Sono davvero pizza e natura a renderci felici, o c’è dell’altro?

In occasione della giornata mondiale della felicità appena trascorsa, diversi sondaggi e studi si sono preoccupati di capire cosa c’è che possa avvicinarci ad essa. Cosa c’è tra le migliori “scorciatoie” a nostra disposizione?

L’indagine Doxa/Deliveroo ed il cibo della felicità

La nota azienda dedita alle consegne a domicilio ha scelto di intervistare cittadini italiani dai 15 anni in su. Nell’intervista quindi si è scelto di coinvolgere anche la generazione millenials che è stata quella che più delle altre ha contribuito al risultato emerso dall’indagine. Cosa si è chiesto ai partecipanti? Semplice, quale fosse secondo loro il cibo della felicità.

L’indiscussa vincitrice, in alto sul podio è lei, la pizza. Scelta da un italiano su due e per il 51% da cittadini meridionali e delle Isole. Proprio tra i millenials, la preferenza per la tonda più famosa del mondo, è salita al 60%. Col rischio di far rabbrividire i cultori della regina dei cibi della felicità, è emerso anche che per il 47% delle donne italiane c’è la possibilità di sceglierla surgelata. Pare proprio che la scelta della pizza surgelata sia più comune di quanto si creda, un buon 60% delle famiglie italiane ne acquista (fonte: Istituto Italiano Alimenti surgelati).Dopo la pizza, al secondo posto dei “cibi del sorriso”, si piazza la pasta, scelta dal 33% degli italiani. Al terzo posto le grigliate con un 30% di preferenze, ed al quarto posto il gelato, con un solo 10% di preferenze.

 

 

C’è dell’altro però, infatti meno del 5% della popolazione ha dichiarato di essere felice a tavola in solitudine. Il massimo della felicità è risultato essere a tavola col proprio partner (scelto da un intervistato su tre), subito dopo la compagnia del partner c’è la compagnia dei genitori (per il 43% degli italiani), seguono gli amici con una preferenza del 37%, ed i nonni con un 10% della scelta degli intervistati. Possiamo in un certo senso dire che il cibo ci rende felici (o più felici) solo se condiviso.

Ecopsychology ci da anche un’altra dritta

Non solo pizza, pasta e grigliate. Secondo le ricerche della University of Michigan e della Edge Hill University un mezzo diretto per la felicità si cela in altro. E in un certo senso, anche in alto. Le ricerche universitarie pubblicate su Ecopsychology hanno preso in considerazione 2000 persone coinvolte nel “Walking for Health Program” ed hanno constatato che camminare nella natura abbassa lo stress e stimola la produzione di endorfine. E quando si parla di camminate nella natura, la montagna si presta come una delle mete più indicate.

Il sistema sanitario scozzese ha addirittura messo in atto un programma chiamato “Nature Prescriptions”. Nel programma scozzese le terapie tradizionali per problemi d’ansia, di depressione, diabete e ipertensione, vengono associate a “dosi” di contatto con la natura.

Livelli di stress ridotti e produzione di endorfine aumentata – ovvero tutto ciò che il contatto con la natura è stato studiato ci doni – significa benessere. Molto più semplicemente, ci fa essere più felici.

Cos’è la felicità?

Sebbene le endorfine siano uguali per tutti, così come il cortisolo (il famoso ormone dello stress), il concetto di felicità può variare per ognuno. Spesso ci si rende conto di non essere felici, e magari la causa può essere quella di non essersi mai davvero soffermati nel chiedersi cos’è che ci renda davvero felici. A volte è una scelta di coraggio, la via della felicità può sembrare difficile. Altre volte semplicemente non si è ancora ben compreso cosa faccia al caso nostro. Hai mai dunque provato a chiederti cosa ti renderebbe felice? Tralasciando ciò che vorrebbero gli altri per te, trascurando ciò che per orgoglio senti di voler dimostrare a qualcuno?

Che ti piaccia la pizza o meno, che ti piaccia la montagna o il mare, quello che davvero annunciano questi studi è forse altro. Mangiare in compagnia o camminare nella natura sono attività che ci rimandano ad un concetto diretto di semplicità. Cosa ci serve quindi per essere felici? Dobbiamo davvero arrivare molto lontano, o dobbiamo solamente porci le giuste domande?

Serena Vitale

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