permette di realizzare fino in fondo cosa sia successo, e una personale sensibilità caratteriale, unita al trauma vissuto, facilitano l’avvicinamento all’abuso di sostanze come presunta soluzione ai suoi problemi: Luke è infatti “l’ultima ruota del carro”, considerato sempre in funzione prima del suo ruolo familiare di figlio più piccolo, facilmente impressionabile e dalla forte immaginazione, e successivamente di tossicodipendente: significativo in questo senso il fatto che nessuno gli creda mai quando racconta dei giochi e del tempo trascorso con Abigail, la figlia dei vicini, attribuendo il tutto ad un amico immaginario e liquidando il bambino senza dargli la giusta attenzione.

Il problema di Klaus con l’istituzione familiare è invece condiviso: l’autorità e l’anaffettività di Sir Reginald Hargreeves sono condivise con i suoi fratelli, mentre la specificità della qualità relazionale con la figura paterna di ognuno è dovuta alle specificità dei loro poteri e al modo in cui sono state introiettate e somatizzate le due grandi tragedie familiari che accorrono agli Hargreeves: la morte violenta di Ben, il Numero Sei, e la precoce scomparsa di Numero Cinque.
Klaus, in modo molto simile a Luke, è in grado di interagire con i morti in modi diversi: può vederli, può parlare con loro e per fare ciò è in grado di convocarli sul piano della realtà.

Per far sì che il pre-adolescente Klaus impari a dominare il suo potere in tutte le sue sfaccettature, il patriarca degli eroi sottopone Numero Quattro ad un addestramento che avrà esito traumatizzante: Klaus viene rinchiuso, giorno e notte, per un certo periodo di tempo, nella cripta cimiteriale di famiglia, assaltato in continuazione dagli spettri aggressivi che lasciano profondi segni nel ragazzo, avvicinando anche lui in questo caso all’uso di droghe.

IL DISTURBO PSICOTICO INDOTTO DA SOSTANZE
Data l’ambientazione supereroistica e l’accettazione immediata dei poteri di Klaus, l’uso di droghe da parte del ragazzo è puramente evasivo, poiché il consumo di sostanze è attuato per sedare gli effetti del suo potere, e questo emerge in modo evidente durante il suo sequestro: in questo periodo, durante il quale Numero Quattro rimane pulito, i suoi poteri si amplificano e le sue capacità di medium si sviluppano al massimo delle possibilità, a tal punto da convincere il ragazzo a mantenere questo stato per testare le nuove applicazioni del suo potere.
Al contrario, in “Hill House” si gioca molto sull’esistenza, reale o immaginata, dei fantasmi che perseguitano Luke e la sorella gemella Eleanor e sulla loro consequenziale negazione; per questo motivo, le cose che Luke vede sono attribuite in età infantile alla sua forte sensibilità e impressionabilità e alla sua grande immaginazione, mentre in età adulta sono ricondotte all’uso delle droghe: i fantasmi che Luke continua a vedere anche da adulto vengono ridotti a semplici allucinazioni psicotiche, indotte dalla dipendenza o dall’astinenza.

Luke, a differenza di Klaus, vive lo stigma derivante da un disturbo psicotico indotto: la razionalizzazione psichica messa in atto da tutti i personaggi, che non possono accettare la dimensione fantasmatica e spettrale delle visioni, riduce la condizione del più giovane dei Crain a un disturbo psicotico che ha causa e origine nella sua dipendenza dalla droga.
Si potrebbe allora dire che Klaus vive come normalità una dimensione psicotica caratterizzata da allucinazioni e da una realtà distorta (nello specifico, l’interazione con il fratello Ben e la capacità di vedere i morti), per cui l’uso delle droghe si configurerebbe come una modalità evasiva di ritorno ad un funzionamento psichico “normale”;
Il normale funzionamento di Luke è minacciato dalle apparizioni dei fantasmi, che il ragazzo prova a combattere attraverso l’ottundimento e la fuga nella droga, esponendolo tuttavia ad una erronea diagnosi di disturbo psicotico indotto; Klaus al contrario vive come normalità qualcosa che non lo è e che gli altri non vedono (le apparizioni e le interazioni con i morti, appunto), rientrando perfettamente all’interno di uno spettro psicotico: l’uso di sostanze stupefacenti non è altro che un palliativo per scacciare le proprie visioni angoscianti e raggiungere un funzionamento normale.
IL RAPPORTO CON IL REHAB
Luke e Klaus entrano ed escono entrambi in continuazione da comunità terapeutiche di recupero e dagli ospedali: Klaus, anche in virtù del ruolo comico che assume e con cui viene presentato, è addirittura introdotto proprio mentre lascia una comunità dopo un soggiorno vissuto in modo leggero e senza impegno; questo atteggiamento noncurante e negligente verso i percorsi terapeutici e di rimando anche verso i rischi per la propria salute è evidente nel momento in cui, in seguito ad una overdose, commenta il proprio salvataggio in extremis con un ironico “Questa volta c’è mancato poco!”

Inoltre, sembra quasi temere una possibile disintossicazione, probabilmente perché conscio del ruolo che l’effetto delle droghe gioca sul suo potere: la paura di essere pulito è legato al trauma vissuto da bambino e dunque alla paura soverchiante dell’incontro con i morti e per estensione alla paura di liberare il suo potere.
Al contrario, Luke ci viene presentato ad un buon punto del suo percorso di cura, dopo una lunga serie di tentativi fallimentari e di fughe: è pulito da diverso tempo e scopriamo successivamente che la sua presunta ennesima fuga non è tale, ma è anzi un tentativo di salvare e recuperare una ragazza della stessa comunità, lei sì fuggita dal luogo.

Il ritorno alla libertà e l’incontro con la realtà, la fortissima connessione con la gemella Ellie e il riemergere e rifiorire delle sue capacità extrasensoriali e del suo passato riacutizzano lo stress del ragazzo, che cede alla tentazione e ritorna all’obnubilamento sensoriale e confortevole dell’eroina.
Per entrambi si prefigura però un epilogo positivo: al termine della storia, Luke ha infatti terminato il suo percorso terapeutico e si è completamente disintossicato da due anni, mentre Klaus, presa coscienza delle estensioni e delle reali possibilità del suo potere, appare motivato a rimanere pulito e sviluppare al massimo le proprie capacità.

Marco Funaro (majin_fun)