Grazie a “It” ecco spiegato come gli animali marini sono in grado di galleggiare

Nonostante gli animali marini presentino una densità maggiore dell’acqua, questi sono in grado di modificare la propria posizione nella colonna d’acqua grazie a diversi stratagemmi.

“It” è uno dei celebri romanzi horror dell’autore Stephen King, dove vengono narrate le inquietanti vicende di una città tormentata da un essere malvagio che si manifesta sotto forma di un clown. Nei film, una delle frasi più celebri citata spesso da It riguarda proprio il galleggiamento, frase che pronuncia frequentemente prima di uccidere le proprie vittime per poi trascinarle nel sistema fognario. Il galleggiamento risulta essere di estrema importanza negli ambienti acquatici e, i vari animali marini, dal più grande al più piccolo, hanno adottato diverse strategie per farlo.

FORMA CORPOREA

La forma corporea viene ad esempio sfruttata per il galleggiamento dagli organismi unicellulari o comunque di piccole dimensioni in quanto hanno evoluto una forma del corpo che consente loro di sfruttare la resistenza dell’acqua. Infatti, riducendo la propria idrodinamicità grazie ad un profilo del corpo ricco di asperità e increspature, sono in grado di non affondare. Questo metodo, inoltre, consente di risparmiare moltissima energia che potrà essere quindi impiegata in altre attività.

SOSTANZE LIPIDICHE

Alcuni organismi marini, sono in grado di sfruttare per il galleggiamento le sostanze lipidiche all’interno del loro corpo, in quanto queste presentano una densità inferiore rispetto all’acqua. I lipidi coinvolti in questa tecnica di galleggiamento sono prevalentemente lo squalene, le cere, i trigliceridi e i DAGE. La strategia di accumulare lipidi è adottata da una vasta ed estremamente differenziata gamma di animali marini. Alcuni crostacei sono, per esempio, in grado di accumulare gocce lipidiche (trigliceridi) nel corpo per poter galleggiare. Anche gli squali, pesci ti tipo cartilagineo, sfruttano i lipidi per il galleggiamento. Questi sono contenuti nel fegato che risulta essere di grandissime dimensioni e, come forma lipidica, viene prevalentemente impiegato lo squalene. Negli altri vertebrati, lo squalene viene utilizzato per la produzione di colesterolo, ma in questi animali va invece ad accumularsi a livello del fegato. Tuttavia, il galleggiamento degli squali non  è dovuto solamente alla presenza di squalene, ma anche all’accumulo di urea e ossido di trimetilammina all’interno dell’organismo.

ARIA

Nonostante i metodi sopracitati, la maggioranza degli animali marini sfrutta la presenza di camere all’interno del corpo in cui possono immettere o rimuovere aria per regolare la posizione nella colonna d’acqua. I pesci ossei, per esempio, presentano la vescica natatoria, ovvero un organo dotato di pareti molli che consente di variare la densità dell’animale grazie la presenza o assenza di aria. Quest’organo si forma a partire da un’evaginazione dell’intestino e pare che, inizialmente, avesse la funzione di facilitare la respirazione. In alcuni animali, definiti fisiostomi, è ancora presente un dotto di connessione tra intestino e vescica natatoria, mentre in animali più evoluti definiti fisioclisti, non si ha alcun tipo di connessione fra i due organi. Per immettere gas all’interno della vescica natatoria, entrano in gioco la ghiandola del gas e una specifica rete mirabile. La ghiandola del gas presenta cellule con pochi mitocondri e, pertanto, ha un metabolismo anaerobico: in questo modo viene abbassato il pH del sangue diminuendo di conseguenza l’affinità dell’emoglobina per l’ossigeno. In questo modo, sfruttando la differenza di concentrazione di ossigeno (e altri gas) tra ghiandola del gas e vescica natatoria, i gas vengono rilasciati nella vescica natatoria. La rete mirabile, invece, è organizzata in modo tale da avere un flusso sanguigno che scorre in controcorrente tra vene e arterie. In questo modo, grazie alle variazioni di pressione parziale, vengono facilitati i rilasci di gas. Questo meccanismo funziona in quanto sono presenti capillari di dimensioni piccolissime e una membrana permeabile sopra la vescica natatoria. Per il riassorbimento dei gas, si fa invece riferimento all’area ovale, ovvero un’area della vescica natatoria ricca di capillari. L’area ovale, oltre a tessuto muscolare, presenta anche uno sfintere: grazie al rilassamento di quest’ultimo e alla contrazione dei muscoli presenti nell’area ovale, i capillari vengono esposti ai gas della vescica natatoria e questi diffondono nel sangue per poi essere allontanati attraverso la circolazione sanguigna.

 

 

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