La crisi della mascolinità e la solitudine dell’uomo contemporaneo visti da Martin Scorsese

 

Nella collettività del mondo moderno l’uomo è sempre più solo. Ma cosa determina questa sua solitudine?

 

Paul Schrader e Martin Scorsese ci fanno immedesimare nel personaggio vittima della società contemporanea, divorato e annichilito dalla metropoli e la sua lenta discesa nella follia.

Il Taxi Driver e la società che lo rifiuta

Travis Bickle è un reduce del Vietnam che, in seguito al forte stress subito durante la guerra, soffre di insonnia. Decide quindi di lavorare come tassista notturno. “Vengono fuori gli animali più strani la notte” dice il protagonista riguardo alla New York tanto cara al regista Martin Scorsese. Quello che vede Travis è una società marcia e malata, una città sporca nelle strutture e nelle persone che la popolano, una società in cui il turbato tassista non è in grado di integrarsi. Infatti, passa il suo tempo tra il lavoro e la visione di film porno nei cinema per adulti.

Travis è un emarginato che guarda con distacco. Osserva il mondo circostante senza mai partecipare direttamente. Incarna una contraddizione vivente, critica la feccia della società di cui è spettatore passivo, ma ne fa parte; lo sceneggiatore Paul Schrader definisce il Taxi “una bara di metallo che si aggira tra le fogne, come in Nosferatu”. Frequenta gli squallidi cinema porno, i suoi clienti spesso sono personaggi alienati, prostitute e violenti. Il suo è un distacco patologico, usa la sua solitudine come strumento di difesa, ogni volta che prova a integrarsi incappa in una delusione.

È la metropoli il vero nemico di Travis, all’interno della giungla urbana di New York entra in contatto col male del mondo che porta l’individuo all’autodistruzione.

La crisi della mascolinità

Travis rappresenta la perdita delle certezze, una crisi esistenziale causata dalla guerra e alimentata dalla malsana collettività della metropoli consumistica, che non permette la sopravvivenza ai più deboli. Tenta disperatamente di reintegrarsi ma ne è completamente incapace.

Possiamo analizzare la sua discesa nella follia attraverso i due personaggi femminili del film.

Betsy, la segretaria di un candidato alla presidenza degli USA, è la donna con cui Travis tenta di instaurare un rapporto per sfuggire alla sua solitudine. Inizialmente, Travis la osserva attraverso la vetrina dell’ufficio dove lavora, il regista la introduce così come “donna angelo”, una donna pura, evidenziando la distanza interiore tra i due personaggi. Il tentativo di Travis di relazionarsi con lei fallisce miseramente quando, invitandola ad uscire una sera, non trova di meglio che portarla in un cinema porno, uno dei luoghi squallidi e sudici emblematico della società che tanto critica ma che comunque frequenta.

Il film sembra un viaggio allucinato nella metropoli di New York, anche se tutto quello che vede è la rappresentazione della realtà, così come reale è la paranoia di Travis, dalla quale non sa difendersi se non addossando ad altri la colpa delle sue incapacità. Pertanto, il senatore Palantine (figura paterna di Betsy) incarna il suo principale nemico.

Iris invece è una prostituta di 12 anni e mezzo (nella versione originale) che batte per le strade di New York sotto la protezione di “Sport”.

L’ analogia tra le due donne risiede nelle figure maschili dalle quali, sebbene in modo diverso, sono soggiogate, il senatore Palantine per il quale lavora Betsy, e Sport il protettore di Iris.

Un forte odio contro gli uomini a cui esse sono legate cresce in Travis quando, con l’intervento di figure maschili, le stesse lo allontanano spaventate dal suo atteggiamento. Un odio che sfocerà in una sparatoria sul modello Western americano, da sempre simbolo della mascolinità. Travis si identifica nella figura del cowboy, (così lo apostrofa Sport), il modo di vestire, le pistole etc.

In un’intervista del ’76 con Roger Ebert, Martin Scorsese afferma che per certi versi Taxi Driver è un film femminista. Travis esprime la confusione interiore che mette in crisi la sua mascolinità, rappresentando un personaggio maschile non più invincibile, come nei western del cinema classico americano, ma debole e pieno di fragilità. Travis soffre del complesso della “madonna-puttana”, una patologia identificata da Freud nell’incapacità di un uomo di provare una sana intimità in una relazione amorosa, portandolo a dividere le donne in madonne o puttane. Betsy e Iris rappresentano la purezza e l’innocenza (quella di Iris è un’innocenza ferita nelle fondamenta) quindi le conseguenti azioni di Travis diventano un tentativo di ridefinire la sua mascolinità contro gli oppressori delle loro vite.

Travis Bickle, l’antieroe per eccellenza

Travis alla fine diventa involontariamente un eroe. Il tentativo fallito di uccidere il senatore Palantine si trasforma nel salvataggio della prostituta bambina dal suo protettore aguzzino.  Così, agli occhi di Betsy diventa un vigilante che combatte il decadimento della società e, agli occhi di Iris un cowboy che salva la giovane donna in pericolo riaffermando la sua mascolinità (come in “Sentieri Selvaggi” di John Ford).

Travis, tassista notturno, allucinato dalla sua stessa insonnia, è quindi un uomo tragicamente solo, incapace di instaurare alcun tipo di rapporto con le altre persone, sessualmente represso, violento e incoerente che tuttavia, agli occhi della stampa e di Betsy e Iris, diventa un eroe nonostante le sue originarie intenzioni. E’ la critica perfetta di Martin Scorsese all’uomo contemporaneo, rappresentata attraverso la creazione di un personaggio iconico che rimarrà nella storia come uno dei migliori antieroi della Storia del Cinema.

 

 

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