Quando essere bocca di rosa non diventa una scelta, ma una costrizione.
Il fenomeno della prostituzione e di tanti altri lavori precari per donne è reale, ma pochi hanno il coraggio di parlarne. Analizziamo questo fenomeno attraverso la storia di Bocca di rosa, una delle muse più conosciute di De Andrè.
“LA CHIAMAVANO BOCCA DI ROSA”
Pubblicata nel 1967 come lato B di “Via del Campo”, il brano “Bocca di rosa” è uno dei brani più celebri del cantautore genovese Fabrizio De Andrè, scomparso per un carcinoma polmonare nel 1999 e ricordato come uno dei maggiori esponenti della musica italiana. La canzone racconta le vicende di una giovane donna soprannominata dal cantautore “bocca di rosa”, che svolge il mestiere più vecchio del mondo: fa la prostituta. In molti si chiesero chi potesse essere questa musa, arrivando ad ipotizzare si potesse trattare di Liliana Tasso, prostituta genovese di Via del Campo, via che dà un nome ad un altro suo celebre brano, voce smentita dal cantautore stesso. Conosciuta come una delle donne più popolari della musica leggera italiana, romperà la monotonia del quartiere genovese di Sant’ilario facendo si che tutti gli uomini si innamorino di lei. File e file di uomini disposti a tutto pur di incrociare lo sguardo della nostra donna, dai carabinieri fino allo stesso sacrestano. Resta il profilo di una donna che prese alla lettera il consiglio “fai della tua passione un lavoro”:
“C’è chi l’amore lo fa per noia
Chi se lo sceglie per professione
Bocca di rosa né l’uno, né l’altro
Lei lo faceva per passione”

LEI LO FACEVA PER PASSIONE, MA TANTE ALTRE DONNE NO
La crescente partecipazione delle donne alla forza lavoro è comunemente chiamata femminilizzazione del lavoro, che sottolinea anche come determinati mestieri possano essere svolti solo da donne per pura costrizione culturale. Mentre nei paesi più all’avanguardia siamo abituati a vedere le donne ricoprire anche ruoli importanti come chirurghe e avvocate di prim’ordine, molte sono invece le donne che necessiterebbero di un avvocato per essere salvate dalla loro condizione di miseria: in alcuni paesi immersi in una realtà esclusivamente patriarcale e misogina, molte sono le donne che finiscono con lo svolgere i mestieri più modesti, senza contratto se non addirittura mal pagate. Ne potremmo citare alcuni, quali ad esempio i lavori domestici per altre famiglie, che vengono solitamente considerati come occupazione informale. Questa situazione è malgrado accettata da molte donne per incrementare il loro guadagno cosi da potersi prendere cura della propria famiglia, poichè nella maggior parte dei casi sono donne abbandonate dal loro compagno e che non riescono a far fronte alla crescita ed il sostegno economico dei propri figli. Questo crescente inserimento femminile nel lavoro manuale mal pagato è chiamato proletarizzazione femminile, ed è strettamente collegata alla femminilizzazione della povertà: a livello globale, più donne sono coinvolte in industrie delocalizzate in paesi del terzo mondo ad alta intensità di manodopera e bassa retribuzione, come ad esempio quella tessile che rientra nella problematica del “Fast Fashion”, poiché sono considerate più facili da supervisionare. Ma molte altre costrette poiché ridotte in uno stato di povertà o perchè obbligate da un padrone, finiscono col vendere il proprio corpo, rendendo la prostituzione l’esempio di femminilizzazione del lavoro più completo che ci sia. In alcuni luoghi è una realtà ben radicalizzata e queste “Bocche di rosa” non potrebbero nemmeno sporgere denuncia, poichè pagherebbero con la loro vita. Se da un lato il loro desiderio è quello di essere donne libere, da un lato vediamo come sarebbe impossibile per loro pagare una bolletta senza svolgere tale mestiere, finendo per essere delle “Bocche di rosa” senza aver formato un tacito consenso, senza assicurarsi “Se il concupito ha il cuore libero oppure ha moglie”.
ADDIO BOCCA DI ROSA
Tornando al brano, questa favola d’amore per gli abitanti di Sant’Ilario finirà nel momento in cui le loro mogli, soffocate dalla gelosia, contatteranno le forze dell’ordine in modo che “il furto d’amore sarà punito dall’ordine costituito”, portando bocca di rosa sull’ultimo treno, salutata dall’intero quartiere e dallo stesso sacrestano, rimasto anche lui accecato dall’amore per quella donna. Neanche i carabinieri e gli sbirri volevano dirle addio, ma spinti dall’alta uniforme dovettero portarla al primo treno, che si portò via quella donna che, anche se per poco, portò l’amore in quel piccolo quartiere dimenticato da Dio. Se da un lato la sociologia si è interessata al fenomeno della prostituzione finendo col parlare di femminilizzazione del lavoro a causa del crescente numero di donne in difficoltà, da un lato il compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di togliere queste donne dalla strada. Paesi quali l’Argentina, le Filippine e l’India, costringono giovani donne a prostituirsi, marchiando sulla loro pelle un’etichetta difficile da rimuovere, anche se “Le contromisure fino a quel punto si limitavano all’invettiva”. Molte sono le donne che invece, probabilmente più sognatrici delle altre, fanno i bagagli per partire lontano, immaginando il nostro paese come un luogo prospero in cui sarà possibile guadagnare qualcosa per mantenere i loro figli normali. Ma purtroppo il sogno si scontra con la realtà, dove ogni desiderio viene spezzato e la strada resta l’unica soluzione. Le più fortunate finiscono in fabbrica, a lavorare come cucitrici o con macchinari pesanti, promettendo alla famiglia lontana al telefono che i soldi per fine mese arriveranno. Che possa un giorno la bocca di rosa di De Andrè correre in aiuto a queste donne? Probabilmente non lo sapremo mai.