Per chi non conoscesse il videogioco The Last of Us, se chiedesse un parere all’appassionato medio, lo definirebbe un capolavoro nel suo campo. Chi invece non si limita ai ‘tecnicismi’, guarderà oltre e lo definirebbe quasi come una ‘poesia videoludica’. Oltre ad essere un videogioco survival-horror, The Last of Us è una storia, la storia di un uomo e di una bambina, la storia di persone che si adattano a vivere in un mondo stravolto da un’epidemia che ha cambiato il genere umano. The Last of Us ci regala una visione dell’umanità piegata da eventi singolari, un’umanità che stenta a ‘sopravvivere’ ma che senza dubbio si evolve in maniera alquanto interessante. Il tema zombie è sempre stato ampiamente trattato, fin dai tempi di George Romero, con i suoi film che hanno rivoluzionato il genere horror, passando per opere sia cartacee che cinematografiche come Io sono Leggenda, per poi arrivare ai fumetti trasposti serialmente in TV come The Walking Dead. L’immaginario collettivo è stato ormai abbondantemente sollecitato da questa miriade di prodotti provenienti da vari campi dell’intrattenimento. Nel campo videoludico, The Last of Us occupa però un posto speciale che lo rende un prodotto particolare. Prima di addentrarsi nei meandri della speculazione, è doveroso accennare alla storia che racconta questo videogioco.

La storia di The Last of Us comincia mostrando l’inizio di quella che sarà un’epidemia che porterà al crollo della civiltà, alla regressione dell’umanità in rapporti basati sulla violenza e sulla prevaricazione territoriale. Impersoniamo una bambina che si aggira nella propria casa alla ricerca del padre, mentre in sottofondo si sentono i telegiornali che raccontano di strani avvenimenti riguardanti un fungo tossico, il Cordyceps, che ha infettato alcune persone rendendole violente. Dopo aver ritrovato il padre, prendiamo i comandi del vero, e futuro, protagonista del gioco, Joel. Lui e sua figlia abbandonano la loro casa in cerca di un rifugio sicuro, smarriti e confusi. Prima di riuscire a lasciare la città, i due si imbattono in un militare che sorveglia la zona, ormai nel caos. Non potendo appurare se Joel e la bambina siano infetti, gli viene ordinato di ucciderli. Tra i due, a morire sarà solo la figlia di Joel, la cui vita viene spezzata non da persone infette e prive di senno, ma da uomini sani, per giunta tutori della legge e dell’ordine. Questo inizio straziante ci anticipa che ciò che si affronterà da videogiocatori, non saranno solo orde di zombie. Dopo un salto temporale di quasi vent’anni, ritroviamo Joel intento a sopravvivere in una zona di quarantena, lavorando occasionalmente come contrabbandiere. Gli viene affidato un lavoro piuttosto singolare per i suoi standard: portare fuori dalla zona di quarantena una bambina quattordicenne per conto delle Luci, un gruppo estremista che cerca di cambiare il mondo, tra atti di sabotaggio e terrorismo, nella vana ricerca di una cura. La bambina, Ellie, rappresenta il secondo protagonista, che accompagnerà Joel in un viaggio attraverso l’America.

Durante il viaggio, Joel si domanda perché questa bambina è così importante per le Luci finché comprende che potrebbe essere la speranza di una cura per l’epidemia, poiché essendo stata morsa da un infetto, non ha manifestato alcun sintomo di trasformazione nei tempi previsti. Capito questo, Joel si sente sovrastato dal peso di una responsabilità che non vuole accollarsi. Per metà della storia, egli cercherà di arrivare nei luoghi dove operano le Luci, nel tentativo di consegnare la ragazza a loro e liberarsi di un ‘grosso problema’. Il destino, o il caso, farà in modo che i due rimangano uniti dalle circostanze, giungendo a non poter fare a meno l’uno dell’altra. Joel si sente insicuro. Ha paura di affezionarsi troppo alla ragazza e di rivedere in lei sua figlia. Ellie, anche lei insicura, cerca in lui una figura al quale aggrapparsi, per riporre fiducia come ogni bambina farebbe nei confronti di un adulto. Con il proseguire di questa ‘epopea post-apocalittica’, il rapporto tra i due si cementificherà a tal punto da provocare gravi conseguenze.

Dopo aver affrontato un manipolo di cannibali che cercava di catturare Ellie, Joel capisce che non può più rinnegare i suoi sentimenti di natura ‘paterna’. Anche Ellie, avendo aiutato Joel a curarsi da una brutta ferita, ha capito che può cavarsela da sola, ma vuole averlo comunque al suo fianco. Tra i due si crea quel fortissimo rapporto ‘padre-figlia’ difficile da scardinare. Arrivati ai laboratori delle Luci a Salt Lake City, Joel apprende la tragica verità: per poter dare la cura all’umanità, ad Ellie devono essere asportati chirurgicamente delle porzioni di cervello, nelle quali il fungo Cordyceps si è ramificato ed è mutato in qualcosa che può rendere immuni gli umani. Joel non riesce ad accettarlo, non vuole accettarlo. In Ellie ha riposto inconsciamente la speranza di rivedere sua figlia, di ‘riaverla’ al suo fianco, e ora non vuole perderla. Dopo essersi fatto strada nei laboratori delle Luci, uccidendo qualsiasi nemico che gli si parasse davanti, trova Ellie e la porta via con sé, poco prima dell’operazione che avrebbe salvato l’umanità. Prima di fuggire, il leader delle Luci prova a dissuaderlo, facendo leva sull’umanità di Joel, invano. Fuggiti da ciò che rimaneva delle Luci, Ellie si sente confusa. Vuole capire cosa non ha funzionato. Perché LEI non ha funzionato. Joel, comprensibilmente evasivo, racconta la bugia che costa la salvezza all’umanità tutta: “A quanto pare, c’è un sacco di gente come te, Ellie. Persone immuni. A dozzine, addirittura. E non è servito proprio a niente. Hanno anche smesso di cercare una cura.”

Quel ‘lo giuro’ finale sancisce la vittoria dell’egoismo umano. Lo scacco matto della natura egoistica dell’uomo sull’umanità altruista. Joel, oltremodo egoista, ha sacrificato l’intera razza umana per poter salvare la persona alla quale teneva di più, la persona più vicina ad una figlia per lui. Per non perderla, commette il più efferato ed egoistico gesto d’amore, perché l’amore di un padre, o di una qualsiasi figura che si avvicini a questa, è sia egoismo che altruismo. La natura umana è altruista o esclusivamente egoista? O entrambe a seconda delle contingenze? Questa è la visione che ci affida il capolavoro videoludico The Last of Us. Una storia umana. Decisamente troppo umana.
Luca Vetrugno