Sono già trascorsi 13 anni dal 21 marzo 2006, giorno in cui il primo ‘tweet’ è stato postato su uno dei più celebri e utilizzati social network: Twitter. Se ne celebri quindi il compleanno, alla luce del suo impatto sulla comunicazione di tutti i giorni.
Twitter e il suo linguaggio
13 anni fa esatti Jack Dorsey, uno dei fondatori di quello che sarebbe stato uno dei principali servizi di notizie e punto d’incontro virtuale, pubblicava il primo messaggio su questa piattaforma. Da subito Twitter si è caratterizzato per offrire la possibilità all’utente di esprimersi sinteticamente sul tema che più lo interessa. Ecco come i 140 caratteri, raddoppiati solo a partire dal 2017, sono diventati tasselli da ben inserire per riuscire a comunicare, così da completare nel migliore dei modi il puzzle del discorso. Tutti i social media si sono evoluti negli ultimi anni, chi in maniera più rapida rispetto ad altri. Twitter, che dal suo lancio ha sempre registrato un trend in crescita, nel terzo trimestre del 2018 ha avuto un calo di circa 9 milioni di utenti. Le ragioni sono sicuramente dovute alla forte concorrenza di colossi come Instagram che ha certamente contribuito ad un’evoluzione del linguaggio, a una nuova forma di comunicazione su internet. Le immagini in formato 1×1 potrebbero apparire forse più immediate a livello comunicativo, ma è vero anche che ‘le tendenze’ su Twitter rappresentano uno dei metodi più efficaci per ricevere informazioni in tempo reale, da ogni parte del mondo.
Da Lady Gaga a Papa Francesco: Twitter di tutti
Uno degli aspetti che rende Twitter un social estremamente ‘plastico’ è il suo scopo, per il quale è stato pensato: rendere possibile la comunicazione di un certo fatto o evento in tempo reale, su larga scala. Di qui il suo utilizzo per lo più durante eventi significativi, dalla catastrofe di un terremoto, all’attentato terroristico fino ad arrivare alla condivisione di un proprio commento in diretta durante manifestazioni, festival di intrattenimento come Sanremo o la premiazione degli Oscar. Twitter rappresenta quindi sia una prima fonte di informazione per giornalisti e agenzie di stampa, che a loro volta sfruttano questo strumento per la rapida diffusione dei loro articoli, ma anche un vero e proprio luogo di incontro e di dibattito sui temi più sentiti tra gli utenti. Non trascurabile è il suo utilizzo come strumento di propaganda, da quella ‘bianca’, quindi per fornire un’immagine positiva di un’istituzione o una causa, al suo contrario, la propaganda ‘nera’, accomunate solo dallo scopo di sfamare gli appetiti della pancia della persone.
Twitter è poi sicuramente un mezzo estremamente potente che permette a chiunque di seguire pensieri e punti di vista, ma anche curiosità, di celebrità, di personalità di spicco dall’ambito culturale a quello sportivo, fino a Papa Francesco.
Dire tutto, ascoltare nulla
Se da un lato social network come Twitter sono, in modo indiscutibile, potenti mezzi di comunicazione, per paradosso si potrebbe dire anche il contrario: sono il mezzo per edificare muri, manifesti di incomunicabilità. Ciò a cui si assiste scorrendo i commenti di una qualsiasi notizia, video o immagine su un qualsiasi social, è una rappresentazione teatrale di monologhi che si sovrappongono. Si potrebbe affermare che la volontà di condividere una propria opinione stia diventando l’espressione del desiderio di esercitare prepotenza e prevaricazione sull’ ‘altro’. Se i contemporanei di Nietzsche nel suo ‘Così parlò Zarathustra’ sono stati paragonati a esseri dotati di un enorme orecchio, uomini deformati in questo organo di senso che però non sentono più nulla, oggi la realtà per certi versi non sembra tanto diversa. Nietzsche con la sua acutissima sensibilità che lo contraddistingue rivela la mutazione in atto negli anni che lo stanno seguendo. Legittimo è pensare in modo diverso e naturale è commentare in maniera opposta una scelta politica, la scelta di un vestito di una certa attrice. Comprensibili sono le preoccupazioni in merito a temi caldi come la salute e la sicurezza. Certamente però il discutere senza argomentare le proprie tesi e senza ascoltare quelle dell’interlocutore non è ‘comunicazione’, ma volontà di prevaricare sull’ altro.
Parlare, o meglio, scrivere ciò che si pensa da dietro uno schermo, è evidentemente più facile e veloce di ascoltare e riconoscere il pensiero dell’ ‘altro’, ma è forse possibile una comunicazione tra due interlocutori che non si ascoltano? Ascoltare, o leggere, per meglio dire sui social, è più difficile: ascoltare significa voler capire, significa stare in silenzio; ma non è forse questo l’unico modo per partecipare veramente ad una conversazione?
– Daniel Ghirardi